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Ci ha lasciato Paloma Gomez Borrero, la prima giornalista dei voli papali

Paloma Gomez Borrero ai microfoni di COPE |  | COPE
Paloma Gomez Borrero ai microfoni di COPE | | COPE
Paloma Gomez Borrero in volo con Giovanni Paolo II |  | Osservatore Romano
Paloma Gomez Borrero in volo con Giovanni Paolo II | | Osservatore Romano

Paloma Gomez Borrero era una Vip nella sua Spagna. Per me è stata una amica.

È tornata alla casa del Padre venerdì sera, fulminata da un cancro. Ma la malattia le ha rubato solo pochi giorni di attività. Per lei, prima donna ad essere corrispondente all’estero per la tv spagnola, compagna di viaggio dei Pontefici, amica di Giovanni Paolo II, pluripremiata, sarebbe stato impossibile stare troppo lontana dal suo lavoro. Voce simbolo della COPE, la radio dei vescovi di Spagna, aveva un sorriso che ti conquistava.

Ho avuto la gioia di averla alla presentazione del libro “ Compagni di viaggio” dove ho raccolto le conversazioni di Giovanni Paolo II con i giornalisti, e mi ha “regalato” una bellissima intervista per quel libro. Eccola: 

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Paloma Gomez Borrero ha iniziato a viaggiare al seguito del papa proprio con il pontificato di Giovanni Paolo II.

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Paloma è una istituzione tra i giornalisti del volo papale, ed è stata anche una delle prime donne ad avere il ruolo di vaticanista.

Giovanni Paolo II ha grazie a lei ha potuto dimostrare anche come reputasse importante il “genio femminile” anche nel giornalismo.

“Io non discrimino le donne”, disse una volta il papa in un pranzo di vescovi a Goa dove aveva invitato Paloma, unica donna, tra il suo seguito. Un benevolo richiamo al vescovo che aveva “discriminato” le suore per l’incontro con il pontefice, lasciandole fuori della Cattedrale dove erano solo preti e seminaristi.

E così per Paloma Gomez Borrero, è stato semplice pensare durante un volo intercontinentale, a mandare una richiesta a Giovanni Paolo II che non aveva potuto finire la sua conferenza a causa delle turbolenze, perché le tre donne del volo avessero le stesse possibilità dagli uomini.

La risposta fu pronta. Il papa chiamò le tre giornaliste per una chiacchierata privata.

Paloma: “La prima cosa che ci colpì e che ruppe tutti gli schemi fu trovare un papa che faceva una conferenza stampa aerea e non off the records. Tutto quello che diceva si poteva prendere e usare, nessuno ha mai messo censure o ci ha detto “è solo fra di noi”. Poi la seconda cosa era la capacità di cambiare le lingue perché potevi fare una domanda nella tua lingua sapendo che ti rispondeva in quella lingua. Anche se le risposte più complete e ricche erano quelle in italiano e ovviamente in polacco, ma c’erano pochi giornalisti polacchi.”

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Quale è stato il tuo primo viaggio?

Paloma: Il primo viaggio è stato in Messico. Gli chiesi: dove va la Chiesa nel mondo con Giovanni Paolo II? E lui rispose: avanti e con il Vangelo in mano.

Poi nel viaggio in Polonia andai sul volo papale. Gli feci una domanda che suscitò un grande dibattito in Spagna. In effetti, conoscendo meglio il papa, capii che era una risposta semplice. Gli chiesi: Santità tutti gli spagnoli la aspettano, quando verrà in Spagna? E lui: tutti non credo.

E su questo “tutti” si fecero tante elucubrazioni, immaginando chissà quali commenti e pensieri del papa sul governo o altro. Io credo che lui volesse semplicemente dire una battuta. Come quando ti dicono: tutti ti amano molto! E tu rispondi: non credo proprio tutti. Insomma una frase di convenienza. Ma capitava che ci fossero risposte così.

Poi man mano che ci conosceva meglio c’erano risposte sempre più familiari, simpatiche.

E c’era davvero una ressa per capire cosa aveva risposto ad uno o ad un altro. Molte erano domande che si ripetevano, e poi si cercava tra noi di capire che cosa aveva detto. Allora Navarro Valls decise di mettere un po’ di ordine, anche perché il papa cominciava ad essere un po’stanco.

Navarro chiedeva già prima di partire delle domande, e avevano la precedenza i giornalisti del paese dove andava. E a me la precedenza me la dava sempre il papa!

Una volta sul volo verso gli Stati Uniti…

Paloma: Si, tutti stavamo parlando del caso Paula Cooper, che era stata condannata a morte. Allora io ho chiesto al papa: ne parlerà con il presidente? E lui: che bella idea, la voglio nominare consigliera dal papa! Scherzava con affetto. Amava scherzare con le persone che conosceva. Infondo era un po’ timido.

Ma lo hai mai visto adirato?

Paloma: Mi ricordo, una volta. Fece lo stesso gesto, puntando l’indice, che fece quando incontrò in Nicaragua Ernesto Cardenal nel 1983 all’aeroporto.

E fu proprio Cardenal poi a spiegare a noi giornalisti che il papa con il dito puntato gli aveva detto: devi sistemare quanto prima la tua situazione con la Chiesa. E Cardenal gli rispose: si Santità!

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Ecco una volta eravamo di ritorno da un faticosissimo viaggio in Australia, Bangladesh, Nuova Zelanda, Figi e Papua Nuova Guinea, io gli dissi: Santità, ma valeva la pena? E lui con lo stesso gesto della mano mi rispose: vale la pena, vale la pena! Perché io porto un messaggio di salvezza al mondo che è costato il sangue di Cristo!

Ma le sue risposte erano sempre così chiare e facili da interpretare?

Paloma: A volte era davvero difficile interpretarlo. Un volta gli chiesi, in spagnolo: qual è la parola in spagnolo che più le piace? E lui mi risponde: palabra, parola! Io non capii, ma poi pensai che forse intendeva dire: Parola,Verbo, Logos. E lo aveva detto in spagnolo.

Tutti gli chiedevate se era stanco, come stava in salute, e il papa ha sempre risposto scherzando, anche nei tempi più difficili per la sua malattia?

Paloma: Negli ultimi tempi eravamo noi ad andarlo a trovare un momento perché lui non ce la faceva a fare una conferenza stampa. Noi lo salutavamo e basta. Ma lui non voleva interrompere il nostro rapporto con lui. Credo pensasse: infondo questi “corridori del cielo” che si stancano tanto, che mi devono seguire e di cui ho bisogno, altrimenti quello che sto dicendo lo sanno in un paese solo e poi finisce, questi giornalisti hanno diritto ad un rapporto con me. Aveva stima di noi e si sentiva anche responsabile della nostra stanchezza. E tanto più era anziano e capiva anche questa stanchezza e più la proiettava in noi. E cercava di proseguire questo rapporto con un saluto personale e una foto. Potevamo dirgli qualcosa, anche se non erano domande perché non era il caso, ma si poteva chiedergli come stava. E la risposta più divertente fu quando disse: per sapere come sto devo leggere i giornali!