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Papa Francesco, urbi et orbi di Natale: “Il mondo vive una carestia di pace”

Guardare al Bambino, invece di ascoltare altre ragioni che rispecchiano le logiche del mondo: l’esortazione alla pace di Papa Francesco, nella benedizione alla città e al mondo. E chiede che il cibo sia solo mezzo di pace

Papa Francesco, urbi et orbi | Papa Francesco, Urbi et Orbi Natale 2022  | Vatican Media / You Tube Papa Francesco, urbi et orbi | Papa Francesco, Urbi et Orbi Natale 2022 | Vatican Media / You Tube

Gesù che nasce è vera pace, ed è “via della pace”, dice Papa Francesco nel consueto messaggio Urbi et Orbi del giorno di Natale. Affacciato dalla loggia delle benedizioni, il Papa lancia un messaggio di pace al mondo, soffermandosi sul significato della nascita del Dio bambino, e mettendo in luce che il mondo oggi soffre “una carestia di pace” in questa “terza guerra mondiale” che il Papa non definisce più come “a pezzi”, lasciando intendere che ormai è uno scontro totale. E Siria, Yemen, Iraq, Myanmar, Terrasanta, Iran, Ucraina sono alcune delle nazioni toccate direttamente dal suo appello per la pace.

Ci sono diverse migliaia di fedeli in piazza, le autorità e i membri del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede sul sagrato, ad ascoltare il consueto messaggio “alla città e al mondo” del Papa. Il Papa arriva camminando con fatica sorreggendosi ad un bastone, dopo che ieri, nella Messa di Natale, era rimasto in sedia a rotelle. Dopo gli inni nazionali vaticano e italiano, comincia l’Urbi et Orbi.

Il Signore – dice il Papa – “viene tra noi nel silenzio e nell’oscurità della notte, perché il Verbo di Dio non ha bisogno di riflettori, né del clamore delle voci umane”, in quanto “Egli stesso è la parola che dà senso all’esistenza, la luce che rischiara il cammino”.

Gesù – ricorda Papa Francesco – “nasce in mezzo a noi, è Dio-con-noi”, e viene “per accompagnare il nostro vivere quotidiano, per condividere tutto con noi, gioie e dolori, speranze e inquietudini”. E nasce “come un bambino inerme”, e “bisogno di tutto”, bussando alla porta del cuore per “cercare calore e riparo”.

Il Papa invita ad essere come i pastori di Betlemme, ad uscire “dal frastuono che anestetizza il cuore e ci induce a preparare addobbi e regali più che a contemplare l’Avvenimento: il Figlio di Dio nato per noi”.

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A Betlemme, ricorda Papa Francesco – “risuona il primo vagito del principe della pace”, perché Gesù stesso “è la nostra pace”, cioè “quella pace che il mondo non può dare e che Dio Padre ha donato all’umanità mandando nel mondo il suo Figlio”.

Papa Francesco sottolinea che che “Gesù Cristo è anche la via della pace”, perché “con la sua incarnazione, passione, morte e risurrezione, ha aperto il passaggio da un mondo chiuso, oppresso dalle tenebre dell’inimicizia e della guerra, a un mondo aperto, libero di vivere nella fraternità e nella pace”.

Papa Francesco esorta a seguire questa strada, e ricorda che questo si può fare solo “camminando dietro Gesù”, spogliandoci delle zavorre che furono anche di Erode, ovvero l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna”.

Sono zavorre che “escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso della via della pace”, e infatti ancora oggi “mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità”.

Ancora, il Papa chiede di guardare a Betlemme, al volto del Dio bambino in cui riconoscere il volto “dei bambini che in ogni parte del mondo anelano alla pace”.

Papa Francesco chiede – riferendosi indirettamente all’Ucraina – che “il nostro sguardo si riempia dei volti dei fratelli e delle sorelle ucraini, che vivono questo Natale al buio, al freddo o lontano dalle proprie case, a causa della distruzione causata da dieci mesi di guerra”.

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L’invito è ad essere “pronti a gesti concreti di solidarietà per aiutare quanti stanno soffrendo, chiedendo al Signore che illumini le menti di chi ha il potere di far tacere le armi e porre fine subito a questa guerra insensata!”

Papa Francesco lamenta che “si preferisce ascoltare altre ragioni, dettate dalle logiche del mondo. Ma la voce del Bambino, chi l’ascolta?”

Comincia qui la disamina delle situazioni di guerra più pressanti per la Santa Sede. In primis, la Siria, “ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito”. Ma anche “la Terra Santa, dove nei mesi scorsi sono aumentate le violenze e gli scontri, con morti e feriti”.

Papa Francesco prega che “riprendano il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra Israeliani e Palestinesi”, ma guarda anche alla situazione dei cristiani in Medio Oriente, perché “in ciascuno di quei Paesi si possa vivere la bellezza della convivenza fraterna tra persone appartenenti a diverse fedi”.

Un pensiero particolare va al Libano, “perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della Comunità internazionale e con la forza della fratellanza e della solidarietà”.

Papa Francesco quindi guarda all’Africa e chiede pace per la regione del Sahel, “dove la pacifica convivenza tra popoli e tradizioni è sconvolta da scontri e violenze”, e si sposta in Asia, chiedendo “una tregua duratura nello Yemen”, ma anche “la riconciliazione nel Myanmar e in Iran, perché cessi ogni spargimento di sangue”.

Dall’Asia all’America: Papa Francesco chiede che Gesù “ispiri le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà nel continente americano, ad adoperarsi per pacificare le tensioni politiche e sociali che interessano vari Paesi”, e un pensiero particolare è rivolto alla popolazioni di Haiti.

Quindi, Papa Francesco ricorda le persone che “patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi”.

La guerra in Ucraina – nota il Santo Padre – “ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa”.

Ma questo succede perché “ogni guerra – lo sappiamo – provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti”. Allora l’impegno deve essere, soprattutto per quelli che hanno responsabilità politiche, affinché “il cibo sia solo strumento di pace”.

Papa Francesco chiede anche di pensare alle persone che “in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”.

In fondo, Gesù “viene in un mondo malato di indifferenza, brutta malattia”, da cui viene respinto “come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri”.

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E allora non vanno dimenticati né “i tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo”, né “gli emarginati, le persone sole, gli orfani e gli anziani saggezza di un popolo che rischiano di finire scartati”, e nemmeno “dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani”.

Papa Francesco sottolinea poi che Betlemme mostra che Dio si rivolge “ai piccoli, a chi ha il cuore puro e aperto”, invitando ad andare come i pastori “senza indugio” lasciandoci stupire “dall’evento impensabile di Dio che si fa uomo per la nostra salvezza. Colui che è fonte di ogni bene si fa povero e chiede in elemosina la nostra povera umanità”.