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L’economia di comunione fa 25 anni. E Papa Francesco la riceve

Chiara Lubich nel viaggio in Brasile nel 1991 | Chiara Lubich in Brasile nel 1991, quando lanciò l'Economia di Comunione  | Focolare.org Chiara Lubich nel viaggio in Brasile nel 1991 | Chiara Lubich in Brasile nel 1991, quando lanciò l'Economia di Comunione | Focolare.org

Ha avuto una menzione nell’enciclica Caritas In Veritate, ed è alla base di molti progetti imprenditoriali nel mondo. Ma quando Chiara Lubich pensò l’economia di comunione in Brasile, 25 anni fa, si trattava di una scommessa. Una scommessa che festeggia i 25 anni di vita con un incontro con Papa Francesco, il prossimo 4 febbraio.

Era il maggio 1991, e Chiara Lubich arrivò in un Brasile in crisi economica, pieno di disuguaglianze sociali, con l’indice annuale di inflazione che arriva al 500 per cento. Ne è colpita. Riporta sul suo diario le parole del cardinale Evaristo Arns, che descrive la cintura di poveri che circonda San Paolo come “la corona di spina”, ricorda che San Paolo era un piccolo villaggio nemmeno 90 anni prima e che è diventata “una foresta di grattacieli”.

Sono queste riflessioni che la portano a maturare l’idea dell’economia di comunione. La lancia davanti a 650 tra imprenditori, lavoratori e giovani nella cittadella Ginetta, il 29 maggio 1991. L’idea è semplice: gli utili delle industrie vanno divisi in tre parti, per i poveri e per offrire lavoro, per sviluppare l’azienda e formare uomini nuovi, e per finanziare la crescita del progetto di Economia di comunione.

Tre poli che vengono riassunti così: aiutare le persone in difficoltà, creando nuovi posti di lavoro e sovvenendo ai bisogni di prima necessità, iniziando da quanti condividono lo spirito che anima il progetto; diffondere la "cultura del dare", senza la quale non è possibile realizzare un'Economia di Comunione; sviluppare l'impresa.

Da quell’idea, è nata una rete di aziende che è andata crescendo, anche se molto lentamente. Nel 2003, erano 800 le aziende di economia di comunione in tutto il mondo, mentre a fine 2012 c’erano 861 aziende. Tra queste, 130 si dicono “simpatizzanti”, non proprio parte del progetto. I poli produttivi, espressione tipica dell’Economia di Comunione, sono parte integrante delle cittadelle del Movimento dei Focolari, e sono attualmente sei: due in Brasile, e poi una in Italia, Argentina, Croazia e Portogallo.

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E però si tratta di un progetto diffuso, tanto che sono in 1100 gli attori dell’Economia di Comunione che Papa Francesco incontrerà il prossimo 4 febbraio. Provengono da 49 Paesi. Numerosi i partecipanti dell’Asia: Cina, Corea, Filippine, Hong Kong, India, Malesia, Singapore, Thailandia, Vietnam. Ben rappresentata l’Africa: Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa d’Avorio, Etiopia, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo e Uganda. Presenti imprenditori di 11 paesi delle Americhe: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cuba, Messico, Panama, Paraguay, Uruguay, USA. Folta la partecipazione di 20 nazioni dell’Europa. Rappresentata l’Oceania con l’Australia. All’udienza prenderà parte anche Maria Voce, presidente dei Focolari, con il Consiglio generale del Movimento.

Tra i nuovi progetti dell’Economia di comunione, una rete internazionale (Economy of Communion International Incubating Network – EOC-IIN), con hub presenti in alcuni Poli imprenditoriali EdC (e non solo) per sostenere soprattutto giovani imprenditori. Sono già attivi in Camerun, Portogallo, Croazia, Messico e Brasile. “Qui, in particolare – si legge in un comunicato stampa del Movimento dei Focolari - sta funzionando con successo un partenariato con organizzazioni dell’economia sociale e civile per un training con 100 giovani provenienti da contesti di vulnerabilità; in Portogallo e Messico sono in corso laboratori di formazione all’imprenditorialità “di comunione” indirizzati in particolare ai giovani, anche in collaborazione con enti accademici come, ad esempio, l'università di Puebla (Messico) per l’incubazione di progetti di una comunità indigena”. Altro progetto, un “Osservatorio sulla povertà”, per raccogliere le best practices nella lotta alla povertà. L’approccio è sempre quello della comunione e della reciprocità, della promozione di una cultura del dare in luogo di una cultura dell’avere.

Ne parleranno, i membri dell’Economia di Comunione, in tre congressi di lavoro dall’1 al 5 febbraio, presso la sede del Centro Mariapoli di Castelgandolfo (Roma), per definire piste e progetti per il periodo 2018-2020.