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Papa Francesco, Roma diventi una Città Fraterna

Il messaggio per l'apertura delle celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale

Piazza del Campidioglio  |  | Piazza del Campidoglio Foto dell'Ufficio Fotografico di Roma Capitale- FB Piazza del Campidioglio | | Piazza del Campidoglio Foto dell'Ufficio Fotografico di Roma Capitale- FB

“La proclamazione di Roma Capitale fu un evento provvidenziale, che allora suscitò polemiche e problemi. Ma cambiò Roma, l’Italia e la stessa Chiesa: iniziava una nuova storia”. Così scrive Papa Francesco nel messaggio inviato per la apertura delle celebrazioni dei 150 anni di Roma come capitale d’Italia.

Una serata evento all’ Opera di Roma che si è aperta con l’ Inno di Mameli cui ha partecipato il Presidente della Repubblica e a nome del Papa il cardinale segretario di Stato vaticano il cardinale Parolin.

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Roma Virginia Raggi, che ha scelto di indicare il 3 febbraio come apertura delle celebrazioni dei 150 anni, anziché optare per il 20 settembre, la data della presa di Roma, nel 1870, con la breccia di Porta Pia, perché quel giorno, nel 1871, è stata firmata la legge che deliberò formalmente il trasferimento della Capitale da Firenze a Roma.

Il cardinale ha letto il testo di Papa Francesco che citato Montini e Giovanni Paolo II e ha ricordato tre momenti di storia comune.

In primo luogo la occupazione nazista: “Da quei tempi difficili, traiamo prima di tutto la lezione dell’imperitura fraternità tra Chiesa cattolica e Comunità ebraica, da me ribadita nella visita al Tempio Maggiore di Roma. Inoltre siamo anche convinti, con umiltà, che la Chiesa rappresenti una risorsa di umanità nella città”.

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C’è poi il periodo del Concilio Vaticano II “quando la città accolse Padri conciliari, Osservatori ecumenici e tanti altri. Roma brillò come spazio universale, cattolico, ecumenico. Divenne città universale di dialogo ecumenico e interreligioso, di pace. Si vide quanto la città significhi per la Chiesa e per l’intero mondo”.

Infine il grande convegno sui “mali di Roma” del febbraio 1974, voluto dall’allora Cardinale Vicario Ugo Poletti con le partecipate assemblee di popolo in ascolto dell’attesa dei poveri e delle periferie.

E questa è “una responsabilità anche oggi: le odierne periferie sono segnate da troppe miserie, abitate da grandi solitudini e povere di reti sociali”.

Il Papa ricorda che oggi c’è “una domanda d’inclusione scritta nella vita dei poveri e di quanti, immigrati e rifugiati, vedono Roma come un approdo di salvezza”.

E il Papa scrive che “Roma può e deve rinnovarsi nel duplice senso dell’apertura al mondo e dell’inclusione di tutti” e deve diventare “sempre più una città fraterna. Sì, una città fraterna!

E conclude il Papa : “Spesso la dimenticanza della storia si accompagna alla poca speranza di un domani migliore e alla rassegnazione nel costruirlo. Assumere il ricordo del passato spinge a vivere un futuro comune. Roma avrà un futuro, se condivideremo la visione di città fraterna, inclusiva, aperta al mondo. Nel panorama internazionale, carico di conflittualità, Roma potrà essere una città d’incontro”.

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La firma è  Roma, San Giovanni in Laterano, 3 febbraio 2020