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Maternità surrogata, anche le femministe dicono no

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Lo aveva chiesto, in tempi non sospetti, la Pontificia Accademia della Vita: non si deve fare commercio di donne e figli. A questa conclusione sono arrivate anche una serie di sigle, che alle 19.30 di ieri, al termine di tre ore di interventi e riflessioni nella sede dell’Assemblea Nazionale Francese, hanno firmato una petizione che non lascia scampo alle interpretazioni: si chiede di rendere fuorilegge a livello internazionale la pratica dell’utero in affitto.

Perché la maternità surrogata – si legge nel documento – è la “messa a disposizione del corpo delle donne per far nascere bambini che saranno consegnati ai loro committenti”. Una pratica “realizzata da imprese che si occupano di riproduzione umana, in un sistema organizzato di produzione” che ha bisogno “di donne come mezzi di produzione in modo che la gravidanza e il parto diventino delle procedure funzionali, dotate di un valore d’uso e di un valore di scambio, e si iscrivano nella cornice della globalizzazione dei mercati che hanno per oggetto il corpo umano”.

Si tratta, in pratica, di uno sfruttamento del corpo delle donne, cui “certe donne acconsentono sotto pressioni multiple: i rapporti di dominazione famigliari, sessisti, economici e geopolitici”. Non solo: “la maternità surrogata – denunciano le femministe – fa del bambino un prodotto con valore di scambio, in modo che la distinzione tra persona viene annullata. Il rispetto del corpo umano e l’uguaglianza tra donne e uomini devono prevalere sugli interessi particolari”.

Per questo, non basta una maggiore regolamentazione. Occorre proprio “abolire questa pratia a livello internazionale, in particolare promuovendo la redazione, l’adozione e l’efficace messa in pratica di una convenzione internazionale per l’abolizione della maternità surrogata”.

Il dibattito all’assemblea generale ha toccato molti temi. Il tema dell’India, ad esempio, ha molto colpito i delegati all’incontro. E fortunatamente le autorità indiane hanno avviato una serie di misure per limitare e regolamentare la maternità surrogata. E in Thailandia – ha raccontato Sylviane Agacinski - migliaia di donne sono diventate il bersaglio di un “sistema di produzione biotecnologica dei bambini”.

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Diversa la situazione in Europa, dove la maternità surrogata non è permessa. E di recente il Parlamento Europeo ha detto no alla pratica dell'utero in affitto, con una risoluzione in cui si legge che  “la maternità surrogata mina la dignità umana della donna a partire dal suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono utilizzate come una merce”, e che per questo motivo “il Parlamento Europeo ritiene che la pratica della maternità surrogata gestionale che coinvolge lo sfruttamento riproduttivo e l’uso del corpo umano a scopo di involucro o altro, in particolare nel caso di donne in situazioni di fragilità nei paesi in via di sviluppo, sia vietata e trattata come una questione d’urgenza in materia di diritti umani.”

Insomma, l’iniziativa francese si inserisce in un dibattito già aperto. Colpisce che ad avviare l’iniziativa siano state sigle femministe: il CADAC (Collettivo diritti delle donne), il CLF (Collettivo Lesbiche Francese) e il CoRP (Collettivo rispetto della Persona).

Ma è anche vero che, quando si arriva a toccare i temi della vita, alla fine l’indignazione non è solo del mondo cattolico. Così, mentre nel Regno Unito viene permessa ad alcuni ricercatori la manipolazione genetica degli embrioni, vale la pena ricordare che fu addirittura Greenpeace a stimolare una sentenza europea che vietava ogni sperimentazione sugli embrioni, con una denuncia all’ufficio brevetti tedesco nel 2011, in nome proprio di quel principio di ecologia umana che pervade l’enciclica Laudato Si di Papa Francesco, così come pervadeva i pronunciamenti sul tema di Benedetto XVI (non a caso, spesso citato nell’enciclica francescana).

Alla fine, la Chiesa cattolica è stata all’avanguardia su questi temi, denunciando la pratica dell’utero in affitto e della manipolazione genetica degli embrioni molto prima che si arrivasse a queste iniziative.

Ha notato a Radio Vaticana Nicola Speranza del FAFCE (la Federazione Europea) di Associazioni Familiari Cattoliche che “il fatto che queste assisi si svolgano all’Assemblea nazionale di Parigi ha un valore simbolico non da poco. Soprattutto se pensiamo che sin dall’allargamento dell’istituto del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso, in Francia si attesta un aumento al ricorso di questa pratica. Il primo ministro francese, Manuel Valls, ha inoltre fatto più volte dichiarazioni nelle quali esprime la sua opposizione, anche se di fatto finora nessuna iniziativa internazionale è stata presa dalla Francia”.

Perché la maternità surrogata va a toccare anche i temi della famiglia. E chissà che presto il mondo non comprenda che la straordinaria attenzione data dalla Chiesa cattolica ai temi della famiglia e ai diritti dei bambini è più ragionevole di quello che il mondo dica.

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