Nel 2017 Papa Francesco si recherà Fatima. Lo ha annunciato il Vescovo di Leiria-Fátima, Mons. António Augusto dos Santos Marto dopo aver incontrato il Santo Padre sabato scorso. L’occasione sarà il centenario delle apparizioni ai tre pastorelli, che ricevettero in custodia il “Segreto” dalla Vergine, la cui terza parte fu rivelata nel 2000 da Giovanni Paolo II.

Non ci sono ancora indicazioni sulle date del viaggio, che si pone sull’ampia scia di presenza dei Papi nel santuario portoghese. Ma nel Paese è già viva la preparazione al centenario delle apparizioni. Siamo infatti al quinto dei sette anni di cammino messi in cantiere dal Santuario.
“L´opzione di partire, in ogni ciclo del settenario, da una apparizione – spiega padre Carlos Cabecinhas, rettore del Santuario mariano - ci permette di identificare le idee fondamentali del messaggio di Fatima e approfondire le sue tematiche più significative, collegandole tra loro in modo organico e coerente”.

Quest’anno il tema è “Santificati in Cristo”, “essendo la santità di Dio, di  cui Egli ci fa partecipi, il nucleo teologico che sta alla base – spiega padre Carlos -. Si intende, in questo modo, evidenziare la Chiesa come comunione dei santi in quanto elemento catechetico: la santità, intesa come vita in comunione con Dio e secondo la Sua volontà, è la vocazione di ogni cristiano”.

Due anni fa Papa Francesco aveva accolto la statua della Vergine in piazza San Pietro, unendosi anche al Rosario e all’Adorazione Eucaristica al Divino Amore, in collegamento con i più importanti santuari mariani del mondo. “O Maria, facci sentire il tuo sguardo di Madre – la preghiera di Francesco -, guidaci al tuo Figlio, fa’ che non siamo cristiani ‘di vetrina’, ma che sanno ‘sporcarsi le mani’ per costruire con il tuo Figlio Gesù, il suo Regno di amore, di gioia e di pace”. Papa Francesco invitò a meditare sullo “sguardo” di Maria. “Quanto è importante – disse-! Quante cose si possono dire con uno sguardo! Affetto, incoraggiamento, compassione, amore, ma anche rimprovero, invidia, superbia, perfino odio”.

“Spesso – aggiunse – lo sguardo dice più delle parole, o dice ciò che le parole non riescono o non osano dire. Chi guarda la Vergine Maria? Guarda tutti noi, ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come Madre, con tenerezza, con misericordia, con amore. Così ha guardato il figlio Gesù, in tutti i momenti della sua vita, gioiosi, luminosi, dolorosi, gloriosi, come contempliamo nei Misteri del Santo Rosario,  semplicemente con amore. Quando siamo stanchi, scoraggiati, schiacciati dai problemi, guardiamo a Maria”.

A quello stesso sguardo si rivolse San Giovanni Paolo II, che volle ringraziare la Vergine di Fatima facendo incastonare sulla corona della statua il proiettile del fallito attentato del 1981. Fallito, secondo il Papa, proprio per l’intervento miracoloso della Vergine. “Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato. Unito a Cristo, sacerdote e vittima, offro le mie sofferenze per lo Chiesa e il mondo”, disse il Papa Santo parlando dell’attentatore Ali Agca, che poi si recò a Fatima nel 1982, nel 1991 e nel 2000, in occasione della beatificazione dei giovani veggenti, Jacinta e Francisco Marto. Intenso da sempre, invece, il rapporto con suor Lucia don Santos, la terza dei veggenti, morta a Coimbra dieci anni fa.

Proprio in quel 13 maggio del 2000 il Papa tolse il velo alla "Terza parte del Segreto di Fatima" che parlava di un "vescovo vestito di bianco che cammina fra i cadaveri dei carbonizzati e giunge ai piedi di una grande croce e cade a terra morto colpito da frecce e armi da fuoco", che secondo suor Lucia era proprio Giovanni Paolo.

Wojtyla durante l’omelia di quella visita allargò il campo, portando un messaggio di speranza e dicendo che “il messaggio di Fatima è un appello alla conversione, che mette in guardia l’umanità affinché non faccia il gioco del "drago"”, perché “’ultima meta dell’uomo è il Cielo, sua vera casa dove il Padre celeste, nel suo amore misericordioso, attende tutti”.

“Quante vittime nel corso dell’ultimo secolo del secondo millennio – disse -! Vengono alla memoria gli orrori della prima e della seconda grande guerra e quelli delle altre in tante parti del mondo, i campi di concentramento e di sterminio, i GULag, le pulizie etniche e le persecuzioni, il terrorismo, i sequestri di persona, la droga, gli attentati contro i nascituri e la famiglia”.

Nelle parole di Wojtyla ampi cenni alla misericordia, ma anche alla giustizia: “Dio vuole che nessuno si perda” e “nella sua sollecitudine materna la Santissima Vergine è venuta qui, a Fatima, a chiedere agli uomini di "non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso". È il dolore di madre che la fa parlare; è in gioco la sorte dei suoi figli. Perciò Ella chiede ai pastorelli: "Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori; tante anime finiscono nell’inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro"”.

Richiamo fatto proprio anche da Benedetto XVI, a Fatima nel 2010 e applicato alla Chiesa. Fece molto scalpore il suo monito contro la pedofilia, pronunciato durante la conferenza stampa in aereo verso Lisbona: “La più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa”. “La Chiesa – disse Benedetto XVI - ha quindi profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali e che il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia”.

Tra le parole pronunciate da Ratzinger durante la visita, anche il ricordo del centenario che festeggerà papa Francesco, in una sorta di scambio di testimone: “Tra sette anni ritornerete qui – disse Benedetto durante la messa a Fatima - per celebrare il centenario della prima visita fatta dalla Signora «venuta dal Cielo», come Maestra che introduce i piccoli veggenti nell’intima conoscenza dell’Amore trinitario e li porta ad assaporare Dio stesso come la cosa più bella dell’esistenza umana”.