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I vescovi del Venezuela dal Papa. “Siamo venuti a difendere il nostro popolo”

Papa Francesco e i vescovi del Venezuela | Papa Francesco incontra la presidenza della Conferenza Episcopale del Venezuela, Vaticano, 8 giugno 2017 | L'Osservatore Romano / ACI Group Papa Francesco e i vescovi del Venezuela | Papa Francesco incontra la presidenza della Conferenza Episcopale del Venezuela, Vaticano, 8 giugno 2017 | L'Osservatore Romano / ACI Group

"Siamo venuti per difendere il nostro popolo”. Parlando con i giornalisti, l’arcivescovo Diego Padron, presidente della Conferenza Episcopale Venezuelana, non usa mezzi termini. E, con parole nette, affronta il tema della crisi del Venezuela. Una crisi così forte che i vescovi del Venezuela hanno chiesto a Papa Francesco un incontro.

Incontro accordato nella mattinata dell’8 giugno. Mezzora di incontro prevista nella fitta agenda del Papa, ma probabilmente molto più tempo per i vescovi trascorso in incontri informali in Vaticano. Il tutto mentre a Caracas continuavano gli scontri e le proteste. Scontri e proteste che hanno portato ormai il bollettino dei morti a 66. Di questo, e delle crisi umanitaria, Papa Francesco ha avuto un dettagliato dossier dalle mani degli stessi vescovi.

Oltre che dall’arcivescovo Padron, la delegazione era composta dal vescovo Jesé Luis Azuaje, di Barinas, primo vice-presidente; dal vescovo di San Cristobal, Mario Moronta Rodriguz, secondo vice presidente; dl vescovo Victor Hugo Basabe, di San Felipe, che funge da segretario generale, e dai cardinali Jorge Urosa Savino e Baltazar Porras, rispettivamente arcivescovi di Caracas e Merida.

È stato solo l’arcivescovo Padron a prendere la parola al termine di una giornata intensa. E lo ha fatto per sottolineare che il senso dell’incontro con il Papa è dato proprio dalla speranza che la Santa Sede possa fare qualcosa.

“Il Papa – ha detto – ha la forza morale di parlare ai governi e ai popoli, e noi confidiamo che ci sia una missione internazionale, un aiuto… la Santa Sede può fare molto per fare luce sulla nostra situaione”.

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L’arcivescovo Padron ha sottolineato il totale disinteresse della Conferenza Episcopale a “mettersi in confronto con il governo”, perché i vescovi “non rappresentano alcuna linea, se non la linea pastorale”.

Da parte sua – ha raccontato – il Papa ha detto di “essere molto commosso per aver avuto informazioni sul modo in cui il popolo soffre”, e ha detto che i vescovi possono contare sul suo appoggio.

La soluzione, per l’arcivescovo Padron, è “che il governo ammetta che le sue politiche sono errate e che c’è bisogno di un aiuto umanitario. Si può usare un termine diverso, si può parlare di solidarietà fraterna, ma il popolo ha bisogno di aiuto”, con medicine, cibo, ma anche il diritto di poter manifestare liberamente.

Il Papa – ha continuato l’arcivescovo Padron –  ha detto di fare riferimento alla lettera inviata dal Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, che tra l’altro conosce bene la situazione del Venezuela essendo stato nunzio laggiù.

Nella lettera del Cardinale Parolin si affermavano quattro punti: la necessità di un canale umanitario, il riconoscimento dell’Assemblea Nazionale, la liberazione dei prigionieri politici e le libere elezioni.

È terminata con questo incontro con i giornalisti la lunga giornata dei vescovi del Venezuela, i quali – dopo l’incontro con il Papa – sono stati in Segreteria di Stato per discutere degli aiuti caritatevoli al Paese.

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La Santa Sede segue con attenzione l’evolversi della situazione in Venezuela, e nel 2016 è stata soggetto facilitatore insieme all’Unasur (Unione delle Nazioni del Sudamerica) al tavolo di mediazione tra governo e opposizione. La Santa sede aveva partecipato prima attraverso l’arcivescovo Emil Paul Tscherrig, nunzio in Argentina, e poi con l’arcivescovo Claudio Maria Celli, nominato inviato speciale del Papa. La mediazione non ha avuto esito positivo, come aveva sottolineato lo stesso Papa Francesco nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Egitto.