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Le storie dei "cristiani nascosti" del Giappone riemergono dal Fondo Marega

Un testo del Fondo Marega |  | BAV
Un testo del Fondo Marega | | BAV
Padre Marega |  | BAV
Padre Marega | | BAV
Le casse di metallo che custodivano i documenti  |  | BAV
Le casse di metallo che custodivano i documenti | | BAV
I manoscritti |  | BAV
I manoscritti | | BAV

É una storia tutta da scoprire per noi occidentali. La storia delle persecuzioni dei cristiani in Giappone, una storia che Papa Francesco ha spesso ricordato parlando di quei “cristiani nascosti” che hanno saputo mantenere e trasmettere la fede anche in tempo di persecuzione e senza sacerdoti.

La Biblioteca e l’ Archivio vaticano delle storie di quei cristiani che tra il XVI e il XIX secolo hanno vissuto violenze ed umiliazioni, ha delle testimonianze preziose. Un fondo di documenti, testi, leggi e certificati che un salesiano croato collezionò negli anni 30 e fino agli ani 50 proprio in Giappone. Mario Marega arriva a Kobe nel 1929 e inizia la sua vita di missionario. Ma oltre alla missione evangelizzatrice la sua passione di studioso lo porta a conoscere nelle regione di Bungo la storia delle proibizioni che subirono i cristiani a motivo della loro fede che metteva anche politicamente l’Impero e soprattutto il sistema feudale. Eppure alcuni signori si erano convertiti all’ arrivo dei missionari, dei gesuiti che arrivarono alla fine del 1500 con Francesco Saverio.

Il Fondo Marega è immenso e molta parte di libri e documenti è in archivio alla Università salesiana. Ma ci sono due grandi casse suddivise in buste che il sacerdote volle far arrivare al Papa, a Pio XII nel 1953.

Grazie alla collaborazione della ambasciata italiana e al primo collegamento via nave tra Genova e Yokoama, due bauli di documenti arrivarono in Vaticano. “Atti di nascita, e altri simili documenti dei discendenti dei cristiani” come si legge nella lettera della Internunziatura di Tokyo indirizzata all’ allora pro-segretario di Stato Giovanni battista Montini.

Ora finalmente quelle preziose carte tornano alla luce grazie al lavoro di recupero e restauro della Biblioteca. Una occasione per parlare della storia del cristianesimo in Giappone per l’ Ambasciata presso la Santa Sede dello stato nipponico. Un convegno di studio e una mostra hanno permesso di presentare il risultato di alcuni studi ma soprattutto di aprire nuove prospettive per capire meglio cosa sia  davvero successo in quell’angolo di Oriente.

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Una cooperazione tra la Biblioteca vaticana e gli archivi dell’ Istituto nazionale per gli studi umanistici del Giappone oltre alle autorità locali di Oita in Giappone.

Storie dei primi sacerdoti giapponesi si incrociano con gli eventi tragici che non hanno spaventato una comunità che ha scelto di rimanere fedele.

Uno dei temi trattati è quello della conservazione dei testi in carta delicatissima, che dovranno essere consultabili. La “carta giapponese” di riso ha infatti delle caratteristiche molto particolari.

Nagasaki Teruaki, ambasciatore giapponese, ha ricordato aprendo la giornata di studio che i “cristiani nascosti” sono stati “scoperti” esattamente 150 anni fa, quando il Giappone si è riaperto al mondo.

L’arcivesco Jean-Louis Bruguès, Bibliotecario della Bav ha ricordato che il cristianesimo è approdato nell’arcipelago giapponese più di quattro secoli fa,”ma l’autorità shogunale, ancor prima della penetrazione di usi e costumi europei nel chiuso Giappone premoderno, ne coglie ben presto la valenza politica, e ne predispone lo sradicamento. Questa decisione diede luogo a un complesso meccanismo burocratico, i cui meandri sono ora esplorati dalla composita équipe di storici, archivisti e restauratori che ne percorrono le trame passando al crivello migliaia di documenti d’archivio, prodotti in quattro secoli dall’amministrazione feudale di Usuki.”

Un lavoro che inizia per raccontare la storia.

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