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La Santa Sede: “Sul cambiamento climatico, le nazioni ricche aiutino quelle più povere”

Arcivescovo Silvano Maria Tomasi | Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la sede ONU di Ginevra, Roma, 1 luglio 2014 | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency Arcivescovo Silvano Maria Tomasi | Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la sede ONU di Ginevra, Roma, 1 luglio 2014 | Daniel Ibáñez / Catholic News Agency

È un dovere alla solidarietà, quello sottolineato dall’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, in un intervento tenuto al briefing tecnico su “Clima e Salute” della 68esima Assemblea Generale della Salute. Un richiamo che pone i suoi pilastri sul dovere di rispettare e proteggere, concetti chiave della diplomazia della Segreteria di Stato guidata dal Cardinal Pietro Parolin, e sui risultati di un workshop che si è tenuto alla Pontificia Accademia delle Scienze, lo scorso 28 aprile.

Sono citazioni importanti, in vista della prossima enciclica dell’ecologia, della quale si sa poco, ma tutti continuano a discutere. Fatto sta che la Santa Sede sembra prendere proprio l’approccio di quella conferenza, a giudicare dal breve discorso dell’arcivescovo Tomasi, che ne riprende quasi nella totalità le conclusioni. E che conclude a sua volta con un appello alla “responsabilità special che devono assumersi quelli che vivono in nazioni con alto reddito di unirsi in solidarietà con la famiglia umana globale nel momento in cui stiamo tentando di riparare il danno già fatto al nostro ambiente, prevenire ulteriore degrade e preservare il collegamento integrale tra salute e sviluppo.”

Per questo – sottolinea l’Arcivescovo Tomasi – i cittadini delle nazioni più benestanti “non possono ignorare,” ma devono piuttosto “esprimere concretamente la loro solidarietà con i poveri, nella loro casa e all’estero,” perché “hanno uno speciale obbligo di aiutare” gli uomini nelle nazioni in via di sviluppo ad affrontare il cambiamento climatic “mitigando i suoi effetti,” dato che ci sono molte prove che il cambiamento climatico possa essere “devastante per la salute, specialmente tra le popolazioni più povere e più vulnerabili.” Insomma, conclude l’arcivescovo Tomasi, la cura della salute è “fondamentale per lo sviluppo umano integrale e il fiorire dell’essere umano.”

Il discorso del nunzio si pone in un orizzonte più ampio. Sottolinea il nunzio che sia gli Ebrei che le Scritture parlano dell’ “imperative morale di rispettare e proteggere la natura,” così come molte delle più important tradizioni religiose. E sottolinea che gli uomini di Chiesa hanno preso molto a cuore il progetto: non a caso Benedetto XVI fu chiamato il Papa verde, e Francesco si è messo chiaramente sulle sue trace.

In particolare, Tomasi guarda alle conclusioni del panel che si è tenuto il 28 agosto alla Pontificia Accademia delle Scienze lo scorso 28 agosto, intitolato “Protect the Earth, Dignify Humanity: The Moral Dimensions of Climate Change and Sustainable Humanity.” Il panel ha messo insieme leader religiosi ed esperti tecnici, i quail – dice l’osservatore – non hanno lasciato alcuno spazio alla posibilità di “negare sotto le mentite spoglie di una cosiddetta credenza religiosa” il cambiamento climatic indotto dall’uomo, considerato una realtà scientifica.

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Afferma l’arcivescovo Tomasi che nel panel è stato riconosciuto “il ruolo davvero vitale giocato dale religioni attraverso la loro affermazione della dignità inerente di ogni individuo legata al bene commune di tutta l’umanità, così come la ‘bellezzza, meraviglia e intrinseca bontà del mondo naturale.’”

Il nunzio ricorda che anche gli intervenuti a quell’incontro hanno ricordato il dovere morale di rispettare “il giardino che è la nostra casa,”  e hanno anche notato la vulerabilità vissuta dai poveri e dagli esclusi, minacciati anche dale calamità naturali.

Poi il nunzio va sul tecnico. Mette in luce come è stato concluso che il mondo ha “la possibilità tecnologica, i mezzi finanziari e la conoscenza per mitigare il cambiamento climatico e allo stesso tempo terminare la povertà estrema, attraverso l’applicazione di soluzioni di sviluppo sostenibile, inclusa l’adozione di sistemi energetici a basso consumo di carbone.”

Questi leader hanno chiesto al mondo di prendere nota che il summit sul cambiamento climatico che si terrà a Parigi a dicembre “può essere l’ultima effettiva possibilità di fare accordi che mantengano il riscaldamento globale indotto dall’uomo sotto I 2 gradi centigrade,” dato che, se le cose continuano come sono ora, si potrebbe arrivare a 4 gradi di riscaldamento globale, o anche di più.

A quel summit di Parigi, l’enciclica sull’ecologia di Papa Francesco ci sarà. E probabilmente funzionerà da bussola morale per guidare negoziati che mai come oggi sembrano particolarmente difficili.