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Papa Francesco: "Il compito dei cristiani? Essere uomini di pace"

Papa Francesco a Domus Sanctae Marthae | Papa Francesco in una Messa a Domus Sanctae Marthae | L'Osservatore Romano Photo Papa Francesco a Domus Sanctae Marthae | Papa Francesco in una Messa a Domus Sanctae Marthae | L'Osservatore Romano Photo

Quale è il compito dei cristiani? Papa Francesco lo spiega nella consueta omelia del mattino tenuta nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, dove risiede. “Il compito nostro – ha sottolineato – è essere uomini e donne di pace, uomini e donne di riconciliazione.”

Punto di partenza della riflessione del Pontefice è la lettera di Paolo ai Colossesi. Lì – spiega il Papa – viene presentata la “carta d’identità di Gesù,” inviato da Dio per “riconciliare e pacificare” l’umanità con Dio dopo il peccato. Quindi “la pace è opera di Gesù” e del suo “abbassarsi per obbedire fino alla morte e alla morte di croce.”

Spiega Papa Francesco: “Quando noi parliamo di pace o di riconciliazione, piccole paci, piccole riconciliazioni, dobbiamo pensare alla grande pace e alla grande riconciliazione” che “ha fatto Gesù. Senza di Lui non è possibile la pace. Senza di Lui non è possibile la riconciliazione”.

Per questo dobbiamo domandarci se seminiamo pace o zizzania, dice il Papa. “Quante volte abbiamo sentito dire di una persona: ‘Ma ha la lingua di serpente!’ Perché sempre fa quello che ha fatto il serpente con Adamo ed Eva, ha distrutto la pace.

E questo è un male, questa è una malattia nella nostra Chiesa: seminare la divisione, seminare l’odio, seminare non la pace. Ma questa è una domanda che tutti i giorni fa bene che noi ce la facciamo: ‘Io oggi ho seminato pace o ho seminato zizzania?’. ‘Ma, alle volte, si devono dire le cose perché quello e quella…’: con questo atteggiamento cosa semini tu?”.

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I cristiani sono invece chiamati a riconciliare, come fece Gesù. Sostiene il Papa: “Se una persona, durante la sua vita, non fa altra cosa che riconciliare e pacificare la si può canonizzare: quella persona è santa. Ma dobbiamo crescere in questo, dobbiamo convertirci: mai una parola che sia per dividere, mai, mai una parola che porti guerra, piccole guerre, mai le chiacchiere. Io penso: cosa sono le chiacchiere? Eh, niente, dire una parolina contro un altro o dire una storia: ‘Questo ha fatto…’. No! Fare chiacchiere è terrorismo perché quello che chiacchiera è come un terrorista che butta la bomba e se ne va, distrugge: con la lingua distrugge, non fa la pace. Ma è furbo, eh? Non è un terrorista suicida, no, no, lui si custodisce bene”.

Per questo, il Papa chiede di “mordersi la lingua” ogni volta che viene in bocca di dire una cosa che è “seminare zizzania e divisione.”

Quindi, la preghiera finale: “Signore tu hai dato la tua vita, dammi la grazia di pacificare, di riconciliare. Tu hai versato il tuo sangue, ma che non mi importi che si gonfi un po’ la lingua se mi mordo prima di sparlare di altri”.