Advertisement

Papa Francesco all'Angelus: il Giubileo per convertirsi e portare Gesù agli altri

Angelus | Angelus | Acigroup Angelus | Angelus | Acigroup

Termina con l’augurio di una “buona preparazione per l’inizio dell’anno della Misericordia” che prenderà il via dopodomani l’Angelus di Papa Francesco. “Vi lascio una domanda – dice il Pontefice a braccio -: sono innamorato di Gesù? Sono convinto che Gesù mi offre o mi da salvezza?” . E’ questo il significato ultimo dell’anno giubilare, perché, dice Bergoglio, “sempre dobbiamo convertirci”, nessuno di noi può dirsi arrivato: ecco il “perché dell’anno della Misericordia, per andare avanti sulla strada della salvezza che ci ha insegnato Gesù”.

L’invito del Papa è quello, ancora una volta, di “convertirci” da “questa presunzione”, che poi è “la a supposizione che, tutto sommato, va bene così e non abbiamo bisogno di alcuna conversione”. “Ma proviamo a domandarci – dice ancora Francesco -: è proprio vero che nelle varie situazioni e circostanze della vita abbiamo in noi gli stessi sentimenti di Gesù? Per esempio, quando subiamo qualche torto o qualche affronto, riusciamo a reagire senza animosità e a perdonare di cuore chi ci chiede scusa?”.

“Quando siamo chiamati a condividere gioie o dolori, sappiamo sinceramente piangere con chi piange e gioire con chi gioisce? Quando dobbiamo esprimere la nostra fede, sappiamo farlo con coraggio e semplicità, senza vergognarci del Vangelo?”. Tante le domande poste dal Pontefice, cui c’è una sola risposta: “Se a noi il Signore Gesù ha cambiato la vita, come non sentire la passione di farlo conoscere a quanti incontriamo al lavoro, a scuola, nel condominio, in ospedale, nei luoghi di ritrovo?”.

Questo, dice il Papa a braccio, non è “proselitismo”, ma “aprire una porta”. Perché “se ci guardiamo intorno, troviamo persone che sarebbero disponibili a cominciare o a ricominciare un cammino di fede, se incontrassero dei cristiani innamorati di Gesù. Non dovremmo e non potremmo essere noi quei cristiani? Ma dobbiamo essere coraggiosi: abbassare le montagne dell’orgoglio e della rivalità, riempire i burroni scavati dall’indifferenza e dall’apatia, raddrizzare i sentieri delle nostre pigrizie e dei nostri compromessi”.

Nei saluti dopo la preghiera mariana il Papa si rivolge alla Cop21, la Conferenza sul clima in corso a Parigi, e richiama ai due baluardi già presenti nella sua enciclica “Laudato Si”. E dice che occorrono “due scelte”, che “vanno insieme”: “fermare i cambiamenti climatici e fermare la povertà”.

Advertisement

“Per il bene della casa comune, di tutti noi e delle future generazioni – dice Francesco nel suo appello -, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana. Preghiamo perché lo Spirito Santo illumini quanti sono chiamati a prendere decisioni così importanti e dia loro il coraggio di tenere sempre come criterio di scelta il maggior bene per l’intera famiglia umana”.

Inoltre Papa Francesco, prima di ricordare i nuovi beati del Perù, Michele Tomaszek e Zbigniew Strzałkowski, francescani conventuali, e Alessandro Dordi, sacerdote fidei donum, uccisi in odio alla fede nel 1991, ha spiegato che “domani ricorre il cinquantesimo anniversario di un memorabile evento tra cattolici e ortodossi”, avvenuto “il 7 dicembre 1965, vigilia della conclusione del Concilio Vaticano II”, quando “con una Dichiarazione comune del Papa Paolo VI e del Patriarca Ecumenico Atenagora, venivano cancellate dalla memoria le sentenze di scomunica scambiate tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli nel 1054”.

“E’ davvero provvidenziale – ha detto ancora - che quello storico gesto di riconciliazione, che ha creato le condizioni per un nuovo dialogo tra ortodossi e cattolici nell’amore e nella verità, sia ricordato proprio all’inizio del Giubileo della Misericordia. Non c’è autentico cammino verso l’unità senza richiesta di perdono a Dio e tra di noi per il peccato della divisione. Ricordiamo nella nostra preghiera il caro Patriarca ecumenico Bartolomeo e gli altri Capi delle Chiese Ortodosse, e chiediamo al Signore che le relazioni tra cattolici e ortodossi siano sempre ispirate dall’amore fraterno”.