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Papa: “Ogni Vescovo manifesti con la vita la paternità di Dio”

Papa Francesco in Udienza Generale |  | Daniel Ibanez/ACI Group Papa Francesco in Udienza Generale | | Daniel Ibanez/ACI Group

“Ogni Vescovo è chiamato a manifestare con la vita e il ministero episcopale la paternità di Dio, la bontà, la sollecitudine, la misericordia, la dolcezza e insieme l’autorevolezza di Cristo, venuto per dare la vita e per fare di tutti gli uomini una sola famiglia, riconciliata nell’amore del Padre”. Sono le parole di Papa Francesco rivolte ai partecipanti del Seminario di aggiornamento per Vescovi dei Territori di Missione, promosso dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il Papa li ha ricevuti stamattina in Udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico.

“Ognuno di voi – continua Francesco nel suo discorso ai partecipanti - è stato posto come Pastore nella sua Diocesi per reggere la Chiesa di Dio nel nome del Padre, del quale rendete presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo suo Figlio, dal quale siete stati costituiti maestri, sacerdoti e guide”.

Il Papa ricalca l’importanza del loro ruolo nei “territori di missione”: “I luoghi da cui provenite sono diversi e distanti tra loro, e appartengono alla grande costellazione dei cosiddetti “territori di missione”. Pertanto ognuno di voi ha il grande privilegio e al tempo stesso la responsabilità di essere in prima fila nell’evangelizzazione”.

Poi l’attenzione del Papa si posa sulla preparazione dei presbiteri negli anni di Seminario e dice pertanto, andando a braccio, ai Vescovi: “Non dimenticatevi che il prossimo più prossimo del Vescovo è il presbitero. Ogni presbitero deve sentire la vicinanza del suo Vescovo. Quando un Vescovo sente una chiamata telefonica del presbitero o arriva una lettera, risponde subito! Subito! Lo stesso giorno, se è possibile. Ma quella vicinanza deve cominciare nel seminario, nella formazione e continuare. Il prossimo più prossimo del Vescovo è il presbitero”

Conclude poi Francesco, sempre a braccio, con un riferimento alle divisioni interne dei paesi che vengono “evangelizzati” e non solo : "Le divisioni sono l’arma che il diavolo ha più alla mano per distruggere la Chiesa da dentro. Ha due armi, ma quella principale è la divisione; l’altra sono i soldi. Il diavolo entra per le tasche e distrugge con la lingua, con le chiacchiere che dividono e l’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo. Il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba per distruggere. Per favore, lottate contro le divisioni, perché è una delle armi che ha il diavolo per distruggere la Chiesa locale e la chiesa universale”.

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“Vigilate attentamente - ecco dunque l'invito del Papa-  perché tutto ciò che si mette in atto per l’evangelizzazione e le diverse attività pastorali di cui siete promotori non venga danneggiato o vanificato da divisioni già presenti o che si possono creare. In particolare, le differenze dovute alle varie etnie presenti in uno stesso territorio non devono penetrare nelle comunità cristiane fino a prevalere sul loro bene. La Chiesa è chiamata a sapersi porre sempre al di sopra delle connotazioni tribali-culturali e il Vescovo, visibile principio di unità, ha il compito di edificare incessantemente la Chiesa particolare nella comunione di tutti i suoi membri”.