Martedì di Pasqua la stazione torna a S. Paolo fuori le mura. L’immensa basilica ricostruita dopo l’incendio del 1823 rende abbastanza bene l’aspetto della chiesa antica costruita alla fine del IV secolo. La pianta è la stessa, le colonne e le loro arcate sono nuove ma rispecchiano fedelmente quella dell’antica basilica, e il transetto è ancora quello antico, anche se i mosaici in buona parte sono rifatti.

Una cosa manca però: le tombe. Il pavimento della basilica antica era costituito dalle lastre con iscrizioni funerarie delle migliaia di persone che erano state sepolte sotto il pavimento della chiesa. Una delle funzioni di questo enorme edificio era infatti di permettere il riposo eterno vicino ai resti dell’Apostolo. Si è calcolato che la basilica di S. Paolo ospitasse intorno a 6000 tombe.

Anche la basilica gemella di S. Pietro in Vaticano aveva la stessa funzione funeraria. Eppure i testi che parlano delle fondazioni di queste chiese non parlano di questo aspetto. I tre imperatori che alla fine del IV secolo danno ordine al prefetto di Roma di costruire la basilica di S. Paolo spiegano molto bene cosa vogliono. Vogliono un edificio alto perché si possa vedere da lontano, bello perché sia all’altezza dell’importanza dell’Apostolo, e grande per poter contenere le masse dei fedeli. da nessuna parte si parla dell’aspetto funerario.

Eppure, oltre le celebrazioni nelle feste dell’Apostolo, il 25 gennaio la sua conversione e il 29 giugno la sua solennità insieme a S. Pietro, l’attività quotidiana in questa basilica era probabilmente soprattutto quella legata alle sepolture e alle celebrazioni funerarie. All’epoca si dava molta importanza a seppellire i propri cari vicino alle tombe dei santi. Molti pensavano che le reliquie stesse avessero un potere salvifico, ma S. Agostino spiegava che il vero motivo era quello di permettere ai defunti di essere sempre vicini alle preghiere e le liturgie che si celebravano incessantemente vicino alla tomba dei santo.