Sessanta centimetri di altezza che un ignoto artigiano ha cesellato da un unico legno; la manina destra con 3 dita alzate e, in quella sinistra, un cuore rosso dove arde una fiammella d’oro; una tunica beige che lo cinge, scorrendo giù fino ai piedini. Si presenta così ai fedeli, nella sua maestosa semplicità, il “Bambinello di Padre Pio”, devozionale reliquia che il Santo di Pietrelcina ha tenuto per anni nella sua cella a San Giovanni Rotondo (lo chiamava il “Bambinello dei baci” perché, ogni volta che vi era davanti, gli rivolgeva preghiere e lo baciava) e che verrà esposta, a partire dal 24 dicembre e per tutte le prossime feste natalizie, nella Chiesa di San Salvatore in Lauro in via dei Coronari.

Il Gesù bambino di Padre Pio ha una storia del tutto singolare. E’ infatti possibile ammirarlo, ora, pubblicamente grazie all’intervento, 50 anni fa, di uno tra i più amati attori italiani del secolo scorso, Carlo Campanini, torinese di nascita ma romano d’adozione. Ma tale episodio non è mai stato pubblicizzato.

“Papà frequentava San Giovanni Rotondo” –ricorda Maria Pia Campanini, figlia dell’artista e custode del Bambinello- “e quando andava a trovare il Frate di Pietrelcina nel luogo della clausura, fuori della sua cella vedeva questo bel Gesù bambino, il “Bambinello dei baci”, talmente bello che un giorno di inizio primavera del 1966 chiese a Padre Pio di poterlo far uscire dal suo ‘confine’ di preghiera e portarlo ‘nel mondo’. Il Frate superiore non ci pensò due volte e glielo donò. Da allora la mia famiglia ne è custode”.

Particolare della tonaca, che ha il colletto rotondo, sul bordo inferiore vi è cucita una sequenza di piccole croci dorate. La corona, invece, che porta sul capo reca incise le parole: “Cuor del Mondo”. La chiesa di San Salvatore in Lauro, santuario dedicato alla Madonna di Loreto, è centro di coordinamento romano e regionale dei gruppi di preghiera di Padre Pio e luogo di grande attrazione per molti devoti.