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Stazioni quaresimali, Santa Maria Maggiore la basilica che non è parrocchia

La chiesa di san Vito in una stampa antica  |  | www.sanvito-roma.it La chiesa di san Vito in una stampa antica | | www.sanvito-roma.it

Santa Maria Maggiore all’ Esquilino è la tappa del pellegrinaggio stazionale di oggi.

La Basilica papale nasce per un miracolo, quello famoso della neve caduta il 5 agosto come risposta alla preghiera di Papa Liberio nel IV secolo che aveva chiesto a Dio di mostrargli dove costruire una chiesa alla madre di Gesù.

Basilica quindi, dove si costudisce anche la reliquia della culla di Gesù,  dove si venera la Salus Populi romani e dove Papa Francesco si reca prima e dopo ogni viaggio.

E’ a Santa Maria Maggiore che si conclude la processione del Corpus Domini ogni anno con la Benedizione Eucaristica.

Scrigno d’arte e luogo di penitenza grazie al lavoro dei Padri Domenicani cui è affidato il ministero della Confessione, con un Collegio dei Penitenzieri.

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Ma la basilica non è parrocchia. O meglio la chiesa parrocchiale di riferimento è la vicina chiesa di san Vito.

La Parrocchia di Santa Maria Maggiore in San Vito è molto speciale.

L’edificio a pochi passi dalla basilica su via Carlo Alberto ha una storia antica che la lega alla basilica.

Nominata per la prima volta nella biografia di Leone III tra l’VIII ed il IX secolo, cadde in rovina e venne ricostruita nel 1477.  Con l’allargamento del rione oltre lle Mura serviane, fu cambiato l’orientamento originale della chiesa, e solo negli anni ’70 i restauri hanno riportato l’entrata principale in via di San Vito.

Fu Leone XII nel 1824 a dichiarala sede della “parrocchia di Santa Maria Maggiore in San Vito”.

Il 13 novembre del 1988 Papa Giovanni Paolo II si recò in visita a questa parrocchia di “frontiera” . Disse il Papa: “Penso anch’io che voi siete una comunità, una parrocchia di frontiera comprendente le varie realtà che avete elencato. E lo è anche se si prende in considerazione una grande realtà soprannaturale, che si chiama Santa Maria Maggiore. Ecco, occorre che la vostra parrocchia – che è anche dedicata a Santa Maria Maggiore, Santa Maria Maggiore in san Vito – occorre che la vostra parrocchia sappia bene coordinare, sappia bene avvicinare queste due realtà. Perché essere di frontiera è anche una cosa positiva. Attraverso questa frontiera le persone, i gruppi, le comunità devono saper passare dal male al bene, dal peccato a Santa Maria Maggiore, dove non mancano confessionali”.

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La frontiera è data dalla presenza di due entità. Da un parte i romani di antica residenza, spesso persone anziane e sole, e dall’altra la forte presenza di immigrati extracomunitari in particolare cinesi. La zona è un po’ la Cinatown di Roma, ma c’è anche una forte presenza islamica tanto che un luogo di preghiera è proprio a fianco alla chiesa.

La chiesa è proprio sul limite delle antiche mura severiane, la cinta muraria urbana più antica di Roma di cui rimane in vista l’ arco.

Il Parroco don Pasquale Magagnini si occupa della cura pastorale dal 2000.