Pellegrinaggi, messe e celebrazioni in questi giorni segnano un anniversario importante, la nascita di Óscar Arnulfo Romero. Da segnalare il dossier speciale de L’ Osservatore Romano che ha aperto gli archivi per raccontare la storia di questo beato e martire che Papa Francesco ha voluto portare agli onori degli altari.

Nello speciale ci sono articoli sul magistero di Romero come quello firmato da Silvina Pérez che sottolinea “la grande umiltà di Romero. La notorietà, infatti, non era tra le priorità della vita quotidiana di un uomo dell’istituzione ecclesiastica, di un vescovo che, come tanti altri in quei tempi difficili, quotidianamente dimostrava anche in questo modo la sua appartenenza al corpo della Chiesa di Roma”. Del resto  “Romero era già stato segnato profondamente dall’assassinio del gesuita Rutilio Grande e aveva celebrato la storica messa di esequie del 14 marzo 1977: le parole che pronunciò durante l’omelia sono le prime parole trascritte che abbiamo dell’arcivescovo di San Salvador”. “Per questa predica si ispirò a un’affermazione di Paolo VI, del quale era profondamente devoto, su chi sia il vero liberatore cristiano”, aggiunge, rilevando che “quasi tutta la dottrina della liberazione cristiana di Romero si rifà all’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi”.

Il direttore dell’ Osservatore Romano Gian Maria Vian mette in luce proprio il rapporto con Paolo VI. Romero aveva studiato alla Gregoriana: “Sarà proprio questa formazione romana a permettergli di seguire un ventennio più tardi  la stagione conciliare con fiducia nel magistero. E appunto la visione aperta di Papa Montini, che guida con coraggio e sapienza il Vaticano II, è quella che il prete salvadoregno inizia ad accogliere”.  E Vian aggiunge: “Proprio un documento di Montini, l’Evangelii nuntiandi, più volte ricordato con ammirazione dal suo attuale successore, incoraggia mons. Romero che per la sua posizione moderata viene scelto come arcivescovo di San Salvador, mentre la situazione si fa sempre più difficile e la violenza repressiva aumenta”.

“La Chiesa deve sempre dialogare con il mondo e ascoltare prima, per poter rispondere. È questo che caratterizzava mons. Romero come mons. Rivera: seppero rispondere nel loro momento alla storia” scrive il cardinale Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador. Per il cardinale, “Chávez, Romero e Rivera sono tre colonne sulle quali poggia la nostra Chiesa arcidiocesana”, e aggiunge “siamo una Chiesa di martiri”, rileva, riconoscendo che “ci risulta facile applicare questo qualificativo quando parliamo di Romero, dei sacerdoti assassinati e delle quattro donne statunitensi ai quali fu tolta la vita nel dicembre 1980”.  Il cardinale ricorda poi che “migliaia di uomini e donne di ogni età e condizione sociale da venerdì 11 sono in marcia per ricordare “per la prima volta nella nostra storia il cammino di Romero”.