Concistoro pubblico per la canonizzazione di quattro beati. Papa Francesco lo ha fissato per sabato 27 giugno alle ore 10 nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano.

Tra i nuovi santi, Vincenzo Grossi, sacerdote diocesano, fondatore dell’Istituto delle Figlie dell’Oratorio. Riconosciuto un miracolo attribuito all’intercessione del Beato cremonese. Si tratta di una guarigione avvenuta 25 anni fa a Pizzighettone, paese natale del beato Grossi.

Don Grossi era stato beatificato da papa Paolo VI il primo novembre dell’Anno Santo 1975. “Il fatto – ricorda madre Marilena Borsotti, superiora generale delle Figlie dell’Oratorio – riguarda una bambina di due mesi di Pizzighettone affetta da una grave malattia ematica. Elemento risolutivo avrebbe potuto essere solo il trapianto di midollo, ma nessun familiare è risultato compatibile. Mentre la bambina era sostenuta con trasfusioni e trattamenti palliativi, una nostra suora invitò a pregare il beato Vincenzo. I familiari iniziarono a pregare insistentemente e dopo un certo periodo la bambina risultò guarita. Oggi ha 25 anni e sta bene: quella patologia non si è più manifestata”.

Sarò canonizzata anche Maria dell’Immacolata Concezione, religiosa, superiora generale della Congregazione delle Sorelle della Compagnia della Croce. Anche per lei, Papa Francesco ha approvato un miracolo. Spagnola di Madrid, è stata proclamata beata dal prefetto della congregazione per le Cause dei Santi, Angelo Amato il 18 settembre 2010 nello Stadio Olimpico de la Cartuja a Siviglia, alla presenza di 45mila persone.

Gli altri due santi saranno gli sposi Ludovico Martin e Maria Azelia Guérin, genitori di S. Teresa di Lisieux. Erano stati beatificati nel 2008 su mandato di Benedetto XVI: il rito era stato presieduto dal Cardinale Josè Saraiva Martins, allora Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi.

“Tra le vocazioni a cui gli uomini sono chiamati dalla Provvidenza, il matrimonio è uno dei più nobili e dei più elevati – disse il cardinale Martins in quell’occasione - . Luigi e Zelia hanno capito che potevano diventare santi non malgrado il matrimonio, ma attraverso e con il matrimonio, e che lo stesso matrimonio doveva essere considerato come il punto di partenza di una salita a due. Oggi la Chiesa non ammira soltanto la santità di questi figli della terra di Normandia, un dono per tutti, ma si riflette in questa coppia di Beati che contribuiscono a rendere più splendido e bello l’abito nuziale della Chiesa”.

“Non ammira solamente la santità della loro vita – continuava -, ma riconosce in questa coppia la santità eminente dell’istituzione dell’amore coniugale, come è stato concepito dal Creatore stesso. L’amore coniugale di Luigi e Zelia è un puro riverbero dell’amore di Cristo per la sua Chiesa, ma è anche un puro riverbero dell’amore risplendente, senza macchia, nè ruga, o alcunché di simile, ma santo e immacolato (Ep 5,27) del modo con cui la Chiesa ama Cristo, il suo Sposo. Il Padre ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nell’amore (Ef 1,4)”.