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La mutazione europea, una delle sfide per i vescovi d’Europa

COMECE | Una immagine della plenaria della COMECE, Bruxelles, 26-28 ottobre 2016  | COMECE - account flickr COMECE | Una immagine della plenaria della COMECE, Bruxelles, 26-28 ottobre 2016 | COMECE - account flickr

Un focus speciale sulla povertà, la richiesta di un sistema di asilo integrato europeo, il sogno di un progetto europeo condiviso: i vescovi della COMECE si sono riuniti per la loro plenaria il 26-28 ottobre, parlando con Caritas Internationalis, visitando centri caritativi di Bruxelles, collaborando con la Commissione Europea e cominciando a lavorare a un position paper con temi comuni. La COMECE è la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea, ed è composta dai delegati delle conferenze episcopali dei 28 Stati membri UE. Presidente è il Cardinal Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, mentre Segretario generale è padre Olivier Poquillon, domenicano. Alla sua prima plenaria, padre Poquillon – che è stato delegato domenicano alle Nazioni Unite, ma ha anche vissuto in Iraq – delinea con ACI Stampa le sfide che nascono dalla sua prima plenaria COMECE.

È la sua prima plenaria, e ha avuto un focus speciale sui poveri: perché?

Perché la povertà è una delle domande più imporatnti del nostro tempo ed è motive di forte preoccupazione per la Chiesa in Europa. Il fenomeno sta colpendo tutte le nazioni. Per i vescovi, la povertà non è un concetto, ma ha facce. Facce di uomini, donne e bambini che si trovano in condizioni di bisogno. In dialogo con i funzionari dell’Unione Europea e le organizzazioni cattoliche, abbiamo tentato di capire meglio I meccanismi che portano alla povertà e di identificare le migliori pratiche da promuovere insieme.

Quali sono le principali sfide nell’affrontare la povertà per la Chiesa in Europa?

La Chiesa non si occupa di sogni, ma di incarnazione. È importante per noi analizzare meglio la povertà in Europa e in particolare identificare le persone più vulnerabili. Tra questi, ci sono donne e bambini. I vescovi della COMECE hanno sottolineato il ruolo central della famiglia nello strutturare la società e incoraggiato le autorità pubbliche a prendere tutte le misure necessarie per sostenere e rafforzare la vita famigliare.

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Come dovrebbero essere strutturate queste misure?

La Chiesa Cattolica promuove il ruolo centrale della persona umana e desidera vederla al cuore delle politiche pubbliche. Quelle politiche dovrebbero permettere a tutti di diventare attori del loro sviluppo e di contribuire allo sviluppo della propria comunità. La battaglia contro la povertà non riguarda solo il rafforzare l’assistenza, ma soprattutto nel promuovere resilienza, ovvero di rafforzare la capacità delle persone colpite di ricostruire le loro vite.

Quali sono le sue impressioni dopo la plenaria? I vescovi considerano il modello europeo in crisi? E se è così, perché?

Questa plenaria ha avuto luogo nel contest della Brexit, e a seguito di diverse crisi economiche e finanziarie. La mia impression è che la situazione attuale è più che una crisi. É probabilmente una mutazione. Le nostre società stanno sperimentando nuovi modi di vivere insieme, nuove percezioni che possono infiammare paure e tentazioni di lasciar perdere. Poiché cattolica, la Chiesa lavora a costruire nuovi legami e ponti, non solo tra esseri umani, ma anche tra comunità e nazioni. Questa plenaria è stata una ottima opportunità di ascoltarsi l’un l’altro, di comprendere meglio la diversità dei ponti di vista e di tentare di articolarli per lo scopo del bene comune.

Cosa può fare la Chiesa per restaurare una consapevolezza europea in tempi di Brexit?

Anche dopo la Brexit, i cattolici britannici resteranno I fratelli e le sorelle dei cattolici del continente. Il Regno Unito non è una barca, ma un’isola. Avremo gli stessi vicini e continueremo a lavorare e vivere insieme. La Chiesa cattolica può attivamente contribuire nel tenere le porte aperte e supportare gli sforzi che porteranno a soluzioni pratiche, specialmente per l’interesse superiore dei più deboli.

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