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Pontifex, da Paolo VI a Francesco, non solo curiosità ma occasione di preghiera

Gli oggetti di Paolo VI |  | Museo dei Papi
Gli oggetti di Paolo VI | | Museo dei Papi
Gli oggetti di Giovanni Paolo I |  | Museo dei Papi
Gli oggetti di Giovanni Paolo I | | Museo dei Papi
Gli oggetti di Giovanni Paolo II |  | Museo dei Papi
Gli oggetti di Giovanni Paolo II | | Museo dei Papi
Gli oggetti di Benedetto XVI |  | Museo dei Papi
Gli oggetti di Benedetto XVI | | Museo dei Papi
Gli oggetti di Francesco  |  | Museo dei Papi
Gli oggetti di Francesco | | Museo dei Papi

Il prossimo 14 ottobre Paolo VI diverrà santo. Nel cuore delle giornate del Sinodo dedicato ai giovani il 262 esimo vescovo di Roma sarà al centro della attenzione non solo dei media ma anche dei suoi devoti. Quale migliore occasione per chi sarà a Roma per vedere alcuni dei suoi oggetti personali nella mostra Pontifex in Borgo Vittorio a pochi passi da Piazza san Pietro?

Ci accompagna Ivan Marsura creatore e curatore del Museo dei Papi.

Di Papa Montini abbiamo delle cose molto particolari. Abbiamo l’altare portatile che gli era stato donato dai genitori il giorno della prima messa, e in una placchetta è scritto: “ A don Giovanni Battista Montini, papà e mamma, Concesio Pieve 29 maggio 1920”.

Tra i suoi oggetti anche il dizionario di italiano- polacco che usava nel 1923 quando era a Varsavia come addetto alla nunziatura, e dentro data e firma personale.

E poi abbiamo un fazzoletto che è stato usato per 40 anni da una suora di Maria Bambina con le iniziali ricamate di Paolo VI.

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In mostra c’è anche il calice usato la notte di Natale del 1972 e una casula.

Anche se il pontificato fu breve avete oggetti di Papa Luciani, anche perché è un tuo conterraneo...

Molte cose le ho date a Canale D’Agordo al Museo su Luciani. Però abbiamo il calice con cui celebrava da vescovo a Vittorio Veneto, il saturno. E poi ci sono due cose particolari: una lettera che gli ha inviato Paolo VI nel 1976 quando Luciani era Patriarca di Venezia per il quarto centenario della morte di Tiziano Vecellio.

E una busta con l’intestazione del cardinale Wojtyła. Facendo delle ricerche ho scoperto e con l’aiuto del cardinale Dziwisz, il segretario personale, che Wojtyła e Luciani si scrivevano spesso. C’era una fitta corrispondenza tra i due. Ci sarebbe ancora molto da ricercare.

La storia incalza e si arriva a San Giovanni Paolo II, cosa c’è in mostra?

Ovviamente abbiamo una sua reliquia, del sangue, che proviene da una garza usata durante la operazione del febbraio 2005 di tracheotomia. Una suora del Policlinico Gemelli aveva messa da parte questa garza.

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C’è poi una casula con lo stemma che ha una particolarità, è più corta davanti perché il Papa ormai anziano era curvo e così non rischiava di inciampare.

Ci sono diversi autografi, un amitto e altro, ma non sono tantissime cose. Ci sono soprattutto oggetti e ricordi di Pio XII e di Benedetto XVI nella collezione.

E allora arriviamo a Benedetto XVI ...

Di lui abbiamo una talare, la stola, la casula e i santini originali della prima messa del 1952 e anche la foto originale con tutti i compagni di seminario. E poi ci sono alcuni cimeli di famiglia come i ricordini della morte dei genitori. Diversi autografi ovviamente e il calice con cui ha celebrato la messa nel primo anniversario della rinuncia il 28 febbraio del 2014, uno zucchetto.

E avete addirittura in mostra degli oggetti di Papa Francesco ? Vi ha donato qualcosa personalmente?

Abbiamo avuto dal segretario monsignor Gaid ci ha datato uno zucchetto personale usato dal Papa nel giorno della canonizzazione dei due Papi.  Il segretario del Papa lo ha certificato per noi .

Abbiamo anche un purificatoio usato il 19 marzo del 2013 giorno dell’inizio del Pontifcato, e poi un autografo da Papa ma anche da cardinale, e anche una statua che lui ha benedetto per noi durante una udienza.

Si tratta di un vero racconto per oggetti....ma che pensi dei Pontefici più contemporanei?

Nella storia vedo la differenza di stili ma la unicità del pensiero. Sono stati uno diverso dall’altro anche in maniera molto netta, ma tutti seguono un filo. Ognuno a sua modo, ma tutte persone vicine alla gente.

E poi c’è un grande intreccio tra pontefici e cardinali che diverranno pontefici che è stupefacente.

Ad esempio la stola che abbiamo di Leone XIII che ci è stata donata dal cardinale Capovilla.

La stola è stata un omaggio degli abitanti di Carpineto Romano a Papa Giovanni XXIII che aveva espressamente chiesto un dono.  Capovilla diceva che Papa Giovanni la aveva usata spesso per la celebrazione.

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Insomma ritrovare certi oggetti non è solo un caso ?

No, anche perché si aprano scenari e legami tra un Papa ed un altro. E questo mi appassiona, raccogliere, tramandare e custodire. Del resto ho scelto proprio per questo di far si che tutte le mostre siano sempre ad ingresso gratuito, e se qualcuno vuole contribuire è benvenuto.

E quello che mi sorprende è che molti arrivano attratti dalla curiosità, ma poi si fermano a pregare. E questa è la cos più bella. Quando a Padova abbiamo allestito la mostra nei locali della Basilica del santo abbiamo visto persone che pregavano davanti alla reliquie che abbiamo. Alcuni episodi mi hanno commosso. E’ una grande gioia spirituale nonostante le difficoltà.

Spesso al cento della mostra noi mettiamo un crocefisso, perché il centro è Cristo. Non si tratta solo di mostrare oggetti.

Qual è il progetto del futuro?

Ricostruire altri pontificati anche più antichi e cerco di far comprendere a istituzioni e famiglie che magari hanno questi oggetti in un cassetto di poterli mettere a disposizione e condividerli, anche per conservarli e fruibili. E magari trovare il modo di fare una fondazione per mantenere al meglio questi cimeli.