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S. Alfonso, un vescovo prossimo al Popolo di Dio

Il 20 giugno 1762 nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma veniva consacrato vescovo Sant'Alfonso Maria de Liguori, fondatore dei Missionari Redentoristi.

L'urna di S. Alfonso |  | pubblico dominio L'urna di S. Alfonso | | pubblico dominio

Il 20 giugno 1762 nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma veniva consacrato vescovo Sant'Alfonso Maria de Liguori, fondatore dei Missionari Redentoristi.

Il santo - per umiltà - nel corso del tempo la dignità episcopale aveva sempre cercato di evitarla. Diocesi importanti avevano avuto quel nome come possibile pastore, ma l’ultima volta accolse l'invito - per obbedienza al Pontefice Clemente XIII - mosso dal proprio amore al vicario di Cristo.

Dotato di grande intelligenza ed autentica fede, divenuto vescovo di Sant'Agata dei Goti si trovò ad amministrare la diocesi situata alle pendici del Monte Taburno.

L'11 luglio il gran giorno: entrato nel possesso canonico, fissò alcuni punti fermi come base del proprio ruolo: la santità del Popolo di Dio ed un piano di riforma, spirituale e materiale, erano l'obiettivo da realizzare.

Nei tredici anni di pastore fu un padre per tutti. Riformò il programma del Seminario diocesano, inserendo diverse discipline che aiutassero i presbiteri a capire la gente, formando un clero colto ma che sapesse trasmettere la bontà del Padre e quel senso di responsabilità e coerenza che troviamo nella sua Teologia morale scritta nel 1748 per le salvezza delle anime.

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Tantissimi i fatti che dimostrano il proprio modo di essere. Durante la terribile carestia che toccò il Regno di Napoli, negli anni che vanno dal 1763 al 1764, non esitò a mettere in vendita tutti gli averi in suo possesso, compreso il proprio anello vescovile, pur di sfamare la popolazione e rispondere così alle criticità del momento. Fu vicino alla gente vivendone i disagi in prima persona ed amandone lo spirito sincero e cristiano.

Il suo biografo padre Antonio Tannoia ricorda moltissimi episodi in cui alla severità ed al rigore delle scelte, preferì la dolcezza ed il vero amore al vangelo.

Non furono anni facili. La guida di una diocesi e della Congregazione non risparmiavano le fatiche, ma Sant’Alfonso seppe unire la pratica a quella forte intensità ascetica che ha sempre caratterizzato il proprio agire.

Anche da vescovo visse una povertà gioiosa e serena scegliendo la stanza del palazzo vescovile più scomoda e povera. Non volle particolarismi ne privilegi e vestì l'abito del religioso.

Nel 1775 ed affetto da una dolorosa artrosi deformante chiese al Pontefice di essere dispensato dal servizio episcopale.

Lasciando la diocesi sia il Papa che la collettività rimpiansero a lungo il vescovo Alfonso.

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Diretto a Pagani, raggiunse i confratelli fino a quel 1° agosto del 1787 in cui solcò il cielo.

Le persone dell'epoca non ci sono più e la storia ha fatto il proprio corso, ma in quella terra è ancora vivo il ricordo del santo, amico del popolo e grande innamorato di Cristo predicato con la parola e  con la testimonianza della vita.