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L'Ungheria difende i cristiani perseguitati. E il ministro Balog spiega perché

Zoltan Balog | Il ministro per le Risorse umane di Ungheria, Zoltan Balog | Wikimedia Commons Zoltan Balog | Il ministro per le Risorse umane di Ungheria, Zoltan Balog | Wikimedia Commons

“Oggi il cristianesimo è diventata la religione più perseguitata”. Zoltan Balog, ministro ungherese delle Risorse Umane, ospiterà l’ufficio del sottosegretario di Stato che si occuperà dei cristiani perseguitati in Ungheria, che sarà occupato da Tamas Torok. Una decisione che il premier Viktor Orban ha preso dopo l’incontro annuale dei legislatori cattolici, che si è tenuto a Frascati nella scorsa settimana. L’incontro, strettamente riservato, ha visto la presenza di molti patriarchi cristiani del Medio Oriente.

Dice il ministro Balog, parlando in esclusiva con ACI Stampa: "Se una persona su cinque è uccisa per ragioni religiose, quattro di loro sono cristiani. I cristiani sono perseguitati in 81 nazioni del mondo, e 200 milioni di cristiani vivono in zone dove sono discriminati”.

A queste cifre, il ministro aggiunge il dato che “milioni di vite cristiane sono minacciate da seguaci di ideologie religiose radicali”. È per questo motivo che “il governo ungherese ha considerato di stabilire un ufficio governativo dedicato al tema della persecuzione dei cristiani, con l’obiettivo di suscitare attenzione internazionale sull’insostenibile situazione dei cristiani perseguitati, e in modo da coordinare le azioni umanitarie”.

Si tratta della prima nazione ad aver fatto un passo così deciso, eppure già nel 2015 il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz aveva pubblicamente ammesso che i cristiani sono la comunità religiosa più perseguitata.

“Fino ad ora – sottolinea il ministro Balog – l’Ungheria non ha mancato di alzare la voce nei forum internazionali contro la persecuzione moderna dei cristiani”, e ha anche “aiutato i cristiani del Medio Oriente sia da un punto di vista morale che finanziario al massimo delle proprie capacità, in modo che possano rimanere nelle loro terre”.

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Il ministro poi elenca alcuni degli impegni dell’Ungheria, che non hanno avuto risonanza internazionale: “Abbiamo destinato più di 300 mila euro per supportare gli studenti in Medio Oriente e per costruire le scuole ad Erbil. Il denaro è stato erogato tramite la Conferenza Episcopale Ungherese, e i fondi dati dal governo hanno aiutato a finanziare l’educazione annuale di circa 400 bambini rifugiati nella regione del Medio Oriente”.

In più “insieme alla Chiesa, finanziamo i costi dell’educazione annuale dei bambini di quasi 740 famiglie cristiane o di altre minoranze religiose e perseguitate nel campo profughi di Giordania, Nord Iraq e Libano”.

L’obiettivo del governo ungherese è quello – sottolinea Balog – di “fare qualunque cosa in loro potere per migliorare le circostanze dei cristiani che vivono nella regione del Medio Oriente”.

Questa sensibilità è “la nuova priorità del governo ungherese”, messo sotto accusa per le politiche migratorie e per la costruzione del famigerato muro per bloccare gli immigrati. E proprio di questo tono sono stati i commenti dei media dopo che il premier Orban ha avuto un breve faccia a faccia con Papa Francesco, dopo che quesi ha incontrato i legislatori cattolici in via del tutto private.

Ma – Balog ci tiene a sottolineare – il nuovo ufficio non nasce per ripulire l’immagine dell’Ungheria in tema di migrazioni. “Le autorità ungheresi e l’ufficio di Immigrazione e Nazionalità continuerà a portare avanti gli stessi obiettivi. Ma sentiamo che migliorare la situazione nelle nazioni travagliate possa fare sì che le minoranze perseguitate possano rimanere nelle loro case, o vicino a casa. Questo potrebbe anche alleggerire i flussi migratori verso l’Europa”.

In più – rimarca Balog – le autorità ungheresi che si occupano di immigrazione “hanno rispettato tutte le regole di immigrazione e le regole dell’Unione Europea”, e tutti i richiedenti asilo “hanno ricevuto la cur ache spetta loro, come definite da contratti, protocolli e convenzioni sul diritto di asilo”.

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Anche Balog – un pastore calvinista, mentre Orban è protestante – ha partecipato all’incontro di Frascati: i due ungheresi erano gli unici non cattolici del gruppo di legislatori fondato dal Cardinale Christoph Schoenborn nel 2005. Hanno potuto incontrare il Patriarca Younan della Chiesa siro Catolica, il Cardinal Bechara Boutros al Rahi della Chiesa Siro Maronita di Antiochia, l’arcivescovo di Aleppo Jean-Clement Jeanbart, il patriarca Ignazio Aphrem II della Chiesa Siro Ortodossa, e Anba Gabriel, vescovo della Chiesa copto cattolica.

“Lo scopo principale dell’incontro di Frascati – racconta Balog – era la persecuzione dei cristiani, dato che i cristiani che vivono nelle regioni del Medio Oriente sono i più vulnerabili del mondo”.

Vero però che gli ultimi rapporti sulla libertà religiosa – per esempio quelli di Aiuto alla Chiesa che Soffre – hanno messo in luce che la libertà religiosa è a rischio anche nei confini europei. Una sorta di persecuzione silenziosa, ma non meno pericolosa, come aveva sottolineato il Cardinale Angelo Bagnasco nell’omelia di San Lorenzo lo scorso 10 agosto.

Un tema che sarà affrontato dal nuovo ufficio ungherese? Il ministro Balog spiega che ancora non sono stati stabiliti. E aggiunge che c’è “prima di tutto un focus umanitario, ma il nostro interesse non è solo nel Medio Oriente, ma nelle forme di persecuzione e discriminazione dei cristiani in tutto il mondo. Ci si deve quindi aspettare che terremo un occhio vigile sulle più sottili forme di persecuzione all’interno dei confine europei”.

L’impegno che sarà ben finanziato: il ministero avrà un portafogli di 3 milioni di euro, che si aggiungono alle varie iniziative umanitarie che l’Ungheria ha portato avanti in silenzio nel corso degli anni. Eduard Habsburg-Lothringen, ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, sottolinea ad ACI Stampa di essere “lieto delle iniziative che offrono una sinergia con la Santa Sede, come l’apertura di questo nuovo ufficio contro la persecuzione dei cristiani”. Aggiunge poi che era ovviamente “a conoscenza delle molte iniziative discrete del mio governo in Medio Oriente” e che ora è lieto che queste iniziative diventino “più visibili”.

Un impegno da portare avanti anche in altri Stati? Certamente, risponde Luca Volonté, direttore della Fondazione Novae Terrae e tra i partecipanti all’incontro di Frascati. “Trovo molto buona la decisione del Presidente Orban e del Governo Ungherese di destinare direttamente energie e denari al sostegno delle comunità cristiane perseguitate. Un chiaro segnale e un concreto impegno che va ben oltre le belle parole di moltissimi uomini politici europei”.

Di certo, questo coinvolgimento era nello spirit dell’incontro dei legislatori cattolici di quest’anno. “Abbiamo incontrato molti patriarchi del Medio Oriente – racconta Volonté – per un incontro molto interessante e uno scambio di vedute chiaro durante il quale abbiamo ascoltato, con le centinaia di parlaemntari proveninenti da tutto il mondo, le loro testimonianze e le loro richieste. Poche parole di circostanza e molti inviti a compiere azioni concrete”.