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Papa Francesco: “San Giovanni Paolo II non smette di vegliare sulla Chiesa”

Papa  Francesco in Aula Paolo VI | Papa Francesco durante una udienza nell'Aula Paolo VI | ACI Group Archive Papa Francesco in Aula Paolo VI | Papa Francesco durante una udienza nell'Aula Paolo VI | ACI Group Archive

Giovanni Paolo II continua ad accompagnare dal cielo la Chiesa che è a Cracovia, lui che ha lasciato l’eredità di una “grande dedizione a Cristo” venuta anche dalla grande tradizione dei Santi polacchi, che ha anche permesso alla Polonia di rimanere ancora a Cristo, nonostante tutto. Prima dell’udienza generale, Papa Francesco incontra in Aula Paolo II i pellegrini dell’Arcidiocesi di Cracovia, giunti a Roma per il 40esimo anniversario dell’elezione di San Giovanni Paolo II al soglio pontificio.

Tre giorni di pellegrinaggio, per l'arcidiocesi di Cracovia, salutata dal Papa anche al termine dell'udienza generale. Il programma prevede la Messa e il Concerto in Santa Maria Maggiore il 9 ottobre, l'incontro con il Papa del 10 mattina e la Messa a Santo Spirito in Sassia celebrata dal Cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e storico segretario di San Giovanni Paolo II, e il pellegrinaggio alla tomba del Papa Santo giovedì mattina, guidata dall'arcivescovo Marek Jedraswewski. 

Un pellegrinaggio di una arcidiocesi antichissima, costituita nell’Anno Mille, legata a personaggi importantissimi per la storia polacca, come San Stanislao, vescovo martirizzato nel 1079, il Cardinale Sapieha nella prima metà del XX Secolo e, appunto, il Cardinale Karol Wojtyla, che il 16 ottobre 1978 fu eletto vescovo di Roma.

Parlando ai pellegrini, Papa Francesco ricorda il suo viaggio a Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù nel 2016, e sottolinea che in Giovanni Paolo II c’era anche l’eredità dei Santi di Cracovia: San Stanislao, ma anche Santa Edvige, regina di Polonia, che è stata proclamata patrona dell’elezione di San Giovanni Paolo II, nobile di origine tedesca che si prese cura dei poveri e degli ultimi; e poi Sant’Alberto, che ha anche battezzato i primi cristiani della Lettonia, meta dell’ultimo viaggio di Papa Francesco, e Santa Faustina Kowalska, di cui Giovanni Paolo II ha diffuso il culto della Divina Misericordia.

Da questi santi, Giovanni Paolo II – afferma Papa Francesco – “ha imparato la sconfinata dedizione a Cristo e la grande sensibilità per ogni uomo”, che si sono poi “manifestate nel suo ministero sacerdotale, episcopale e papale”, ricevendo da Dio il dono di “saper leggere i segni dei tempi alla luce del Vangelo”, facendo fruttare questi doni “a beneficio del cammino del suo popolo, del vostro popolo, che nelle diverse vicende dolorose non ha mai perso la fiducia in Dio e la fedeltà alla propria cultura radicata nello spirito cristiano”.

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Papa Francesco ripercorre il pontificato di San Giovanni Paolo II, sottolinea che sono state queste radici che hanno permesso al Papa polacco di ergersi “come custode dei diritti inalienabili dell’uomo, della famiglia e dei popoli, per essere segno di pace, di giustizia e di sviluppo integrale per l’intera famiglia umana”, senza però dimenticare di sottolineare “la priorità della grazia e dell’obbedienza alla volontà di Dio, prima di ogni calcolo umano”.

È una eredità ricca, che rappresenta, per Papa Francesco, anche una sfida per tutti e in modo speciale per i suoi compatrioti ad “essere fedeli a Cristo e rispondere con gioiosa dedizione alla chiamata alla santità, che il Signore rivolge a ciascuno e ciascuna di noi, nella nostra specifica situazione personale, famigliare e sociale”.

Conclude Papa Francesco: “San Giovanni Paolo II non smette di vegliare sulla Chiesa che è a Cracovia, che ha tanto amato! Dal cielo accompagna il vostro cammino: le famiglie, i giovani, i nonni, i sacerdoti, le religiose e tutti i consacrati, più svantaggiati, i sofferenti”.

Il 9 ottobre i pellegrini polacchi hanno celebrato una messa di ringraziamento nella Basilica di Santa Maria Maggiore, seguita da un concerto della Podkarpacka di Artur Malawski a Rzeszów e il coro interuniversitario dell'Istituto di musica sacra a Cracovia. 

Nell'omelia, il Cardinale Stanislaw Rylko, arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, ha ricordato il "Non abbiate paura" di Giovanni Paolo II, una "chiamata per tutti, senza  eccezioni", con parole "attuali ancora oggi, in un mondo di così grande confusione, così tante crisi e tante minacce mortali. Quanto sono attuali nella vita della Chiesa del nostro tempo". 

Il Cardinale Rylko ha sottolineato anche che San Giovanni Paolo "ci ha indicato che non dovremmo avere paura perché l'uomo è stato redento da Dio", ed è questa "verità il fondamento più importante della nostra vita cristiana", perché "il potere della croce e della risurrezione di Cristo è più grande di tutto il male che prevale nel mondo". 

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Il Cardinale Rylko ha anche detto che San Giovanni Paolo II chiamava la Basilica "Il cuore mariano di Roma", e spesso la visitava.