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Il Papa: verso i migranti occorre cambiare atteggiamento

Papa Francesco Udienza ai partecipanti al IV Forum Internazionale "Migrazioni e pace" |  | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco Udienza ai partecipanti al IV Forum Internazionale "Migrazioni e pace" | | L'Osservatore Romano, ACI Group
Papa Francesco Udienza ai partecipanti al IV Forum Internazionale "Migrazioni e pace" |  | L'Osservatore Romano
Papa Francesco Udienza ai partecipanti al IV Forum Internazionale "Migrazioni e pace" | | L'Osservatore Romano
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” |  | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” | | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” |  | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” | | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” |  | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” | | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” |  | CTV
Il Papa nell'udienza ai partecipanti al VI Forum Internazionale “Migrazioni e Pace” | | CTV

C’è la commozione delle testimonianze di una donna yemenita con la sua famiglia che legge in uno stentato italiano la sua storia, e una peruviana che da migrante in Cile ha creato una organizzazione per sostenere gli immigrati grazie agli scalabriniani, e poi una famiglia canadese di origine italiana in cui nessuno parla più italiano.

La Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano ha accolto per un incontro con il Papa i partecipanti alla sesta edizione del Forum Internazionale “Migrazioni e Pace”, sul tema Integrazione e sviluppo: dalla reazione all’azione che si svolge in questi giorni a Roma. Un evento organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, dallo Scalabrini International Migration Network (SIMN) e dalla Fondazione Konrad Adenauer. 

Nel suo discorso il Papa riassume i temi a lui cari sulla questione. Ricorda che la migrazioni non sono un fenomeno certo nuovo, in risposta al discorso di Pöttering che ha parlato della situazione attuale in Europa, e non solo, con delle prospettive diverse da quelle politiche.

Certo, dice il Papa, oggi si tratta di spostamenti forzati, e in questo senso dice il Papa “sento di dover esprimere una particolare preoccupazione per la natura forzosa di molti flussi migratori contemporanei, che aumenta le sfide poste alla comunità politica, alla società civile e alla Chiesa e chiede di rispondere ancor più urgentemente a tali sfide in modo coordinato ed efficace.

La nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.

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Ed ecco le parole chiave che propone il Papa: accogliere, il contrario del rifiuto: “Di fronte a questa indole del rifiuto, radicata in ultima analisi nell’egoismo e amplificata da demagogie populistiche, urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte”.

E poi: proteggere. Cita Benedetto XVI il Papa che  “ha evidenziato che l’esperienza migratoria rende spesso le persone più vulnerabili allo sfruttamento, all’abuso e alla violenza”. E  “proteggere questi fratelli e sorelle è un imperativo morale da tradurre adottando strumenti giuridici, internazionali e nazionali, chiari e pertinenti; compiendo scelte politiche giuste e lungimiranti; prediligendo processi costruttivi, forse più lenti, ai ritorni di consenso nell’immediato; attuando programmi tempestivi e umanizzanti nella lotta contro i “trafficanti di carne umana” che lucrano sulle sventure altrui; coordinando gli sforzi di tutti gli attori, tra i quali, potete starne certi, ci sarà sempre la Chiesa”.

E ancora: promuovere. Perché “lo sviluppo, secondo la dottrina sociale della Chiesa, è un diritto innegabile di ogni essere umano”. E quindi “la promozione umana dei migranti e delle loro famiglie comincia dalle comunità di origine, là dove deve essere garantito, assieme al diritto di poter migrare, anche il diritto di non dover emigrare”. E integrare.  Anche perché “l’integrazione, che non è né assimilazione né incorporazione, è un processo bidirezionale, che si fonda essenzialmente sul mutuo riconoscimento della ricchezza culturale dell’altro: non è appiattimento di una cultura sull’altra, e nemmeno isolamento reciproco, con il rischio di nefaste quanto pericolose “ghettizzazioni””.

Il Papa torna sulla inaccettabilità delle diseguaglianze  e della necessità della condivisione “ispirata ai dettami della giustizia distributiva” perché “non può un gruppetto di individui controllare le risorse di mezzo mondo. Non possono persone e popoli interi aver diritto a raccogliere solo le briciole”.

E si tratta di un un dovere di civiltà alla luce della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,  e, dice il Papa “oggi più che mai è necessario riaffermare la centralità della persona umana, senza permettere che condizioni contingenti e accessorie, come anche il pur necessario adempimento di requisiti burocratici o amministrativi, ne offuschino l’essenziale dignità”. E “La fraternità è il modo più civile di rapportarsi con la presenza dell’altro, la quale non minaccia, ma interroga, riafferma e arricchisce la nostra identità individuale”.

E infine c’è il dovere della solidarietà che “nasce proprio dalla capacità di comprendere i bisogni del fratello e della sorella in difficoltà e di farsene carico. Su questo, in sostanza, si fonda il valore sacro dell’ospitalità, presente nelle tradizioni religiose. Per noi cristiani, l’ospitalità offerta al forestiero bisognoso di riparo è offerta a Gesù Cristo stesso, immedesimatosi nello straniero” ed è “dovere di solidarietà contrastare la cultura dello scarto e nutrire maggiore attenzione per i più deboli, poveri e vulnerabili”.

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Un attenzione speciale il Papa la rivolge ai bambini e agli adolescenti “che sono forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari”.