“I doni che avete ricevuto sono per ognuno di voi una responsabilità e una missione.Vi è chiesto di lavorare senza lasciarvi dominare dalla ricerca di una vana gloria o di una facile popolarità, e ancor meno dal calcolo spesso meschino del solo profitto personale. In un mondo nel quale la tecnica è spesso intesa come la risorsa principale per interpretare l’esistenza, voi siete chiamati, mediante i vostri talenti e attingendo alle fonti della spiritualità cristiana, a proporre un modo alternativo di intendere la qualità della vita, e incoraggiare uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionato dal consumo, e a servire la creazione e la tutela di oasi di bellezza nelle nostre città troppo spesso cementificate e senz’anima. Voi siete chiamati a far conoscere la gratuità della bellezza”. Lo ha detto stamane Papa Francesco, ricevendo in udienza i Membri del Movimento “Diaconie de la Beauté” in occasione del Simposio organizzato nella ricorrenza della festa del Beato Angelico.

Lavorate - ha auspicato il Papa - “per contribuire a una conversione ecologica che riconosca l’eminente dignità di ogni persona, il suo valore peculiare, la sua creatività e la sua capacità di promuovere il bene comune”. 

“Vi incoraggio - ha spiegato ancora Francesco - in questa Diaconia della Bellezza, a promuovere una cultura dell’incontro, a costruire ponti tra le persone, tra i popoli, in un mondo in cui si innalzano ancora tanti muri per paura degli altri. Abbiate a cuore anche di testimoniare, nell’espressione della vostra arte, che credere in Gesù Cristo e seguirlo non è solamente una cosa vera e giusta, ma anche bella, capace di colmare la vita di un nuovo splendore e di una gioia profonda, anche in mezzo alle prove”.

La Chiesa conta sugli artisti - ha detto infine il Pontefice - “per rendere percepibile la Bellezza ineffabile dell’amore di Dio e per permettere a ciascuno di scoprire la bellezza di essere amati da Dio, di essere colmati del suo amore, per vivere di esso e darne testimonianza nell’attenzione agli altri, in particolare a quelli che sono esclusi, feriti, rifiutati nelle nostre società”.