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Si chiude l’Anno Sturziano. Becciu: “I cristiani devono partecipare in politica”

Si chiude con una Messa presieduta dal Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi l’Anno Sturziano, che ha celebrato la figura e le opere del sacerdote siciliano

Don Luigi Sturzo | Un ritratto del Servo di Dio Luigi Sturzo | blogsicilia Don Luigi Sturzo | Un ritratto del Servo di Dio Luigi Sturzo | blogsicilia

Il 18 gennaio 1919, don Luigi Sturzo diffondeva l’Appello ai Liberi e Forti, il manifesto politico che segnò la fine dell’assenza cattolica dalla scena politica dopo il non expedit e diede le linee guida di quello che doveva essere l’impegno dei cattolici in politica. E quell’impegno politico di don Sturzo, sottolinea il Cardinale Angelo Becciu, “ricorda ancora oggi che i cristiani devono sentire il dovere di partecipare attivamente alla vita della comunità, impegnandosi anche in politica”.

Il prefetto della Congregazione della Cause dei Santi ha concluso l’Anno Sturziano. Un anno lanciato dalla diocesi di Caltagirone, città da cui proveniva il Servo di Dio Luigi Sturzo, proprio per celebrare il centenario dell’Appello ai Liberi e Forti e andare ad approfondire la figura del dinamico sacerdote siciliano, la cui causa di beatificazione è in corso: la fase diocesana è terminata già nel novembre del 2017.

Il Cardinale Becciu spiega prima di tutto il senso della santità, sottolinea che “tutti noi battezzati siamo chiamati a santificarci in ogni condizione di vita, anteponendo la volontà di Dio alla propria”, perché “la santità dà senso pieno alla vita di ogni uomo”.

Il Cardinale ha poi ricordato come don Sturzo abbia individuato “nell’impegno sociale dei cattolici il punto di gravità di una rinnovata partecipazione dei cattolici alla vita del Paese”, che lo portò ad impegnarsi per un programma sociale popolare e di stampo democratico cristiano.

E fu sempre don Sturzo, racconta il Cardinale Becciu, a prodigarsi generosamente per “testimoniare nella società del suo tempo il Vangelo della giustizia e della speranza”, senza mai dimenticarsi di “essere sacerdote, quindi portatore di un messaggio intramontabile che supera spazi, confini e tempi”.

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Ma, nonostante fosse sacerdote, don Sturzo “non cessò di indicare e rispettare i giusti confini tra politica e religione, nella convinzione che Stato e Chiesa sono chiamati a collaborare per il bene delle stesse persone, ma nella netta distinzione di ruoli e di competenze”, e per questo promosse la “visione cristiana della laicità dello Stato che non è opposizione o contrasto, ma rispetto e collaborazione tra la comunità civile e quella ecclesiale per il vero bene dell’uomo e della famiglia umana”.

Il Cardinale Becciu dunque sottolinea l’esempio dato da don Sturzo, afferma che i cristiani sono chiamati ad impegnarsi anche in politica, da intendere – come faceva Paolo VI – come “la forma più alta di carità”, come “una missione che richiede spirito di servizio, generosa disponibilità, disinteresse e spiccato senso delle istituzioni”.

C’è un “itinerario di santità” da compiere anche al servizio delle istituzioni, nota il Cardinale Becciu, e lo dimostra proprio don Sturzo, il quale “con le sue scelte, le sue idee, la sua sollecita opera per la libertà, è stato un faro di luce per la gente del suo tempo”.

Così, il ricordo di don Sturzo “stimola i credenti e tutti gli uomini di buona volontà a porsi generosamente al servizio della collettività, con una speciale attenzione alle fasce più disagiate, favorendone anche il progresso spirituale”, ma incoraggia anche a “coltivare quei valori umani e cristiani che formano il ricco e irrinunciabile patrimonio ideale dell’Europa”.

Ma non solo. Sturzo ci esorta “a far risuonare nelle comunità cristiane, segnatamente in questa Chiesa particolare di Caltagirone, la chiamata alla santità che riguarda ogni battezzato e ogni condizione di vita”.

 

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