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Scandalo Planned Parenthood. Chi risponde dal mondo cattolico?

Clinica di Planned Parenthood | Clinica di Planned Parenthood | da Flickr Clinica di Planned Parenthood | Clinica di Planned Parenthood | da Flickr

Sono ormai otto i video che hanno dimostrato come Planned Parenthood, la più grande “fabbrica di aborti” degli Stati Uniti, non solo pratica le interruzioni di gravidanza, ma vende gli organi dei feti. L’accusa è duplice: traffico di esseri umani e pratica dell’aborto parziale, necessaria per lasciare intatte le parti del feto e vietata dal 2003. I video hanno subito suscitato reazioni e dibattiti, specialmente negli Stati Uniti. Ci sono state risposte fortissime, come quella del Cardinal Sean O’Malley, arcivescovo di Boston, che ha scritto direttamente al Senato. Ma anche statements più deboli. Tanto che il noto intellettuale americano Roberto Royal ha chiesto a gran voce: dove è la Chiesa?

C’è da dire che i vescovi USA hanno parlato, e a lungo, sui temi dell’aborto. Nel 1974, hanno fondato il Comitato Nazionale per un Emendamento sulla Vita, che mira a cambiare la Costituzione USA con un emendamento che possa difendere la vita umana. La commissione (conosciuta con l’acronimo americano NCHLA) lavora con il Segretariato dei vescovi per le attività pro-life. E l’NCHLA ha il compito di coinvolgere la popolazione e spingerli a contattare i membri del Congresso in supporto della vita. A questo punto, però, sembra necessario un salto di qualità nel dibattito.

Di certo, la storia di Planned Parenthood non è rimasta senza strascichi. Planned Parenthood conta circa 700 cliniche, con un budget che supera il miliardo di dollari annuo. Effettuano 300 mila aborti l’anno, e “grazie alle politiche del Presidente Obama, il colosso riceve da anni ampi finanziamenti pubblici.” Il colpo dato dalla diffusione dei video (fino ad ora otto) è stato notevole.

La risposta più attesa era quella dell’amministrazione Obama, la quale tuttavia si è limitata a “è tutto una grande bugia”. Invece di soffermarsi sulle gravi accuse di traffico di esseri umani e sulla pratica di un’operazione vietata dalla legge, il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest ha descritto i video come “fuorvianti” ed ha poi aggiunto: “Confido che il Presidente Obama abbia letto i report che sollevano grandi dubbi sulla modalità in cui i filmati sono stati selettivamente modificati, con lo scopo di distorcere non solo le parole degli individui, ma anche la posizione del Planned Parenthood”. Quando gli viene chiesto se l’amministrazione prenderà in considerazione la possibilità di tagliare i fondi alla federazione, la risposta è un “no” secco. Non un accenno alla presunta violazione della legge federale e alla trattazione sui prezzi dei tessuti fetali.

Tuttavia, alla luce dello scandalo, altre personalità politiche hanno assunto una posizione diversa. Un ampio numero di Stati ha avviato indagini per scoprire se le “donazioni” di organi e tessuti violino realmente gli statuti federali in tema di traffico di organi. Undici senatori statunitensi hanno scritto una lettera chiedendo al Procuratore Generale Loretta Lynch di avviare un’inchiesta federale.

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Il Kansas è l’ottavo stato ad annunciare un’investigazione, dopo Ohio, Indiana, Texas, Louisiana, Arizona, Georgia e Missouri. Secondo le previsioni, altri seguiranno l’esempio.

E intanto le indagini hanno indotto e stanno ancora inducendo molti leader politici a tagliare i fondi e a chiudere le “cliniche degli orrori”. Quattro strutture sono state chiuse in Florida, dove sono state riscontrate irregolarità gravi, a seguito di controlli richiesti direttamente dal governatore. Nel New Hampshire sono stati tagliati fondi pubblici per Planned Parenthood di circa 650 mila dollari, e un taglio dei fondi è stato predisposto anche in Louisiana, anche i contributi pubblici a Planned Parenthood sono stati tagliati dallo Utah, dall’Arkansas e dall’Alabama.

Anche le multinazionali, che pure finanziavano Planned Parenthood con fior di fondi, stanno togliendo l’appoggio economico alla multinazionale dell’aborto. Una scelta anche di marketing. Molte di queste compagnie sono coloro che hanno firmato un “amicus curiae,” una sorta di partecipazione civile al processo negli USA, per appoggiare l’introduzione del matrimonio omosessuale negli Stati Uniti. Introduzione che di fatto è avvenuta con una recente decisione della Corte Suprema.

Uno scandalo che il mondo cattolico deve tenere d’occhio. In generale, c’è un po’ di superficialità. La Cardinal Newman Society, già nel 2011, aveva individuato negli Stati Uniti circa 150 atenei cattolici che avevano un qualche rapporto con Planned Parenthood, o per segnalare studenti per gli stage, o semplicemente per indicare una clinica di Planned Parenthood per alcune iniziative, o anche per aver inserito Planned Parenthood nei panel o tra gli sponsor di alcuni eventi. Hanno rifatto la ricerca in questi giorni, e sono ancora 63 gli atenei che mantengono nei loro siti web il nome Planned Parenthood a più titoli.

Si tratta di una ricerca web, ma segnala anche un problema culturale. Che fa il paio con la domanda principe: dove è il mondo cattolico? È il tempo, per i cattolici, di mobilitarsi. E mettere fine alla bugia dell’aborto, che – come hanno dimostrato i video – trasforma gli esseri umani in oggetti, piuttosto che difendere la cosiddetta “salute sessuale e riproduttiva.”