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Riconsegnato a Roma e al mondo il Carcere di San Pietro

Il carcere di San Pietro | Luogo dove vennero rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo | VG/ ACI stampa
Il carcere di San Pietro | Luogo dove vennero rinchiusi gli apostoli Pietro e Paolo | VG/ ACI stampa
Targa di coloro che furono imprigionati nel carcere di San Pietro |  | VG/ ACi Stampa
Targa di coloro che furono imprigionati nel carcere di San Pietro | | VG/ ACi Stampa
Altra targa dove furono rinchiusi San Pietro e Paolo |  | VG /Aci Stampa
Altra targa dove furono rinchiusi San Pietro e Paolo | | VG /Aci Stampa
Il carcere di San Pietro |  | VG/Aci stampa
Il carcere di San Pietro | | VG/Aci stampa
Presentazione alla stampa |  | VG/Aci Stampa
Presentazione alla stampa | | VG/Aci Stampa
Dettaglio della colonna dove furono legati San Pietro e Paolo |  | VG/ACI Stampa
Dettaglio della colonna dove furono legati San Pietro e Paolo | | VG/ACI Stampa

Il Carcer Tullianum, il monumento conosciuto come Carcere Marmertino e Carcere di San Pietro, dopo un lungo periodo di scavi e lavori, viene riconsegnato alla città di Roma e al mondo. Luogo di fede per eccellenza, dove gli Apostoli San Pietro e San Paolo vennero rinchiusi come carcerati dai Romani che li consideravano nemici dell’Urbs e da dove sgorgò miracolosamente dell’acqua, con cui Pietro battezzò e convertì reclusi e carcerieri.

Da oggi sarà possibile rivisitare questi luoghi, grazie alla riqualificazione che l’Opera Romana Pellegrinaggi ha avviato in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia.

Il Carcer Tullianum è uno dei monumenti dell’età repubblicana di Roma più importanti e affascinanti al tempo stesso. Custodisce, infatti, una grande ricchezza storica e archeologica da più di 3.000 anni. Ma è anche un forte luogo di fede per tutti i cristiani del mondo, non solo perché qui venne il primo Capo della Chiesa, ma perché il Tullianum in epoca altomedievale sia stato una chiesa, una funzione di cui si era persa memoria. Qui è possibile visitare il sotterraneo e la colonna dove vennero legati Pietro e Paolo. Una targa descrive perfettamente la storia dei due Santi Apostoli.

Il Carcere Marmertino si trova al di sotto della Chiesa di San Giuseppe dei Falegnami – datata XVI secolo – e si affaccia sul Foro Romani, una delle viste più suggestive della città.

Il complesso è composto da due nuclei distinti: il Carcer, l’ambiente superiore, che risalirebbe al periodo di Anco Marzio (640-616 a.C.) e il Tullianum, l’ambiente inferiore, che risalirebbe all’epoca di Servio Tullio (578-534 a.C.). Le prime attestazioni del luogo risalgono al IX secolo a.C.

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Proprio nel Tullianum è presente una sorgente e proprio nelle acque del Tullianum venivano lasciati morire i nemici del popolo romano, tra cui alcuni personaggi storici di grande rilievo, come Vercingetorige, il principe e condottiero della Gallia.

In merito al Tullianum, un’antichissima tradizione racconta di un’azione miracolosa di San Pietro, che con un bastone colpì la roccia e fece scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri; nei secoli questo luogo è stato, dunque, anche un luogo di grande devozione ancora molto visitato in pellegrinaggio da chi si reca a Roma.

“Il Tullianum – dichiara Monsignor Liberio Andreatta, vice Presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi – è stato luogo di detenzione di San Pietro, che fece scaturire l’acqua che utilizzò per battezzare i reclusi e i carcerieri; qui inoltre si trova una delle prime raffigurazioni della Madonna della Misericordia, presente in un affresco datata XIII secolo. L’Opera Romana Pellegrinaggi, insieme alla Soprintendeza e al lavoro straordinario portato avanti dagli archeologi, è felice di aver contribuito a recuperare un pezzo di storia cosi importnate per Roma e per i turisti e fedeli di tutto il mondo”.

Grazie all’Opera Romana Pellegrinaggi, che gestirà il sito, verrà aperto anche un nuovo museo e un ingresso al Foro Romano di cui il Carcer Tullianum in origine faceva parte.

La visita a questo sito archeologico è arricchita da un percorso multimediale che prevede anche l’uso di tablet; è possibile vedere le ricostruzioni degli ambienti originari e leggere approfondimenti su quanto ritrovato durante la recente campagna di scavi.