Giovani, ma non solo sul lungomare Caracciolo per Papa Francesco. L’ultimo abbraccio con Napoli si consuma sul mare, con i 100mila che partecipano ad un dialogo semplice e franco. Abbandonato il testo preparato, la richiesta di Francesco è quella di un nuovo patto fra giovani ed anziani. “Ogni primavera si fiorisce un'altra volta”, dice; e consiglia: “Ai giovani, non perdere la speranza; agli anziani portare avanti la saggezza”. Ma, più di tutto, esorta ad andare avanti insieme, perché “un popolo che non cura i giovani e gli anziani non ha futuro”. E la voglia di futuro è la migliore “uscita dalla crisi”.

Si parla di speranza su lungomare Caracciolo, ma anche di fede e di “cultura dello scarto”; con un filo conduttore, la testimonianza cristiana. E se, dice il Papa, “la famiglia è in crisi ed è vero. I giovani non vogliono sposarsi, preferiscono convivere, senza compromessi. Non è una cosa di moda sposarsi oggi”, il papa si chiede: ma chi vuole sposarsi, lo fa sempre perché vuole “ricevere il sacramento o perché socialmente bisogna fare così?”. “Mi è successo”, dice Francesco raccontando alcune testimonianze della sua “precedente diocesi”, Buenos Aires. “Dopo una lunga convivenza stiamo cercando la chiesa che sia in armonia con il vestito”.  “Ma dimmi – replicò il Papa: con che fede ti sposi tu?”.

Ecco perché, per Francesco, bisogna avere molta cura, perché “la famiglia è sotto attacco”, ci sono tante “colonizzazioni ideologiche” e “lo sbaglio della mente umana che è la teoria del gender”. Tante sono le forme di “secolarismo attivo”, ma il Papa ammette: “Non ho la ricetta”; tuttavia, “la Chiesa è consapevole di questo” e “il Signore ha ispirato il Sinodo”.

L’attenzione del Papa si focalizza sul percorso verso il Sacramento: la preparazione al matrimonio non può essere un “corso, diventate sposi in 8 lezioni. Bisogna cominciare dalla casa, dagli amici, dal fidanzamento”; e comunque – torna il consiglio per le coppie sposate – “non finite la giornata senza fare la pace”.

Rispondendo sul tema della trasmissione della fede, il Papa ricorda come “il nostro è un Dio delle parole, dei gesti e dei silenzi. Pensate ai silenzi nella Bibbia”, dice. “Il più grande silenzio di Dio è stata la croce”, ma “poi è successo il grande miracolo della risurrezione”.
“Ma i silenzi di Dio – aggiunge - non si possono spiegare senza guardare il crocifisso”; come rispondersi altrimenti alla domanda: “Perché soffrono i bambini?”. “Dio – spiega - ci ha creato per essere felici; ma tante volte tace”.

Non poteva mancare una domanda sugli anziani, fatta da Erminia, 95 anni. “Si accomodi – le dice il Papa - Quando sento dire che Lei ha 95 anni io ho voglia di dirle, "io sono Napoleone"”.

“Lei – risponde il Papa - ha detto una parola chiave nella nostra cultura, scartare. Gli anziani vengono scartati perché questa società butta quello che non è utile”. Per esempio: “Perché avere bambini? Meglio non averne. Con un cagnolino e un gatto mi arrangio. Si scartano i bambini, si scartano gli anziani. Si lasciano soli”, “si lasciano morire”.

Per il papa, infatti, non c’è solo l’“eutanasia della puntura”, ma anche “quella di non dare medicine, non dare cure”, lasciare gli anziani nella tristezza. Invece, “vicinanza, amicizia, tenerezza sono la migliore medicina”, ma l’“affetto è la medicina più importante”.
Francesco invita i figli a non abbandonare i genitori, e chiede un “esame di coscienza”: “Perdi il tempo con la tua mamma o papà anziani?”, “Quarto comandamento... Dai affetto ai tuoi genitori? Li abbracci? Gli dici che gli vuoi bene?”; “mai scartare un anziano, mai”.

“C’a Maronn v’accumpagn”, conclude, e Papa Francesco saluta Napoli riprendendo l’elicottero alla volta del Vaticano.