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Maria Elisabetta Hesselblad, la svedese che nascose gli ebrei in convento

Maria Elisabetta Hesselblad |  | CC Maria Elisabetta Hesselblad | | CC

É una grande storia di conversione e di ecumenismo quella di Maria Elisabetta Hesselblad che diventerà santa a giugno a Roma.

Nata in un villaggio svedese nel 1870, a 17 anni parte per gli Usa. Si ammala gravemente e fa voto di diventare infermiera. Ma l’incontro con il gesuita P. Hagen, direttore dell’osservatorio di Georgetown la porta alla conversione e il 15 agosto 1902 riceve il battesimo nella Chiesa cattolica. L’anno dopo arriva a Roma e riscopre la sua grande connazionale, Santa Brigida. La casa che era stata della santa a Roma era gestita dalle carmelitane, ma Maria Elisabetta capisce che l’antico Ordine ormai quasi estinto deve avere nuova vita. Cosi con uno speciale permesso del Papa San Pio X, veste l’abito brigidino nella casa di Santa Brigida.

Inizia la sia opera di rinascita delle Brigidine con il carisma speciale dell’unità. All’ epoca di Brigida di Svezia, copatrona d’Europa, la Chiesa era unita, e per questo Madre Elisabetta diventa

Una vera pioniera del dialogo ecumenico. Ma non solo. La sua è una vita di profonda spiritualità e carità. In particolare durante la seconda guerra mondiale. Nel 1931 la casa di S. Brigida in Piazza Farnese diventa il convento dell’ordine. Durante l’occupazione tedesca di Roma, da dicembre 1943 fino alla liberazione a giugno 1944, vi furono nascosti dodici membri delle due famiglie ebraiche Piperno e Sed. La Hesselblad autorizzò una sinagoga temporanea dentro il convento. Usava i suoi contatti per avere più cibo, vestiti e altre cose necessarie. Oltre le due famiglie ebraiche le suore nascondevano anche un artista e un ufficiale di Marina.

Una volta ha rifiutato di far entrare un ufficiale tedesco che voleva ispezionare il convento. Nella Positio per la beatificazione, l’ex intendente dell’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, racconta di contatti tra la Hesselblad e il direttore dell’Istituto Erik Sjöqvist, e con sua moglie Gurli a proposito dell’aiuto ai profughi nascosti dalle suore. La sua foto è tra quelle dei giisti a Yad Vashem.

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Maria Elisabetta muore il 24 aprile 1957 nella casa di Santa Brigida a Roma, dove è anche sepolta. San Giovanni Paolo II l'ha beatificata il 9 aprile 2000 e ora Papa Francesco la dichiara santa con grande gioia per tutta la Svezia anche se la cerimonia non avverrà come sperato dagli svedesi, durante la visita del Papa a Lund ad ottobre prossimo.