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Pasqua, Papa Francesco: “Coraggio, con Dio niente è perduto!”

Il Pontefice presiede in San Pietro la Veglia Pasquale

Papa Francesco presiede la Veglia Pasquale  |  | © EWTN-CNA Photo/Daniel Ibáñez/Vatican Pool
Papa Francesco presiede la Veglia Pasquale | | © EWTN-CNA Photo/Daniel Ibáñez/Vatican Pool
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E’ una Veglia Pasquale diversa dal solito quella presieduta questa sera dal Papa: per l’emergenza coronavirus la celebrazione si è svolta all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana e dal rito sono stati cancellati la preparazione del Cero pasquale, così come l’accensione dei lumini ai presenti. Non è stato nemmeno impartito il Battesimo ai catecumeni.  

“Quest’anno – ha detto il Pontefice nell’omelia - avvertiamo più che mai il sabato santo, il giorno del grande silenzio” e le donne “come noi, avevano negli occhi il dramma della sofferenza, di una tragedia inattesa accaduta troppo in fretta. Per loro era l’ora più buia, come per noi. Ma in questa situazione le donne non si lasciano paralizzare. Non cedono alle forze oscure del lamento e del rimpianto, non si rinchiudono nel pessimismo, non fuggono dalla realtà. Compiono qualcosa di semplice e straordinario: nelle loro case preparano i profumi per il corpo di Gesù. Non rinunciano all’amore: nel buio del cuore accendono la misericordia. La Madonna, di sabato, nel giorno che verrà a Lei dedicato, prega e spera. Nella sfida del dolore, confida nel Signore”.

 “Quante persone, nei giorni tristi che viviamo – ha proseguito Francesco - hanno fatto e fanno come quelle donne, seminando germogli di speranza! Con piccoli gesti di cura, di affetto, di preghiera”. Al sepolcro vuoto ecco il non temete, “l’annuncio di speranza. È per noi, oggi. Sono le parole che Dio ci ripete nella notte che stiamo attraversando. Stanotte conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza. È un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli”.

“Tutto andrà bene, diciamo con tenacia in queste settimane, aggrappandoci – ha detto ancora il Papa - alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento. Ma, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita. La tomba è il luogo dove chi entra non esce. Ma Gesù è uscito per noi, è risorto per noi, per portare vita dove c’era morte, per avviare una storia nuova dove era stata messa una pietra sopra. Lui, che ha ribaltato il masso all’ingresso della tomba, può rimuovere i macigni che sigillano il cuore. Perciò non cediamo alla rassegnazione, non mettiamo una pietra sopra la speranza. Possiamo e dobbiamo sperare, perché Dio è fedele. Non ci ha lasciati soli, ci ha visitati: è venuto in ogni nostra situazione, nel dolore, nell’angoscia, nella morte. La sua luce ha illuminato l’oscurità del sepolcro: oggi vuole raggiungere gli angoli più bui della vita”.

Il Papa ci sprona: “Sorella, fratello, anche se nel cuore hai seppellito la speranza, non arrenderti: Dio è più grande. Il buio e la morte non hanno l’ultima parola. Coraggio, con Dio niente è perduto! Coraggio: è una parola che nei Vangeli esce sempre dalla bocca di Gesù. È Lui, il Risorto, che rialza noi bisognosi. Se sei debole e fragile nel cammino, se cadi, non temere, Dio ti tende la mano e ti dice: Coraggio!”. E questo coraggio “non te lo puoi dare, ma lo puoi ricevere, come un dono. Basta aprire il cuore nella preghiera, basta sollevare un poco quella pietra posta all’imboccatura del cuore per lasciare entrare la luce di Gesù. Basta invitarlo”.

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L’annuncio di Pasqua è un “annuncio di speranza” ma – ha sottolineato Papa Francesco – “contiene una seconda parte, l’invio. Il Signore ci precede sempre. È bello sapere che cammina davanti a noi. Gesù desidera che portiamo la speranza nella vita di ogni giorno. Abbiamo bisogno di riprendere il cammino, ricordandoci che nasciamo e rinasciamo da una chiamata gratuita d’amore. Questo è il punto da cui ripartire sempre, soprattutto nelle crisi, nei tempi di prova. L’annuncio di speranza non va confinato nei nostri recinti sacri, ma va portato a tutti. Perché tutti hanno bisogno di essere rincuorati e, se non lo facciamo noi, che abbiamo toccato con mano il Verbo della vita, chi lo farà? Che bello essere cristiani che consolano, che portano i pesi degli altri, che incoraggiano: annunciatori di vita in tempo di morte!”.

Mettiamo a tacere – ha concluso Francesco – le grida di morte, basta guerre! Si fermino la produzione e il commercio delle armi, perché di pane e non di fucili abbiamo bisogno. Cessino gli aborti, che uccidono la vita innocente. Si aprano i cuori di chi ha, per riempire le mani vuote di chi è privo del necessario”.