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“Servitore di Dio e dell’umanità”. Benedetto XVI nella biografia di Elio Guerriero

Benedetto XVI con Elio Guerriero |  | FB Benedetto XVI con Elio Guerriero | | FB

“Non è troppo presto per una biografia?”. Ha strappato un sorriso benevolo a tutto l’uditorio, intervenuto in gran numero nei giorni scorsi alla presentazione romana del libro di Elio Guerriero “Servitore di Dio e dell’umanità”, la battuta di Benedetto XVI con la quale il Pontefice emerito interrogava il suo interlocutore se fosse realmente convinto di mettere mano alla ricostruzione delle vicende della sua esistenza e del suo ministero apostolico.

Pubblicato da Mondadori e uscito quasi in contemporanea con le “Ultime conversazioni” di Peter Seewald, il libro può essere considerato come la prima vera biografia di Joseph Ratzinger, dalla nascita fino ai giorni odierni. In sé la cosa non sarebbe totalmente una novità. Forse poche volte di un Pontefice sappiamo tutto (o quasi: per ogni Papa c’è un racconto doveroso, comprensivo di lettere, epistolari, atti di governo ancora secretati, scritti inediti, che ha bisogno del trascorrere del tempo per essere pienamente scoperto e conosciuto) come per Benedetto XVI.

Già da cardinale egli aveva scritto una “Autobiografia”, che copriva la parte della sua vita fino alla nomina ad arcivescovo di Monaco, periodo sul quale pure ampiamente è stato scritto, così come sulla sua attività di teologo e di docente. Poi c’erano i libri-intervista con Messori e Seewald, che ne hanno illustrato gli anni dell’episcopato, del cardinalato e del pontificato. Mancava una biografia a tutto tondo, che indagasse in maniera complessiva su questa singolare figura di studioso, pastore, pontefice. Apprezzato da moltissimi, da taluni amato, da tanti criticato senza conoscere a fondo il suo pensiero, Joseph Ratzinger è innegabilmente uno dei grandi protagonisti della seconda metà del Novecento e della svolta del millennio.

“Questa biografia - ha affermato il padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Ratzinger, intervenuto alla presentazione insieme al professor Andrea Riccardi e a monsignor Paolo Borgia, assessore agli affari generali della Segreteria di Stato - non è solo il racconto di un succedersi di eventi attraverso cui il Protagonista si sposta dalla Baviera natia fino a Monaco e a Roma, ma è anche il racconto di una vicenda spirituale e culturale caratterizzata da una vocazione alla ricerca e all’insegnamento della teologia, una biografia eccezionalmente ricca di contenuti di pensiero”.  In particolare, sono tre gli aspetti messi in rilievo dall’ex direttore della Sala Stampa vaticana su cui il testo di Guerriero è meritevole di un particolare significato nell’aver messo in luce la correlazione con l’operato di Ratzinger: il Concilio Vaticano II, la teologia nella Chiesa, il non dimenticare le cose ultime. 

Sugli apporti che il giovane studioso tedesco, “ultimo teologo del Concilio”, ha fornito alla preparazione e allo svolgimento della assise conciliare tantissimo è stato detto e scritto. Piuttosto, ha segnalato padre Lombardi, Guerriero mette in risalto il contributo offerto da Ratzinger al  “rapporto fra Scrittura, Tradizione e Magistero”. Un filone di ricerca e di pensiero che continuerà nel lavoro di Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede e che culminerà nella grande opera su Gesù, “vero punto di arrivo del pontificato e dell’intera vita di Ratzinger”. Altra pagina fondamentale è il rapporto e la differenziazione con gli altri teologi sul ruolo e sulla natura della teologia nella Chiesa, così come la riflessione sul senso profondo dell’escatologia e delle cose ultime, a cui Ratzinger, scrive Guerriero, “dedica un’attenzione non sporadica né transitoria”.  

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Proseguendo nel suo intervento, padre Lombardi si è poi soffermato sul rapporto tra Papa Wojtyla e il Cardinale Ratzinger, “un’accoppiata formidabile” nella loro diversità e complementarità. Anche qui, sono due gli interventi di orientamento dottrinale del Papa polacco dove non è difficile scorgere il contributo del cardinale bavarese: le istruzioni sulla teologia della liberazione e la dichiarazione “Dominus Iesus”. In un caso, per evitare che la fede della Chiesa potesse correre il rischio di un suo snaturamento dalla contaminazione con l’ideologia marxista; nell’altro, nel riaffermare “senza ambiguità” la fede in Gesù “di fronte al relativismo dilagante”.

Ma è sul periodo del pontificato che padre Lombardi esprime alcune impressioni personali, relative ad episodi che l’ex responsabile della comunicazione vaticana conosce bene per averli seguiti da vicino, come la “Lettera ai Vescovi” dopo la remissione della scomunica ai lefebvriani e il cd. “caso Williamson”, “una testimonianza di umiltà nel prendere atto di ciò che era stato sbagliato, ma senza scaricare le responsabilità sui collaboratori. Una difesa della purezza e della serietà delle sue intenzioni e della coerenza del suo impegno”. Così come l’attenzione e la delicatezza nei confronti delle persone, l’umanità e la carità da esprimere anche nelle situazioni più difficili e delicate, come nel caso, ad esempio di vescovi negligenti e poi dimissionati, o nei confronti delle vittime di abusi sessuali compiuti da membri del clero.

Al di là degli interventi ufficiali e del lavoro compiuto per introdurre normative più severe per punire i colpevoli di misfatti così riprovevoli, a padre Lombardi preme sottolineare “la sincerità del suo coinvolgimento umano e cristiano nel trovare le vie della penitenza, della conversione, della purificazione”.

Ultimo aspetto, infine, da rimarcare del fecondo ministero benedettiano resta, per padre Lombardi, la qualità del linguaggio teologico e spirituale. Se questa ha colpito e affascinato molti fortunati studenti degli anni tedeschi di insegnamento, è al vasto pubblico dei fedeli che si sono indirizzate due fra le manifestazioni esteriori del magistero pontificale ratzingeriano: le catechesi delle udienze del mercoledì e le omelie. Sia consentito qui anche a chi scrive queste brevi note di ricordare, nei cicli degli insegnamenti svolti da Papa Benedetto sui Santi, sui martiri, sui Padri della Chiesa, sulle grandi figure femminili di Sante e beate, la grande finezza e la particolare chiarezza di quegli interventi. Nota giustamente il padre Lombardi che è stato “un eccezionale servizio per la elevazione della cultura e della spiritualità del popolo cristiano da parte di un nuovo ‘Padre della Chiesa’”.

Così come le omelie, preparate per le celebrazioni in San Pietro come nei pellegrinaggi e nelle visite all’estero con la stessa cura e ricerca con cui sono offerte oggi alla piccola comunità del “Mater Ecclesiae”, il monastero dove il Papa Emerito risiede lassù nel colle vaticano. Cura e ricerca profuse anche nell’attenzione e all’importanza della liturgia e della musica sacra, scambiate talora con superficiale leggerezza come un rito esteriore fine a se stesso e non, come era ed è nella mente di Papa Benedetto, l’incontro vivo con Gesù e con la Parola di Dio, il luogo terreno della bellezza e dell’armonia, in cui non dovrebbe esserci spazio per sciatterie e disattenzioni.

In conclusione, insieme ad altri testi e alle opere stesse del teologo bavarese, la biografia di Elio Guerriero è un contributo di grande interesse per conoscere e comprendere Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, un Papa che con la sua rinuncia ha compiuto un gesto altamente profetico e ha proiettato la Chiesa lungo nuove strade, con la consapevolezza di essere, fin dal primo giorno, solo e soltanto quel  ‘semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore’ a servizio di Dio e degli uomini.               

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