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Aids, l’attenzione della Caritas per la diagnosi sui bambini

Conferenza Internazionale sull'AIDS | Un momento della Conferenza Internazionale sull'AIDS che si è tenuta a Durban dal 18 al 22 luglio | UN Conferenza Internazionale sull'AIDS | Un momento della Conferenza Internazionale sull'AIDS che si è tenuta a Durban dal 18 al 22 luglio | UN

Aids, la priorità ora sono i bambini. Lo sa bene Caritas Internationalis, che prima a Roma, poi alla Conferenza Internazionale in Sudafrica sull’AIDS del 18 al 22 luglio, anticipata da una pre-conferenza al 15 al 17 luglio, ha focalizzato l’attenzione sul tema.

“Abbiamo parlato con le società farmaceutiche – afferma monsignor Robert Vitillo, esperto di problemi sanitari per Caritas Internationalis – e dicono che sono disposte a sviluppare altre formulazioni sui farmaci retrovirali”. Perché il problema è che la diagnosi precoce sui bambini è fondamentale per diminuire il rischio di AIDS. Ma poi, una volta che c’è questa diagnosi, mancano i dosaggi giusti dei farmaci.

“Credo che alla Conferenza ci sia stata più attenzione che mai sulla situazione dei bambini – prosegue monsignor Vitillo con ACI Stampa – e anche le case farmaceutiche e i governi sono convinti che dobbiamo fare qualcosa per allargare l’accesso ai farmaci antiretrovirali per i bambini. Le case farmaceutiche sanno che questo non porterà molto profitto, ma a Durban abbiamo visto che sono disposte ad andare avanti”.

Il tema è dirimente, perché – ricorda monsignor Vitillo – “i bambini che non hanno accesso ai medicinali muoiono prima del loro primo compleanno, la metà di loro prima del secondo compleanno e l’80 per cento addirittura prima di compiere 5 anni”.

Ora è il tempo di passare ai fatti. L’Unicef, l’UNAIDS, l’Organizzazione mondiale della Sanità e organizzazioni di tipo religioso come la Chiesa anglicana e Caritas Internationalis faranno gruppi di lavoro per portare avanti le iniziative rivolte alla cura dei bambini. Si tratta di fare in 6 mesi quello che si voleva fare in due anni, perché è molto urgente.

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Il tutto seguendo un piano di lavoro che era già stato fatto durante l’incontro di Roma, in cui si era delineata una strategia per accrescere collaborazione e partecipazione con i governi e gli altri attori della società civile, lavorare sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per salvaguardare il rispetto dei diritti umani, assicurare il trattamento anche a migranti e rifugiati.

Il lavoro della Santa Sede è consistito anche in incontri privati con gli amministratori delegati delle Case Farmaceutiche, in modo da fermare ogni ostacolo alla diagnosi precoce e al trattamento dei bambini. In due successivi incontri, la Santa Sede ha ottenuto di sbloccare alcuni procedimenti di approvazione di nuove medicine e strumenti diagnostici e impegnato le organizzazioni di tipo religioso nella ricerca di nuove medicine e strumenti diagnostiche. Quest’ultimo non è un impegno da poco, considerando che sono di ispirazione cattolica il 70 per cento del welfare sanitario dell’Africa, secondo dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Un impegno tale che ha ricevuto anche l’approvazione del Papa. Durante l’incontro di Durban, un messaggio a firma del Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, è stato inviato all’arcivescovo Stephen Brislin di Capetown, presidente della Conferenza Episcopale Sudafricana. Nel messaggio, si legge che il Papa “incoraggia i vescovi della Regione e quanti li supportano a continuare ad affrontare le sfide associate con l’AIDS / HIV, e in particolare spera che questa conferenza si focalizzi sui membri più vulnerabili della società, incluse le madri single, i bambini orfani e i bambini non nati”.