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L'Arcivescovo Paglia: "Combattere il relativismo morale"

L'Arcivescovo Vincenzo Paglia |  | Walter Breitenmoser CNA L'Arcivescovo Vincenzo Paglia | | Walter Breitenmoser CNA

"Dobbiamo continuare a indicare e ricordare in ogni ambito culturale, sociale, politico e religioso" la sacralità della vita umana. Con queste parole Monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ha inaugurato a Dallas il workshop sui temi bioetici organizzato dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.

L'Arcivescovo Paglia invita al discernimento: "dobbiamo - spiega - essere capaci di riconoscere gli aspetti positivi della nuova cultura della libertà e della dignità del singolo, che si è sviluppata nella nostra storia come fecondità del seme cristiano. Ma dobbiamo essere anche molto lucidi e fermi nel riconoscere le contraddizioni di una tendenza esasperata all’individualismo e al relativismo morale, che mette a rischio la stessa qualità umana di quella libertà e di quella dignità della persona".

L'uomo - denuncia Monsignor Paglia - oggi crede "di poter scardinare il nesso che lega indissolubilmente matrimonio-famiglia-vita. Ogni individuo – come suggestionato da un delirio di onnipotenza – crede di poterlo ricomporre a suo piacimento, a suo uso e consumo. La libertà non può crescere e l’umano non può fiorire laddove le sue radici inaridiscono o vengono estirpate come fossero catene".

Per affrontare queste sfide - spiega il Presidente della Accademia per la Vita - il Papa ha deciso "di rinnovare lo Statuto della Pontificia Accademia e, di conseguenza la sua missione, e la costituzione di un nuovo Dicastero per i Laici, la Famiglia la vita si colloca dentro questa prospettiva: oggi abbiamo bisogno di una cultura nuova, capace di coinvolgere e valorizzare tutte quelle tradizioni che sono in grado di dire la verità sulla condizione umana e di promuovere azioni concrete dentro i diversi, eterogenei, luoghi in cui è in gioco il significato e il valore della vita umana".

Monsignor Paglia lancia un appello per "una nuova alleanza umana e civile dell’uomo e della donna". Tale "alleanza di genere, che si sviluppa anche al di là del matrimonio e della famiglia, come effetto della sua apertura alla comunità, è una risorsa che la Chiesa deve cercare, incoraggiare, favorire. E’ anche la risposta più efficace alle ideologie della separazione o della indifferenza. L’alleanza del maschile e del femminile deve riprendere il timone della storia, della politica, dell’economia. La cura per la generazione, come anche il buon rapporto fra le generazioni, sono il primo obiettivo di questa alleanza. Essa deve ricevere il sostegno di tutti, quale che sia la loro fede religiosa o la loro scelta di vita. Perché questa è la condizione fondamentale della tutela dell’umano che ci è comune e della cura per la qualità umana del bene comune".

Nel momento in cui si parla di accoglienza, l'Arcivescovo Paglia ricorda - concludendo - che "chi ospita l’uomo nella propria carne, nel proprio cuore, nella propria casa, diventa testimone di quella eminente qualità della vita che è la sacralità, la prima e vera fonte della nostra uguaglianza".

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