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Pio XII, il Papa che volle contrastare la dittatura nazista

Papa Pio XII in preghiera davanti alla Salus populi romani  |  | Wikipedia Papa Pio XII in preghiera davanti alla Salus populi romani | | Wikipedia

 Dopo l'annuncio dell'apertura degli archivi del pontificato di Papa PIO XII il prossimo anno vale la pena rileggere alcune paginedi storia di quel Papa. Lo facciamo grazie ad una conversazione di Włodzimierz Rędzioch  con p. Peter Gumpel SI, storico e relatore nella causa di beatificazione di Pio XII. Ecco la seconda parte. ( qui la prima parte) 

Perché fu scelto il Capo della Chiesa cattolica per questa missione così delicata e rischiosa? 

- Perché bisognava trovare un’autorità estera di un grande prestigio morale, come appunto Pio XII. Per di più l’ammiraglio Canaris e il Colonnello Generale e Capo di Stato Maggiore Ludwig Beck, capo dei congiurati, avevano conosciuto e ammirato l’arcivescovo Eugenio Pacelli quando era ancora Nunzio Apostolico a Berlino. 

- Ma Canaris poteva incontrare il Papa in Vaticano?   

- Teoricamente sì ma sarebbe stata una cosa imprudente. Allora fu scelto un mediatore nella persona di Josef Müller, avvocato residente a Monaco di Baviera, cattolico praticante, ostile a Hitler.

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- In che modo l’avvocato Müller svolgeva il suo ruolo di mediatore?   

- E’ una storia incredibile che sa di romanzo d’avventura. L’avvocato possedeva un piccolo aereo e in più occasioni si recava a Roma, evitando in questo modo i controlli sulla frontiera. Prima di tutto Müller portava al Papa dall’arcivescovo di Monaco documenti riguardanti la persecuzione della Chiesa in Germania. All’inizio dell’ottobre 1939 egli incontrò mons. Ludwig Kaas, monsignore tedesco residente in Vaticano ma, prima di tutto, uomo di fiducia di Pio XII, e lo mise al corrente della cospirazione contro Hitler e lo pregò d’informare il Pontefice. Mons. Kaas incontrò il Papa a Castel Gandolfo il 16 ottobre e gli trasmise la richiesta dei generali tedeschi.

- Quando Pio XII comunicò la sua risposta?

- La risposta arrivò subito: già il giorno dopo, il 17 ottobre, il Pontefice incaricò mons. Kaas di informare Müller che era disposto a mediare tra i generali anti-hitleriani e il governo inglese.

- Ma era una cosa rischiosissima per la Chiesa e per il Papa personalmente… 

- E’ vero. Ma il Papa ritenne che bisognava correre tale rischio per porre fine alla guerra e in questo modo salvare la vita di milioni soldati e civili. E l’unico modo per farlo era l’eliminazione di Hitler. Ovviamente Pio XII era consapevole che, se la notizia del suo coinvolgimento nel complotto contro il Fȕhrer fosse arrivata alle sue orecchie, le conseguenze per la Chiesa sarebbero nefaste.

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- Che precauzioni prese Pio XII? 

- Prima di tutto Pio XII fece assoluto silenzio su questa sua attività e neanche il Segretario di Stato venne informato. Per di più il Papa non riceveva mai personalmente l’avvocato Müller, affidando questo compito al mons. Kaas e ad un gesuita, padre Robert Leiber, stretto collaboratore del Papa. Tramite loro, Pio XII comunicò ai generali tedeschi anche di accogliere la loro richiesta di evitare pubbliche proteste contro Hitler e il nazismo per non ostacolare l’attività sovversiva.

- Chi era l’interlocutore inglese in questa cospirazione?

- Possiamo saperlo grazie alla ricca documentazione conservata negli archivi britannici (British Archives) a Kew Garden vicino a Londra. Il primo dei documenti che parla della vicenda è datato il 1 dicembre 1939: l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede informa il ministro degli Esteri, lord E. W. Halifax, di aver pranzato con mons. Kaas e di aver sentito da lui di avere ricevuto un rappresentante di un gruppo dei generali che volevano sapere se il Vaticano poteva essere un mediatore con gli inglesi per arrivare ad una pace “onesta” e “ragionevole”. 

- Lei ha studiato i messaggi dell’ambasciatore Osborne al governo britannico, che vengono pubblicati nel libro di Riebling. Quali erano gli sviluppi della faccenda?

- Dopo il primo incontro con mons. Kaas, il 12 gennaio del 1940 l’ambasciatore scrisse al ministro Halifax d’essere stato ricevuto dallo stesso Pio XII. Il Pontefice lo informò di essere contattato dal rappresentante di un gruppo di generali tedeschi intenzionati a rovesciare il governo di Hitler. Ma quelle persone volevano sapere se l’Inghilterra sarebbe stata disposta a trattare con il nuovo governo tedesco. In quella occasione Lord Francis D'Arcy Godolpin Osborne mostrò la sua perplessità, ritenendo tutta la faccenda troppo vaga. Certe cose sono state chiarite durante un nuovo incontro con il Papa che trasmise all’ambasciatore dei chiarimenti. I generali tedeschi assicuravano che il governo della Germania, formato dopo il crollo di quello hitleriano, sarebbe stato “democratico, conservatore e moderato” ed anche “decentrato e federale”. Tale governo, nel futuro trattato di pace, si sarebbe impegnato a restituire piena sovranità alla Polonia e alla Cecoslovacchia. Questo vuol dire che il futuro territorio della Germania sarebbe stato quello precedente all’accordo di Monaco del 30 settembre 1938.

- Qual era la reazione del governo britannico? 

- La risposta di Halifax arrivò a Osborne a fine marzo. Il ministro informava che aveva parlato con il Primo Ministro Chamberlain. Gli inglesi erano disposti a trattare con il futuro governo tedesco, ma ne dovevano discutere anche con i francesi. Pio XII trasmise la risposta ai generali tedeschi, ovviamente tramite Kaas e Mȕller.

- Pio XII riuscì nella sua mediazione di mettere in contatto il governo britannico con gli ambienti militari anti-hitleriani. Nasce allora la domanda: perché il disegno di eliminare Hitler e far cessare la guerra non riuscì? 

- Per vari motivi che vorrei elencare. Prima di tutto gli inglesi persero un po’ la fiducia nei generali tedeschi a causa delle informazioni che riguardavano l’attacco alla Francia. Tale attacco - che secondo la propaganda, ma anche secondo i servizi segreti tedeschi che trasmisero tale informazione ai britannici - doveva essere imminente, veniva ritardato più volte, anche per i motivi meteorologici.

Alla fine i tedeschi lanciarono l’attacco il 10 maggio 1940 e in un’offensiva lampo conquistarono una parte consistente della Francia. Il maresciallo Philippe Pétain fu costretto già il 17 giugno 1940 a chiedere l’armistizio. Le vittorie delle truppe tedesche in Francia aumentarono la popolarità di Hitler e resero, almeno in quel momento, poco probabile il sollevamento contro di lui della popolazione.

La terza causa riguarda il cambio del governo inglese: nel maggio del 1940 Winston Churchill era divenuto il primo ministro. Churchill non volle sentir parlare dei compromessi con i generali anti-hitleriani perché voleva una totale sconfitta della Germania. Anche gli americani appoggiarono la linea del governo britannico firmando una comune dichiarazione circa la resa incondizionata (unconditional surrender) della Germania.   

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- Ma c’è anche una altra causa: i generali rivoltosi non sono riusciti a ammazzare Hitler…

- E’ vero: malgrado venti tentativi di eliminare Hitler, il dittatore riesce sempre a uscire indenne da ogni attentato alla sua vita.

- Per questo certi dicono che era protetto dal diavolo…

- Certi lo dicono perché sopravvivere a venti attentati, certi molto pericolosi per Hitler, sa dell’incredibile. Purtroppo, dopo gli attentati falliti c’erano gli arresti, gli imprigionamenti e l’eliminazione di tanti valorosi militari anti-hitleriani coinvolti in essi.

- Allora Pio XII perse la sua guerra segreta contro Hitler? 

- Come ho spiegato prima, le ragioni che questa “guerra segreta” di Pio XII contro Hitler non dipendevano dal Pontefice. Ma questo non cambia il fatto e non toglie nulla al merito che Egli, con lo scopo di salvare la vita di milioni di persone, corso un grosso rischio, intraprendendo delle azioni pericolose per la Chiesa e per la sua stessa persona. Da questi fatti, purtroppo poco conosciuti, si può constatare che Pio XII non era affatto uomo indeciso, timoroso o tantomeno succube di Hitler come certe persone ignoranti ed arroganti vogliono presentarlo ad un pubblico ignaro, facile ad essere ingannato.    

 

L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”