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Papa Francesco: "Non bisogna essere cristiani complicati, non mondanizzare la fede"

Omelia del Papa in occasione della visita pastorale ad Albano Laziale

Papa Francesco ad Albano |  | Vatican Media Papa Francesco ad Albano | | Vatican Media

“Nella città dimenticata, Dio si ricorda del più grande peccatore. Il Signore, anzitutto, si ricorda di noi. Non ci dimentica, non ci perde di vista nonostante gli ostacoli che possono tenerci lontano da Lui”. Lo ha detto il Papa nell’omelia della Messa celebrata all’esterno della Cattedrale di Albano, in occasione della visita pastorale nella cittadina laziale.

“Limiti, peccati, vergogna, chiacchiere e pregiudizi: nessun ostacolo - osserva Francesco - fa dimenticare a Gesù l’essenziale, l’uomo da amare e salvare. La Chiesa con la maiuscola esiste per mantenere vivo nel cuore degli uomini il ricordo che Dio li ama. Esiste per dire a ciascuno, anche al più lontano: sei amato e chiamato per nome da Gesù; Dio non ti dimentica, gli stai a cuore”.

Nessuno di noi - sprona il Pontefice - deve aver paura “di andare da chi è più dimenticato, da chi sta nascosto dietro i rami della vergogna, della paura, della solitudine, per dirgli: Dio si ricorda di te”.

Ma Gesù - prosegue il Papa - non solo si ricorda ma “anticipa. E’ Colui che ci vede per primo, Colui che ci ama per primo, Colui che ci accoglie per primo. Quando scopriamo che il suo amore ci anticipa, che ci raggiunge prima di tutto, la vita cambia”.

Non ci servono “surrogati di amore, come le ricchezze, la carriera, il piacere, qualche dipendenza” ci serve - dice ancora Papa Francesco -“Gesù. Solo con Gesù scoprirai di essere da sempre amato e farai la scoperta della vita. Ti sentirai toccato dentro dalla tenerezza invincibile di Dio, che commuove e smuove il cuore”.

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Pertanto dobbiamo chiederci - è il monito di Francesco - “se per noi Gesù viene prima: c’è prima Lui o la nostra agenda, c’è prima Lui o le nostre strutture? Ogni conversione nasce da un anticipo di misericordia, dalla tenerezza di Dio che rapisce il cuore. Se tutto quello che facciamo non parte dallo sguardo di misericordia di Gesù, corriamo il rischio di mondanizzare la fede, di complicarla e riempirla di tanti contorni. Ma si dimentica l’essenziale, la semplicità della fede, quello che viene prima di tutto: l’incontro vivo con la misericordia di Dio. Se questo non è il centro, se non sta all’inizio e alla fine di ogni nostra attività, rischiamo di tenere Dio fuori casa nella Chiesa, che è casa sua. Lasciati misericordiare da Dio”.

“Per custodire il prima di Dio - suggerisce il Papa - non bisogna essere cristiani complicati, che elaborano mille teorie e si disperdono a cercare risposte nella rete, ma come i bambini. Essi hanno bisogno dei genitori e degli amici: anche noi abbiamo bisogno di Dio e degli altri. Non bastiamo a noi stessi, abbiamo bisogno di smascherare la nostra autosufficienza, di superare le nostre chiusure, di ritornare piccoli dentro, semplici ed entusiasti, pieni di slancio verso Dio e di amore per il prossimo”.

Non dobbiamo - sprona ancora una volta il Pontefice - far sì “che le nostre comunità diventino estranee a tanti e poco attraenti. A volte subiamo la tentazione di creare circoli chiusi, luoghi intimi tra eletti, ci sentiamo elite… Ma ci sono tanti fratelli e sorelle che hanno nostalgia di casa, che non hanno il coraggio di avvicinarsi, magari perché non si sono sentiti accolti. Il Signore desidera che la sua Chiesa sia una casa tra le case, una tenda ospitale dove ogni uomo, viandante dell’esistenza, incontri Lui, che è venuto ad abitare in mezzo a noi. Sia la Chiesa il luogo dove non si guardano mai gli altri dall’alto in basso ma, come Gesù con Zaccheo, dal basso verso l’alto; mai da giudici, sempre da fratelli. Non siamo ispettori delle vite altrui, ma promotori del bene di tutti e dobbiamo avere la lingua ferma, non sparlare degli altri: morditi la lingua, si gonfierà e non potrai parlare”.

I discepoli di Gesù - conclude Francesco - non sono schiavi dei mali passati ma, perdonati da Dio, fanno come Zaccheo: pensano solo al bene che possono fare. Diamo gratuitamente, amiamo i poveri e chi non ha da restituirci: saremo ricchi al cospetto di Dio”.