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Ucraina, una colletta per superare l'emergenza umanitaria

Ucraini nel Maidan | Ucraini in piazza Maidan per la cosiddetta Ucraini nel Maidan | Ucraini in piazza Maidan per la cosiddetta "Rivoluzione della Dignità" | Wikimedia Commons

La colletta straordinaria per l’Ucraina proclamata da Papa Francesco per il prossimo 24 aprile riporta i riflettori sulla drammatica situazione che si vive nello Stato ex sovietico. Come ha ricordato l’eparca di Parigi Borys Gudziak ad ACI Stampa, in Ucraina si vive “un dramma umanitario”. Alcuni osservatori addirittura hanno pensato ad una vera e propria dissoluzione del territorio in piccoli quasi Stati. Senza contare che il conflitto continua, anche se questo è poco percepito dall’opinione pubblica occidentale.

Oppure, basta seguire la mailing list dell’OSCE (l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per rendersi conto che ogni giorno si combatte in Ucraina. I report parlano di cessate il fuoco, di “diminuito” o “aumentato” livello di rischio, di posizione dell’artiglieria. La regione di Donetsk è quella più sotto osservazione, nella parte Est del territorio ucraino dove si continua a combattere e dove la popolazione è allo stremo.

In Ucraina, la Chiesa è sempre stata a fianco della popolazione. C’è il Patriarcato Greco-Cattolico che si è ritrovato in una posizione delicata, specialmente dopo l’annessione della Crimea. Perché a fianco del Patriarcato Greco-Cattolico c’erano anche le altre denominazioni ortodosse, oltre che alle Chiese cristiane, ma anche musulmani ed ebrei. Mentre dall’altra parte c’era il Patriarcato di Mosca, sospeso dalla necessità di rimanere aggrappato alla Russia di Vladimir Putin e allo stesso tempo alla necessità di allargare l’influenza sulle altre denominazioni autocefale ortodosse sul territorio.

È una situazione che rischia di minare anche il dialogo ecumenico, specialmente in vista del Concilio Pan-Ortodosso. L’Ucraina è un terreno conteso anche in campo religioso, e lo si può notare dalla dichiarazione congiunta firmata da Papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill lo scorso 12 febbraio, e poi dalla mano tesa di Papa Francesco all’Ucraina dopo aver incontrato il Sinodo Greco Cattolico riunito a Roma. In quell’occasione, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk ha mostrato al Papa anche delle foto della crisi umanitaria in atto, che – si dice – hanno commosso Francesco fino alle lacrime.

Di certo, la Chiesa è quella che meglio di tutti conosce la situazione. Lo si deve anche al lavoro del nunzio Claudio Gugerotti, che lo scorso marzo è riuscito persino a celebrare la Messa di Pasqua nel Donbass.

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L’arcivescovo Gugerotti si era recato in “missione di riconciliazione2 nella Regione completamente distrutta da almeno due anni di conflitto, e il Papa gli aveva detto di “portare il messaggio che era preoccupato e che stava pregando con la popolazione di laggiù”.

A Donetsk, Gugerotti ha celebrato la Messa della notte di Pasqua, dando ai fedeli immagini della Vergine Maria benedette del Papa: ce ne erano almeno 100. Da lui sono arrivate al Papa informazioni precise di un conflitto dimenticato, eppure nel cuore dell’Europa.

Ora, Cor Unum partirà in missione, incaricato di portare la solidarietà del Santo Padre, ma anche di decidere come utilizzare i fondi raccolti.