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Amoris Laetitia, la parola ai vescovi

Arcivescovo Charles J. Chaput | L'arcivescovo Charles J. Chaput di Philadelphia durante una conferenza in Vaticano | Bohumil Petrik / CNA Arcivescovo Charles J. Chaput | L'arcivescovo Charles J. Chaput di Philadelphia durante una conferenza in Vaticano | Bohumil Petrik / CNA

Chi è chiamato a fornire le linee guida per l’applicazione dell’Amoris Laetitia? La domanda, rimasta a volte sospesa, trova risposta in un dibattito che ha coinvolto alcuni dei prelati americani più in vista, proprio nel periodo in cui i vescovi USA si riunivano per eleggere la nuova presidenza. E la risposta l’ha data, chiarissima, l’arcivescovo Charles J. Chaput di Philadelphia: sono i vescovi, come pastori del loro gregge, a delineare una risposta pastorale sull’esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco.

L’arcivescovo Chaput ha partecipato al sinodo straordinario e al sinodo ordinario sulla famiglia nel 2014 e 2015, e con la sua diocesi ha lavorato alle linee guida pastorali sull’implementazione dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia, entrate in vigore il 1 luglio 2016. Le note pastorali – un testo breve di 7 pagine – delineano come i sacerdoti sono chiamati ad accompagnare famiglie, divorziati risposati, persone con attrazione per persone dello stesso sesso, alla luce degli insegnamenti dell’esortazione apostolica del Papa.

Ha spiegato l’arcivescovo Chaput in una intervista a Catholic News Service, data in forma scritta e della quale poi la diocesi ha pubblicato le risposte integrali (l’intervista era parte di un articolo più ampio), che “le nostre linee guida erano già pronte il 1 giugno, dopo aver consultato il nostro consiglio presbiterale, il consiglio pastorale arcidiocesano, i vescovi ausiliari, la facoltà teologica del seminario e una varietà di liturgisti, canonisti e teologi, sia del laicato che del clero, i quali tutti hanno prodotto eccellenti riflessioni. Abbiamo aspettato fino al 1 luglio per completare una messa a punto finale. Altri vescovi hanno emesso le rispettive linee guida e le risposte adatte alle circostanze delle loro diocesi, che solo loro, in quanto vescovi del luogo, conoscono in reale profondità”.

L’arcivescovo Chaput ha così risposto alle osservazioni del Cardinale-eletto Kevin Farrell, nuovo prefetto del dicastero Laici, Famiglia e Vita e fino a pochi mesi fa arcivescovo di Dallas, negli Stati Uniti. Il nuovo porporato aveva notato che, tra le altre cose, che le linee guida si sarebbero dovute pubblicare solo dopo un incontro della Conferenza Episcopale USA, perché ci fosse una risposta unitaria da parte dei vescovi, facendo intendere che tutte le conferenze episcopali del mondo dovrebbero fare altrettanto.

L’arcivescovo di Philadelphia ha piuttosto enfatizzato il ruolo primario del vescovo nel comprendere il suo gregge, sottolineando che "secondo il diritto canonico – per non dire secondo il senso comune – il governo di una diocesi appartiene al vescovo del luogo come successore degli apostoli, non a una conferenza, sebbene una conferenza di vescovi possa spesso offrire un valido spazio per la discussione. In quanto ex vescovo residenziale, il cardinale designato Farrell sicuramente lo sa. E questo rende i suoi commenti ancora più strani, alla luce del nostro impegno per una collegialità fraterna”.

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Un approccio, questo, che nasce anche dall’applicazione del principio del discernimento caso per caso, in quanto ciascun vescovo conosce il suo gregge e le sensibilità dei suoi fedeli, e sa il modo migliore di proporre l’insegnamento del Papa e il modo di renderlo vivo nella sua diocesi.

Al di là dell’enfasi che può venire data a questo o quel passaggio dell’Amoris Laetitia, resta l’importanza fondamentale del vescovo nel proporre il modo in cui implementare l’esortazione apostolica. Per questo, l’arcivescovo Chaput ha sottolineato che, invece di chiedersi perché l’arcidiocesi di Philadelphia ha pubblicato le linee guida, “sarebbe molto più pertinente chiedere perché mai un vescovo dovrebbe ritardare l'interpretazione e l'applicazione di Amoris Laetitia a beneficio del suo popolo. Su una materia così vitale come il matrimonio sacramentale, esitazioni e ambiguità non sono né sagge né caritatevoli.”

Mentre il neo-cardinale Farrell ha messo in luce – sempre nell’intervista a CNS che è alla base del dibattito - che “la parte più importante dell’Amoris Laetitia non è il capitolo 8 sull’accompagnamento di quanti sono in situazioni irregolari. Dobbiamo spiegare il matrimonio, spiegare l’amore umano in modo migliore più dinamico. E abbiamo bisogno di laici nel farlo”. Anche questo, un tema importante, che ogni vescovo è chiamato ad affrontare.