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Il Papa all'Angelus prega per la Turchia e parla dello sguardo di Gesù

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"Ieri abbiamo ricevuto con grande dolore la notizia della terribile strage avvenuta ad Ankara, in Turchia; dolore per i numerosi morti; dolore per i feriti; dolore perché gli attentatori hanno colpito persone inermi che manifestavano per la pace. Mentre prego per quel caro Paese, chiedo al Signore di accogliere le anime dei defunti e di confortare i sofferenti e i familiari. Facciamo una preghiera tutti insieme". Lo ha detto Papa Francesco dopo aver recitato l'Angelus in piazza San Pietro, invitando i fedeli a un momento di raccoglimento. In mattinata anche un telegramma a firma del Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, in cui il Papa aveva espresso i suoi sentimenti di cordoglio e preghiera.

Sempre dopo la preghiera mariana, Papa Francesco ha ricordato anche che il 13 ottobre ricorre la Giornata internazionale per la riduzione dei disastri naturali. "Va purtroppo riconosciuto che gli effetti di tali calamità sono spesso aggravati da mancanze di cura dell'ambiente da parte dell'uomo - ha detto il Pontefice - Mi unisco a tutti coloro che in modo lungimirante si impegnano nella tutela della nostra casa comune, per promuovere una cultura globale e locale di riduzione dei disastri e di maggiore resilienza ad essi, armonizzando le nuove conoscenze con quelle tradizionali, e con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili".

Prima della preghiera mariana, invece, nel corso della sua consueta meditazione domenicale, Papa Francesco ha commentato il vangelo del giorno, parlando “tre scene, scandite da tre sguardi di Gesù”.

Parlando del “giovane ricco”, Bergoglio afferma che “ha il cuore diviso tra due padroni: Dio e il denaro, e se ne va triste”. E “questo dimostra che non possono convivere la fede e l’attaccamento alle ricchezze. Così, alla fine, lo slancio iniziale del giovane si smorza nella infelicità di una sequela naufragata”. Ma “se ci affidiamo al Signore, possiamo superare tutti gli ostacoli che ci impediscono di seguirlo nel cammino della fede. Affidarsi al Signore. Lui ci darà la forza, Lui ci dà la salvezza, Lui ci accompagna nel cammino”.

“Il giovane – ha continuato il Papa - non si è lasciato conquistare dallo sguardo di amore di Gesù, e così non ha potuto cambiare”. Ne deriva che “solo accogliendo con umile gratitudine l’amore del Signore ci liberiamo dalla seduzione degli idoli e dalla cecità delle nostre illusioni. Il denaro, il piacere, il successo abbagliano, ma poi deludono: promettono vita, ma procurano morte. Il Signore ci chiede di distaccarci da queste false ricchezze per entrare nella vita vera, la vita piena, autentica, luminosa”.

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“E io domando a voi, giovani, ragazzi e ragazze, che siete adesso in piazza – ha detto il Papa -: “Avete sentito lo sguardo di Gesù su di voi? Che cosa volete rispondergli? Preferite lasciare questa piazza con la gioia che ci dà Gesù o con la tristezza nel cuore che la mondanità ci offre?””