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Per Papa Francesco, missione e vita consacrata sono legate

Suore in preghiera | Suore in preghiera al momento della Consacrazione - Messa di Papa Francesco al North American College, Roma, 2 maggio 2015 | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency Suore in preghiera | Suore in preghiera al momento della Consacrazione - Messa di Papa Francesco al North American College, Roma, 2 maggio 2015 | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency

Missione e vita consacrata: due concetti legati, perché la “dimensione missionaria è intrinseca anche ad ogni forma di vita consacrata.” Parola di Papa Francesco, che nel giorno di Pentecoste firma e lancia il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, che si terrà il prossimo 18 ottobre. Un messaggio che si instaura, dice il Papa, sullo sfondo dell’Anno della Vita Consacrata e ne “riceve uno stimolo di preghiera e riflessione.” E la riflessione riguarda il ruolo di laici missionari, che deve essere promossa.

Spiega il Papa nel messaggio che tra vita consacrata e missione”sussiste un forte legame,” dato che “la sequela di Gesù, che ha determinato il sorgere della vita consacrata nella Chiesa, risponde alla chiamata a prendere la croce e andare dietro a Lui, ad imitare la sua dedicazione al Padre e i suoi gesti di servizio e di amore, a perdere la vita per ritrovarla. E poiché tutta l’esistenza di Cristo ha carattere missionario, gli uomini e le donne che lo seguono più da vicino assumono pienamente questo medesimo carattere.”

Cosa è la missione per Papa Francesco? Non è “proselitismo o mera strategia,” ma “fa parte della ‘grammatica’ della fede, è qualcosa di imprescindibile che si pone in ascolto della voce dello Spirito.”

Scrive il Papa: “Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù rinuncia all’esercizio di ogni potere per diventare fratelli e sorelle degli ultimi, portando loro la testimonianza della gioia del Vangelo e l’espressione della carità di Dio.”

Papa Francesco invita i consacrati a promuovere “la presenza dei fedeli laici” in missione, nello spirito del Concilio Vaticano II. “È necessario – afferma il Papa - che i consacrati missionari si aprano sempre più coraggiosamente nei confronti di quanti sono disposti a collaborare con loro, anche per un tempo limitato, per un’esperienza sul campo. Sono fratelli e sorelle che desiderano condividere la vocazione missionaria insita nel Battesimo. Le case e le strutture delle missioni sono luoghi naturali per la loro accoglienza e il loro sostegno umano, spirituale ed apostolico.”

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Il Papa sottolinea che Istituzioni e Opere missionarie sono al servizio di chi non conosce Gesù, e che per raggiungere lo scopo ci vogliono, sì, carisma e impegno missionario, ma anche una struttura di servizio espressione della sollecitudine del Vescovo di Roma per garantire la koinonia, così che la collaborazione e la sinergia siano parte integrante della testimonianza missionaria.”  

Certo, aggiunge il Papa, l’unità dei discepoli è la condizione perché il mondo creda e “tale convergenza non equivale ad una sottomissione giuridico-organizzativa a organismi istituzionali, o ad una mortificazione della fantasia dello Spirito che suscita la diversità,” ma significa comunque  “dare più efficacia al messaggio evangelico e promuovere quell’unità di intenti che pure è frutto dello Spirito.”

Il Papa ha bisogno comunque dei “tanti carismi della vita consacrata” perché la sua opera missionaria ha un “orizzonte apostolico universale.”

Papa Francesco poi ricorda che la passione del missionario è il Vangelo, ”sorgente di gioia, di liberazione e di salvezza per ogni uomo,” e “la missione dei servitori della Parola – vescovi, sacerdoti, religiosi e laici – è quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo.”

“Nell’immenso campo dell’azione missionaria della Chiesa – afferma il Papa - ogni battezzato è chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione,” e i consacrati e le consacrate possono dare una risposta a questa “universale vocazione.”