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Stazioni quaresimali, Santa Pudenziana, uno dei luoghi dove soggiornò San Pietro

La chiesa romana all'estremo lembo della Suburra

Santa Pudenziana all'esterno  |  | Wikipedia Santa Pudenziana all'esterno | | Wikipedia

Siamo arrivati al martedì della terza settimana di Quaresima e il pellegrinaggio stazionale che quest’anno si fa solo virtualmente arriva a Santa Pudenziana. Il Cardinale Schuster indicava questa sede come residenza pontificia perché casa dei Pudenti dove si ricollegano le memorie di San Pio I e di suo fratello Erma.

La chiesa di Santa Pudenziana viene costruita alla fine del IV secolo riutilizzando i muri di un edificio romano del II secolo, per alcuni un complesso termale con una basilica coperta, per altri un edificio “polifunzionale” con un cortile scoperto poi trasformato in chiesa. Deve essere stata costruita da Papa Siricio (384-399) a giudicare da alcune iscrizioni conservate nella chiesa. Ma la decorazione viene portata a termine alcuni anni dopo da Papa Innocenzo I con il famoso mosaico absidale. Rappresenta Cristo circondato dagli apostoli e da due figure femminili, immagini dei due aspetti della Chiesa, la Ecclesia ex circumcisione e la Ecclesia ex gentibus. Sullo sfondo si vede una città in cui gli studiosi hanno voluto riconoscere Roma, Gerusalemme o la Gerusalemme celeste.

Un’iscrizione nel mosaico parla della Ecclesia Pudentiana, cioè la chiesa di Pudente. Nelle fonti più antiche, la chiesa porta infatti un nome maschile, quello di Pudente, un personaggio probabilmente facoltoso che in qualche modo deve aver contribuito alla costruzione della chiesa forse con un lascito testamentario. Ma dall’aggettivo al femminile Pudentiana è nato il nome attuale femminile della chiesa, e le leggende medievali raccontavano delle due sorelle Pudenziana e Prassede, cui è intitolata un’altra importante chiesa antica nelle vicinanze.

E' possibile inoltre ammirare i ricordi bronzei del Cardinali Czacki e Luciano Bonaparte sovrastati dal paradiso del Pomarancio ed attorniati da vivide pitture di Federico Zuccari.

"Dextera Domini exaltavit me" si ripete nella liturgia e si procede in questo estremo lembo della "suburra".

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