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Ernesto Olivero racconta la storia dell’Arsenale dell’Armonia

Ernesto Olivero con il Presidente Mattarella |  | Sermig Ernesto Olivero con il Presidente Mattarella | | Sermig

Nelle scorse settimane il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato all’Eremo di Pecetto l’Arsenale dell’Armonia, sulla collina torinese, la nuova casa del Sermig dedicata a Madre Teresa di Calcutta, che ospita da alcuni mesi bambini con gravi malattie e ragazzi disabili. Nel giardino della struttura ha piantato un cedro del Libano che fu donato al Sermig dal libanese Frer Nour nel 2006: “Nella Bibbia rappresenta il giusto. Un gesto che ci richiama tutti alla responsabilità vicendevole, all’apertura, alla saggezza e alla disponibilità”. Nell’intervento ‘di poche parole’ il presidente Mattarella ha fatto gli auguri ad Olivero per la nuova realtà: “E' vero, le idee e i sogni sono più veloci della realtà. Non sarebbero idee né sogni se non lo fossero... Tra le varie scritte presenti al Sermig ce n'è una che mi ha sempre colpito, ‘La bontà è disarmante’. Pensare che l’Arsenale che era una fabbrica di armi sia adesso un luogo di solidarietà, di bontà, di accoglienza e di apertura dimostra davvero che la bontà è disarmante. E questo si diffonde, non è un sogno, non è un'idea astratta, ma è concreta realtà, è pratica quotidiana che si diffonde anche qui a Pecetto, in questa casa”. Ed infine ha ringraziato i bambini per aver cantato ‘bene’ l’inno nazionale. Dal canto suo, Ernesto Olivero, stimolato dal Presidente della Repubblica, ha spiegato il nome della nuova casa: “L’armonia è dare la possibilità a ognuno di esprimersi, permettere ai bambini di vivere una vita piena, di andare a scuola, giocare e crescere… Io non esisto, ma esistiamo in tanti, c’è il Brasile, la Giordania, amici di tante città diverse che hanno deciso di sognare con noi. Ma ci sono anche le suore di clausura dell’Isola di san Giglio, tra le più importanti per la nostra vita”. 

Quindi ci siamo fatti raccontare dal fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, la storia di quest’Arsenale dell'Armonia: “L’idea di un nuovo Arsenale nasce dal sogno di una donna che si chiamava Margherita. La sua famiglia aveva acquistato l’ex eremo dei Camaldolesi di Pecetto, sulle colline torinesi, nel 1930. Il suo sogno era che diventasse una casa per aiutare e formare i giovani. Negli anni a seguire luci e ombre si sono susseguite, insieme ad ostacoli e lotte. Ma il bene esiste e resiste nel tempo. Nel 2004, grazie alla generosità del Padri Somaschi che ci hanno donato questa casa, il sogno di Margherita ha incrociato la vita del Sermig. ‘Armonia’ è la parola che ci è venuta incontro un anno fa circa quando con l’amico giardiniere Paolo Pejrone cercavamo di immaginare il prato, il bosco, gli orti, il frutteto qui fuori. Quel giorno il cielo era terso, l’arco alpino ci avvolgeva. Ci siamo detti: questo dovrà essere un luogo di luce, la luce del sole che illumina erba, alberi, fiori; ma anche la luce che emana dalle persone che vivono insieme e si vogliono bene; la luce degli occhi dei bambini che ospitiamo; la luce che trasmettono le persone semplici, buone di cui questa casa inizia già ad essere circondata. Armonia è il progetto di questa casa e di chi la abita. Il desiderio di trasformare un luogo abbandonato in luogo di vita. Ma è anche un metodo per tutti, per cambiare il mondo. Perché il mondo oggi soffre proprio perché non trova questa armonia”.

Come è sorta la scelta di accogliere bambini e giovani disabili?

“Come tanti altri progetti del Sermig anche questo progetto non è nato a tavolino, ma da situazioni concrete che abbiamo incontrato. Nella nostra regola c’è un punto centrale che dice: l’imprevisto accolto. E cos’è l’imprevisto? Semplice. E’ la situazione che bussa alla tua porta, che apparentemente non sai spiegare e che magari cambia improvvisamente i tuoi piani. A noi è successo sempre così. I bambini malati ci sono entrati nel cuore in Brasile, poi in tanti progetti in giro per il mondo. Quando a Torino, un’associazione ci ha chiesto una mano per sostenere famiglie straniere che vivevano l’esperienza della malattia dei figli, abbiamo detto di sì. Stessa cosa per la disabilità. Quando una situazione ci provoca, noi diciamo: se è possibile, è già fatto”.

Per quale motivo questo Arsenale è stato dedicato a Madre Teresa?

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“Madre Teresa è stata una nostra amica, una delle più care. Ma anche lo strumento per far maturare una nuova consapevolezza. Dopo la sua morte, abbiamo trovato una lettera senza data e firmata da lei con un messaggio molto chiaro: ‘Caro Ernesto Olivero, grazie per tutto il bene che stai facendo per Gesù. Penso che dobbiamo prendere la Madonna con noi e insieme a Lei andare alla ricerca dei bambini, dei giovani, per portarli a casa’. Casa è dove ci sono tranquillità, spiritualità, principi, sicurezza. Ecco, quando abbiamo visto il nuovo Arsenale abbiamo capito che alla Madre sarebbe piaciuto, avrebbe visto con stupore una ‘casa’ dove riportare i bambini e i più giovani”.

Quindi ancora una volta la bontà è disarmante, come ha sottolineato il presidente Mattarella?

“La bontà è la chiave di ogni cambiamento, ma senza fanatismi. Nella nostra storia abbiamo visto davvero il male cambiare in bene, persone che hanno sbagliato convertirsi, drammi profondi trasformati dalla speranza. Ma è un cammino da percorrere a volte nella fatica. Quando ripenso agli arsenali ho presente lo stupore di quanto è avvenuto, ma ricordo anche tante cattiverie, calunnie, sofferenze. La cosa importante è non farsi mai fermare, ma andare avanti, sapere che la nostra strada è guidata e che a noi spetta solo compiere il nostro dovere”.