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Papa Francesco verso l’America Latina, tra gioia del Vangelo e problemi sociali

Papa Francesco | Papa Francesco, udienza generale, Piazza San Pietro, Maggio 2015 | Daniel Ibáñez / CNA Papa Francesco | Papa Francesco, udienza generale, Piazza San Pietro, Maggio 2015 | Daniel Ibáñez / CNA

Otto giorni divisi in tre nazioni e due emisferi, tra luoghi della memoria, promozione sociale e annuncio del Vangelo. Il viaggio di Papa Francesco in Ecuador, Bolivia e Paraguay (dal 5 al 13 luglio) si presenta intenso e denso allo stesso tempo, e con un filo conduttore con il viaggio negli Stati Uniti e Cuba che è dato da un incontro: quello con i Movimenti Popolari che avverà il 9 luglio in Bolivia.

Un filo conduttore perché – spiega padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa della Santa Sede in un briefing con i giornalisti il 30 giugno – da questo incontro scaturiranno delle conclusioni che saranno consegnate a Papa Francesco, e che si spera questi possa utilizzare per il discorso che terrà alle Nazioni Unite il prossimo 25 settembre. Non c’è da escludere che lo faccia.

Perché Papa Francesco aveva già mostrato di condividere le istanze dei Movimenti Popolari, quando questi si erano incontrati in ottobre in Vaticano su iniziativa del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. Questo secondo incontro è coordinato dall’Avvocato Juan Grabois, e si tiene in Bolivia dal 7 al 9 luglio. Ci sono molte etichette del World Social Forum, di cui persino Caritas Internationalis è stata parte prima di dislocarsi più prudentemente al di fuori di esso, appoggiandone alcune istanze. Parteciperanno all’incontro il Cardinal Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali.

L’incontro è molto atteso, il presidente boliviano Evo Morales vi parteciperà come membro dei “cocaleros,” i raccoglitori di coca, e ha fatto molto scalpore la notizia che Papa Francesco potrebbe masticare foglie di coca. Ma non c’è niente di stupefacente in questo, le foglie di coca sono utilizzate in infusi e tisane che in Bolivia permettono di alleviare il problema dell’altitudine.

Piuttosto, la Bolivia è conosciuta come il posto dove si è sviluppata la cosiddetta “teologia andina,” promozione sociale e aiuto ai poveri con una qualche cognizione teologica pragmatica simil-socialista, ma un po’ più distante dal marxismo della Teologia della Liberazione. Un modo molto semplicistico di porla, in realtà, perché il dibattito teologico è ancora iin corso, in Sudamerica. Papa Francesco ci andrà con la sua Teologia del Popolo, che si rifà tutta alla pietà popolare.

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Per questo, ci sarà grande spazio per le improvvisazioni – padre Federico Lombardi lo dice chiaramente – con discorsi tutti in spagnolo, e con qualche sortita nel guaranì, l’unica delle lingue degli indios che è rimasta costantemente parlata in Paraguay. E tra gli appuntamenti in calendario c’è anche la visita al Santuario della Divina Misericordia di Guayaquil, in Ecuador. Un santuario che fu cominciato a costruire dal 2009, su decisione dell’Arcivescovo Arregui che aveva constata l’enorme afflusso di fedeli in occasione della benedizione dell’Altare della Divina Misericordia all’interno della cattedrale del Paese.

È un viaggio della memoria gesuitica per Papa Francesco. Oltre ai consueti incontri con poveri ed emarginati, uniti agli incontri istituzionali, oltre alle Messe e alle omelie, il Papa in Ecuador visiterà la Iglesia de la Compania, a Quito, costruita dai gesuiti dopo che il primo nucleo arrivò in Ecuador nel 1586. Di questa comunità di Gesuiti, racconta padre Lombardi, Papa Francesco è stato anche ospite.

In Bolivia, il Papa arriverà all’aeroporto El Alto l’8 luglio (è l’aeroporto più alto del mondo) farà un giro tra la folla e poi si trasferirà a La Paz, 1000 metri più giù, dove come prima cosa andrà a benedire il luogo dell’assassinio di padre Luis Espinal, gesuita che fu ucciso il 21 marzo 1980, poco prima di quell’Oscar Romero che è diventato beato poco tempo fa. Missionario spagnolo, in Bolivia dal 1968, padre Espinal lavora nei media (in radio, tv, come produttore di film, scrittore di libri) e partecipa così a varie lotte sociali, tra cui lo sciopero della fame di 19 giorni in cui vive giorno e notte a fianco delle famiglie dei minatori nel 1977. Durante la dittatura di Luis Garcia Meza, viene arrestato dai paramilitari il 21 marzo 1980, e il suo corpo martoriato viene trovato il giorno dopo all’8° chilometro della strada per Chacaltaya, lungo il fiume Choqueyapu. La sua morte creò uno shock nella popolazione, e nel 2007 il presidente Morales ha dichiarato con decreto il giorno 21 marzo “Giornata del Cinema Boliviano” per commemorare l’anniversario dell’assassinio del padre gesuita.

E il viaggio della memoria dei gesuiti non poteva che concludersi in Paraguay, dove i gesuiti fecero un grande lavoro di promozione sociale con le “reducciones”, la cui musica – che fu portata lì da padre Zipoli, missionario italiano – sarà eseguita davanti a Papa Francesco.

Sia in Ecuador, Bolivia e Paraguay il motto della visita presenta la parola “alegría,” ovvero la gioia di questi popoli nell’accogliere quello che considerano a tutti gli effetti il “loro” Papa. Anche per questo — ha spiegato Lombardi — ci sarà da attendersi una grande partecipazione alle messe pubbliche e nei vari spostamenti che il Pontefice ha scelto di compiere per lunghi tratti con la papamobile scoperta.

Sarà un viaggio con un’agenda molto fitta: in pratica Francesco si fermerà per circa 48 ore in ogni nazione, visitando almeno due città per ognuna, con appuntamenti riservati alle categorie più ai margini: gli anziani in Ecuador, i detenuti in Bolivia e i bambini malati in Paraguay. Grande spazio sarà riservato anche alle etnie indigene e meticce, che costituiscono la vera ricchezza di questi Paesi.

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