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Il Papa ai sacerdoti del Cile, non siete supereroi, ma non masticate la desolazione

Il Papa parla a religiosi e sacerdoti |  | TW Antonio Spadaro
Il Papa parla a religiosi e sacerdoti | | TW Antonio Spadaro
Il Papa parla ai religiosi e sacerdoti nella cattedrale di Santiago  |  | Vatican Media
Il Papa parla ai religiosi e sacerdoti nella cattedrale di Santiago | | Vatican Media
La cattedrale di Santiago  |  | Pool/ Aigav
La cattedrale di Santiago | | Pool/ Aigav

Non esiste il “selfie vocazionale”. La vocazione esige che la foto te la scatti un altro: che possiamo farci? Inizia così Papa Francesco la sua riflessione per i religiosi i consacrati e i sacerdoti del Cile riuniti nella cattedrale di Santiago.

E parla di comunità insieme a Pietro. Dopo la morte di Gesù, c’è lo smarrimento dei discepoli e il turbamento per la morte del loro Maestro, “la morte di Gesù aveva messo in evidenza un vortice di conflitti nel cuore dei suoi amici”. Ma la peggiore tentazione è “stare a ruminare la desolazione”. Come il dolore “che hanno significato i casi di abusi contro minori e seguo con attenzione quanto fate per superare questo grave e doloroso male. Dolore per il danno e la sofferenza delle vittime e delle loro famiglie, che hanno visto tradita la fiducia che avevano posto nei ministri della Chiesa. Dolore per la sofferenza delle comunità ecclesiali; e dolore anche per voi, fratelli, che oltre alla fatica della dedizione avete vissuto il danno provocato dal sospetto e dalla messa in discussione, che in alcuni o in molti può aver insinuato il dubbio, la paura e la sfiducia. So che a volte avete subito insulti sulla metropolitana o camminando per la strada; che andare “vestiti da prete” in molte zone si sta “pagando caro”. Per questo vi invito a chiedere a Dio che ci dia la lucidità di chiamare la realtà col suo nome, il coraggio di chiedere perdono e la capacità di imparare ad ascoltare quello che Lui ci sta dicendo”.

C’è poi il tempo che passa “il Cile di oggi è molto diverso da quello che conobbi al tempo della mia giovinezza” dice il Papa “possiamo cadere nella tentazione di chiuderci e isolarci per difendere le nostre posizioni che finiscono per essere nient’altro che bei monologhi”. E allora  se le reti sono vuote, che fare?

Allora ancora Pietro che si confronta “con parte di sé stesso. Con la parte della sua verità che molte volte non voleva vedere. Fece l’esperienza del suo limite, della sua fragilità, del suo essere peccatore”, così anche oggi per il Cile ci sono “ore cruciali nella vita dei discepoli, ma quella è anche l’ora in cui nasce l’apostolo”.

E’ il momento del perdono , Gesù vuole liberare Pietro “dalla tristezza e specialmente dal malumore”. La domanda sull’amore: “ Gesù interrogò Pietro sull’amore e insistette con lui finché lui poté dargli una risposta realistica: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» . Così Gesù lo conferma nella missione. Così lo fa diventare definitivamente suo apostolo”.

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E non significa che un apostolo è un super eroe: “il consacrato è colui e colei che incontra nelle proprie ferite i segni della Risurrezione; che riesce a vedere nelle ferite del mondo la forza della Risurrezione; che, come Gesù, non va incontro ai fratelli con il rimprovero e la condanna”.

Il Papa è preoccupato perché “ci sono comunità che vivono prese dall’ansia più di figurare sul cartellone, di occupare spazi, di apparire e mostrarsi, che non di rimboccarsi le maniche e andare a toccare la realtà sofferta del nostro popolo fedele”. Ma “il Popolo di Dio non aspetta né ha bisogno di supereroi, aspetta pastori, consacrati, che conoscano la compassione, che sappiano tendere una mano, che sappiano fermarsi davanti a chi è caduto e, come Gesù, aiutino ad uscire da quel giro vizioso di “masticare” la desolazione che avvelena l’anima”.

Ecco allora la trasfigurazione di Pietro che  “ha sperimentato nella propria carne la ferita non solo del peccato, ma anche dei propri limiti e debolezze. Ma ha scoperto in Gesù che le sue ferite possono essere via di Risurrezione. Conoscere Pietro abbattuto per conoscere Pietro trasfigurato è l’invito a passare dall’essere una Chiesa di abbattuti desolati a una Chiesa servitrice di tanti abbattuti che vivono accanto a noi”. Un servizio che è conversione del cuore, senza spettare un mondo ideale: “si amano le persone”, una Santa Chiesa di tutti i giorni.

Il Papa è accolto sul Sagrato dal Cardinale Arcivescovo di Santiago e dal Capitolo Metropolitano, che, attraverso la navata centrale, lo accompagnano alla Cappella del Santissimo, dove si è fermato in preghiera, poi un religioso e una consacrata hanno consegnato al Papa dei fiori che egli ha deposto davanti all'immagine della Madonna posta sull'altare centrale.

 La Cattedrale di Santiago, dedicata all’Assunzione della Santissima Vergine è stata iniziata nel 1600 e più volte ricostruita dopo terremoti,  la versione attuale è stata iniziata nel 1748, su progetto dei padri Gesuiti tedeschi Pedro Vogl e Juan Hogen. In tempi recenti, tra il 2005 ed il 2006, i restauri della cripta portano alla scoperta delle spoglie di Diego José Pedro Víctor Portales y Palazuelos, politico cileno assassinato nel 1837. Inoltre, all’inizio dell’agosto 2016, in occasione del “Giubileo della Misericordia” la Cattedrale è stata trasformata per un giorno in mensa per i poveri. L’iniziativa, voluta dall’Arcivescovo della città, il Card. Ricardo Ezzati Andrello, è stata ripetuta anche nell’agosto 2017.

 

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