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Pro Civitate Christiana, a colloquio con il nuovo presidente don Tonio Dell’Olio

Don Dell' Olio con Papa Francesco  |  | Arcidiocesi di Trani Don Dell' Olio con Papa Francesco | | Arcidiocesi di Trani

Inizia il 24 agosto il 74esimo Corso di studi cristiani presso la Cittadella di Assisi. Teologi, antropologi, sociologi e giornalisti, si interrogheranno sui grandi mutamenti e nuovi scenari delle Fedi e proprio ‘La conversione delle Fedi alla luce dell’umana fragilità’ è il tema delle quattro giornate di Assisi.

Se l’umana fragilità diventa luce rivelatrice profetica, in quanto invita alla paradossale conversione delle Fedi, questo ci dà la misura dei grandi mutamenti dei ‘segni dei tempi’. Organizzato dalla Pro Civitate Christiana, il Corso si avvale della collaborazione della Comunità ecumenica di Bose, e dell’Editrice Queriniana e di  Exodus.

Per approfondire le ragioni del convegno abbiamo intervistato il neo presidente della Pro Civitate Christiana, don Tonio Dell’Olio: partendo dal titolo, cosa vuol dire la conversione delle fedi?

“Siamo tutti chiamati a conversione. Non una volta per tutte ma quotidianamente di fronte a un Dio che invochiamo con lingue, liturgie e nomi differenti ma che ugualmente e continuamente ci provoca a vigilare sul nostro operato di credenti. Per questa ragione la fragilità degli esseri umani ma anche quella di tutto il creato diventano banco di prova essenziale per le fedi, per il credere e per l’amare”.

In quale modo la fragilità umana può diventare ‘segno dei tempi’?

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“Mai come in questa società globale siamo costretti a fare i conti con la fragilità che visita le nostre stesse esistenze ma anche le nostre società fino a diventare uno snodo decisivo delle nostre comunità, segno dei tempi per le nostre convivenze. Non sempre la politica riesce con lungimiranza a porre al primo posto della propria agenda i poveri, gli esclusi, gli ultimi, le vittime dei conflitti di ogni genere... Ma per noi credenti proprio essi sono sacramento di Dio nella storia. Mettersi al servizio dei poveri significa stare dalla parte di Dio che sogna un ‘non-ancora’ da costruire col suo aiuto”.

La misericordia come può sovvenire a questa fragilità?

“Il misericordioso non si pone come risolutore dei problemi del mondo ma piuttosto come segno e strumento nelle mani di Dio scegliendo di agire con il suo stesso stile nonviolento e compassionevole. Ciononostante se anche gli operatori dell'economia, della politica, dell’informazione... accogliessero questo stile e questo atteggiamento potremmo sperare tutti in una riduzione della sofferenza nel mondo. Questo è tutt’altro che estraneo alla tradizione buddista, al Corano, alla fede ebraica, al cristianesimo... e per questo le religioni devono operare continuamente questa inversione vitale di pensiero e di prassi per farsi custodi della vita anche denunciandone le violazioni presso coloro che hanno in mano la sorte dei popoli”.

74 anni di corsi di studi cristiani: la cittadella come ponte nel mondo?

“Non è affatto una coincidenza che 74 anni fa il Corso di studi iniziò il proprio percorso proponendo una riflessione sul Simbolo cristiano, sul Credo. Lungi dall’essere una sorta di evasione dalla storia, quel Credo ci inchioda alle nostre responsabilità di credenti. In tutti questi anni la Cittadella si è posta come luogo di incontro e di dialogo, crocevia di pensiero e di progettazione, un cantiere sempre aperto al servizio degli uomini ma avendo come filigrana intima del proprio impegno quel credo che fa del Vangelo di Cristo un abbraccio verso tutte le persone di buona volontà. Attraversando epoche e vicende, la Pro Civitate Christiana si è trovata spesso ad anticipare il necessario rinnovamento ecclesiale e nello stesso tempo a riflettere sul presente. Ostinatamente ha voluto progettare ponti nello spirito del Concilio Vaticano II. Basterebbe scorrere i temi e i relatori che in questi anni hanno contribuito al dibattito per rendersi conto che quell'essere ponte è stato prima vissuto e poi proposto. A tutti”.