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Strenna salesiana: Padre Artime invita i giovani all’incontro della Samaritana

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Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, durante i lavori estivi del consiglio generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, ha presentato il tema e le linee guida per il messaggio della Strenna 2018 ‘Signore, dammi di quest’acqua. Coltiviamo l’arte di ascoltare e di accompagnare’.

Nella scelta del tema per la Strenna don Artime ha deciso di confrontarsi, durante l’ultima riunione della Consulta della Famiglia Salesiana (a Torino, in occasione della Festa di Maria Ausiliatrice) con i Superiori Maggiori della Famiglia Salesiana, come ha scritto nella lettera: “La frase sintesi della Strenna corrisponde alla vibrante richiesta che la donna Samaritana rivolge a Gesù presso il pozzo di Giacobbe. Nell’incontro con Lui la donna si sente ascoltata, rispettata e apprezzata; ed ecco che il suo cuore la spinge a chiedere qualcosa di più prezioso: ‘Signore, dammi di quest’acqua’ (l’acqua di vita piena, che mi stai offrendo)”.

Seguendo il filo conduttore di quel brano evangelico, nella prospettiva del prossimo Sinodo dei Vescovi su ‘I Giovani, la Fede e il Discernimento Vocazionale’, il Rettor Maggiore approfondisce “l’importanza che ha, per tutta la nostra Famiglia Salesiana e per la sua missione nel mondo, coltivare l’arte preziosa dell’ascolto e dell’accompagnamento, con le condizioni che devono essere assicurate, le esigenze e il servizio che comporta in se stesso, sia l’ascoltare che l’accompagnare, nel cammino della crescita personale cristiana e vocazionale”.

La lettera si divide in cinque capitoli. ‘Un incontro che non lascia indifferenti’, che narra l’incontro quello tra Gesù e la Samaritana, costituendo un modello di relazione con i giovani: “Gesù è in una situazione di impotenza e di vulnerabilità di fronte ad un bisogno concreto. Per la donna Samaritana egli è un forestiero, ha sete, non ha a disposizione un secchio per attingere e l’acqua di quel pozzo profondo è per lui irraggiungibile. D’altra parte, la donna, per quel che si può dedurre dal racconto, è una persona segnata, a dir poco, da una reputazione dubbia, con una situazione di vita ‘irregolare’… Da questa situazione possiamo cogliere qualcosa di grande interesse per noi: un luogo profano e ‘all’aperto’, un pozzo in mezzo alla campagna, e un incontro, che si trasformerà in luogo di incontro con Dio”.

Nel capitolo ‘Un incontro che spinge la persona in avanti’, don Artime sottolinea che bisogna cercare il bene dell’altro e, da esperti in umanità, aiutare nel necessario discernimento: “Gesù, come esperto in Umanità, si mostra attento e pieno di interesse per il mondo interiore dei suoi interlocutori, legge nei loro cuori, li scruta e sa interpretarli. Questi atteggiamenti del Signore ci fanno comprendere quanto è importante il Dono del discernimento. Nella tradizione della Chiesa la ricerca del discernimento è stata applicata a una pluralità di situazioni: ad esempio, discernere i segni dei tempi, o discernere in vista dell’agire morale, o il discernimento spirituale per poter percorrere un cammino di vita cristiana in pienezza, o ancora il discernimento spirituale quando si tratta della propria vocazione e o di una scelta di vita”.

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Nel capitolo ‘Un incontro che trasforma la vita’ per il Rettor Maggiore è necessario sostenere una pedagogia di processi: “Vi sono numerosi racconti biblici, che sono, in primo luogo, narrazioni dell’accompagnamento che Dio assicura al suo popolo lungo il tempo.  Sulla frontiera dei due Testamenti, Giovanni Battista si affaccia come il primo accompagnatore spirituale dei Vangeli, prima dello stesso Gesù. Giovanni poté dare testimonianza e preparare il cammino perché Dio aveva parlato al suo cuore. Gesù stesso in tanti momenti del Nuovo Testamento si fa prossimo e compagno di strada per comunicarsi e per incontrarsi in modo personale con le persone del suo tempo. L’incontro del Signore con la Samaritana fa vedere in che modo lo Spirito di Dio può agire nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Quel cuore umano che, a causa della fragilità e del proprio peccato, si sente, non poche volte, confuso e diviso, attratto da sollecitazioni e proposte diverse e spesso contrapposte”.

Per don Artime è fondamentale che ai giovani si faccia comprendere la necessità dell’accompagnamento personale: “Di fronte a questa realtà umana l’accompagnamento personale appare come un mezzo validissimo della tradizione spirituale cristiana, nel desiderio di aiutare i credenti a disporre di strumenti e risorse, che permettano loro di riconoscere la presenza del Signore, le sue interpellanze e le sue chiamate… Tutto questo attraverso una pedagogia di processi, così comune nella tradizione spirituale. Secondo processi che non devono essere forzati né dal di dentro né dall’esterno. Fino a prendere coscienza del processo e a farlo proprio, dato che è lo Spirito che lo scatena in ognuno”. Gli ultimi due punti, riguardanti l’azione pastorali, sono solo accennati per un approfondimento più specifico: “Sarà questa l’ultima parte della Strenna, che presenterò ampiamente alla fine dell’anno, perché si tratta dell’applicazione pastorale di quanto è stato detto finora.

Mi riferirò ai punti strategici (chiave) della pastorale della Chiesa nel momento presente, e anche a ciò che è proprio della nostra spiritualità salesiana. Mi propongo di sviluppare i punti che seguono, dei quali indico solamente alcuni possibili titoli: camminando con i giovani, con le famiglie,che hanno bisogno di percorrere questo cammino; offrendo opportunità a tutti giovani, senza escludere nessuno, poiché in ognuno è all’opera lo Spirito; con una comunità religiosa o laicale o educativo pastorale che si sente responsabile di educare le nuove generazioni, nella quale gli adulti siano persone di riferimento significative e credibili… Con mezzi adeguati”.