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Papa in USA. Discorso all'ONU, in cerca di una vera dignità

Palazzo di Vetro | La Sede delle Nazioni Unite a New York City, New York | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Palazzo di Vetro | La Sede delle Nazioni Unite a New York City, New York | Andrea Gagliarducci / ACI Group
ECOSOC | La Famiglia al centro del quadro nella Sala riunioni del Consiglio Sociale ed Economico | Andrea Gagliarducci / ACI Group
ECOSOC | La Famiglia al centro del quadro nella Sala riunioni del Consiglio Sociale ed Economico | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite | Sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 settembre 2015 | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite | Sala dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, 18 settembre 2015 | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Iscrizione su un muro | Iscrizione sul Muro del Passo di Isaia 2,4 | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Iscrizione su un muro | Iscrizione sul Muro del Passo di Isaia 2,4 | Andrea Gagliarducci / ACI Group
Vista panoramica dalla sede delle Nazioni Unite | Dall'altra parte dell'Hudson, ancora grattacieli | Andrea Gagliarducci  / ACI GROUP
Vista panoramica dalla sede delle Nazioni Unite | Dall'altra parte dell'Hudson, ancora grattacieli | Andrea Gagliarducci / ACI GROUP

Da una parte, le Nazioni Unite come sono adesso, con il loro coacervo di lobby che puntano a introdurre i cosiddetti nuovi diritti, a partire dal diritto all’aborto. Dall’altra, le Nazioni Unite come sarebbero dovute essere, rappresentate da due immagini: la famiglia naturale, madre, padre e figlio, al centro del quadro nel grande salone del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite, lì dove appunto si riuniscono le Ong accreditate. E la frase del profeta Isaia, scolpita in una parete proprio di fronte all’ingresso: “Forgeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci; una nazione non alzerà più la spada contro un'altra nazione e non insegneranno più la guerra.”

Certo, poi ci sono i contro simboli, statue donate dalla Russia con falce e martello e addirittura con il simbolo di un razzo. Ma sono queste due immagini a ricordare quale è lo spirito originario delle Nazioni Unite: la ricerca della pace tra le nazioni, la difesa della dignità umana.

Ma non sono tempi facili. Planned Parenthood, la grande “fabbrica degli aborti” americana, ha vissuto qualche momento difficile: a seguito dello scandalo di 10 (fino ad ora ) video investigativi pubblicati che hanno dimostrato come le cliniche dell’associazione facevano compravendita di organi dei feti abortiti, il Congresso ha votato il "defunding." Ma poi la questione non è nemmeno arrivato al Senato. Per questo, nessuno si scompone, nei corridoi del Palazzo di Vetro. Una riunione di quanti promuovono il diritto all’aborto è convocata nel “conference building,” a porte chiuse. Si parte con una nuova campagna.

Perché in fondo tutto questa grande istituzione, più che sull’ideale, si basa sui soldi. Planned Parenthood lo ha fatto anche con operazioni di contro marketing. Va da ditte facoltose, e chiede un finanziamento per i diritti delle donne. Chi non è a favore dei diritti delle donne? Se poi questo viene rifiutato, l’industriale viene diffamato a mezzo stampa, viene messo ai margini. Il più delle volte, si tace, si dice sì. Sono cifre che non cambiano il bilancio di una azienda, mentre una cattiva reputazione può creare perdite incalcolabili.

Ma Planned Parenthood è forte. Così come è fortissima l’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. Un fondo cui ogni Stato partecipa con un contributo volontario: ovvio che gli Stati che hanno più denaro non solo partecipano di più, ma fanno la politica.

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È in questi equilibri difficili che si muove ogni giorno Bernardito Auza, arcivescovo, Osservatore Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite. Sarà lui ad ospitare il Papa nella sua notte a New York, in una residenza appena al di là di Grand Central Station, con una insegna sul portone che ricorda a tutti lo scopo vero della missione: “The path to peace,” il cammino verso la pace.

In questi giorni, l’arcivescovo Auza sta rileggendo il discorso che Papa Francesco terrà alle Nazioni Unite. In pochissimi hanno visto la bozza finale, forse nessuno a parte l’osservatore. Ma c’è chi azzarda ipotesi.

“Spero, ed auspico, che Papa Francesco parli di aborto nel suo testo,” afferma Stefano Gennarini, della Ong cattolica C-FAM. Ma forse è una speranza che resterà delusa, a sentire il racconto di un’altra fonte, famigliare con i lavori diplomatici della Santa Sede.

Secondo questa fonte, il Papa loderà il lavoro delle Nazioni Unite in tutti questi anni: è la settimana del 70esimo anniversario, i leader mondiali sono arrivati tutti per celebrare. Parlerà dei risultati positivi, metterà in luce le critiche. Parlerà di pace e sicurezza, ovviamente. Toccherà il problema della povertà. Si concentrerà sul problema ecologico, perché “la conferenza di Parigi sul clima è uno dei motivi per cui Papa Francesco ha accettato di venire all’ONU.” Ma poi non parlerà di aborto in maniera esplicita. Alluderà all’aborto, includendolo nel concetto che “nessuno deve essere lasciato solo.”

Questa decisione di “alludere semplicemente” al problema dell’aborto verrebbe dalla necessità di far comprendere a tutti quali sono le preoccupazioni del Papa, senza però affrontare le situazioni di petto, per migliorare la comprensione da parte di tutti.

 

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