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Maternità surrogata, anche il Consiglio d'Europa dice no

Consiglio d'Europa | Targa all'ingresso del Consiglio d'Europa, Strasburgo | Alan Holdren / CNA Consiglio d'Europa | Targa all'ingresso del Consiglio d'Europa, Strasburgo | Alan Holdren / CNA

È con una maggioranza risicatissima di un voto che il progetto di risoluzione sulla maternità surrogata non passa al vaglio della Commissione Salute dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Per 16 voti contro 15, non passa la risoluzione proposta da Petra De Sutter, ginecologa, transgender che dirige a Gand un Dipartimento di Medicina riproduttiva a Gand dove la maternità surrogata viene già praticata. Il tema però, c’è da scommetterci, tornerà. Ed è un tema dirimente, osservato con attenzione anche dalla diplomazia della Santa Sede.

Il gioco è sempre lo stesso: introdurre nuovi diritti all’interno di risoluzioni generiche sui diritti umani come “cavalli di Troia”, in modo da rendere lecite pratiche che in Europa non solo non sono regolamentate, ma in alcuni casi persino vietate. È il caso della maternità surrogata, attualmente permessa in Russia, India, Canada e otto degli Stati Uniti.

In Europa, dunque, nessuno la permette, ma il Consiglio d’Europa è più largo dell’Unione e include Stati come la Russia, negli scorsi mesi al centro del dibattito per il caso Paradiso-Campanelli.

Da notare che il Parlamento Europeo aveva già detto “no” alla maternità surrogata lo scorso 17 dicembre, votando la “Relazione annuale sui diritti umani nel mondo e la politica dell’Unione in materia”. Ma anche il mondo femminista si è mobilitato, nei mesi scorsi, per dire no alla maternità surrogata, perché mercificazione del corpo di una donna. Non solo: c’è una vasta iniziativa popolare, una petizione da firmare online chiamata “No Maternity Traffic”, varata già nel settembre 2015 dall’Union Internationale pour l’abolition de la gestation pour autrui, fondata da varie sigle, tra cui l’European Center for Law and Justice, la Fondazione NOVAE Terrae, La Manif pour Tous, il FAFCE, Care for Europe, European Dignity Watch.

Se il movimento anti-maternità surrogata è fortissimo e ampio (tanto che non riguarda il solo mondo cattolico), c’è un mondo legale che invece non corrisponde esattamente al mondo reale.

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Intano, le leggi si riescono ad aggirare, come fa Petra De Sutter nella clinica di Gand, dove importa una pratica che si attua già in una clinica indiana con la quale collabora. La senatrice belga, in fondo, ha un conflitto di interessi sul tema che è stato fatto notare al Consiglio d’Europa. Invano. La procedura verso il voto anche è stata tutt’altro che trasparente, aveva denunciato la FAFCE, la Federazione della Associazioni Familiari Cattoliche in Europa che è stata molto combattiva. Uno di questi dubbi era il fatto che la risoluzione sarebbe stata discussa a porte chiuse, e non in un dibattito pubblico.

Quando si è arrivati al voto, lo scontro era tra due visioni del mondo: una parte dei parlamentari considera condivisibile la pratica se ben regolamentata; gli altri chiedono un divieto totale, sempre e comunque. Perché anche una regolamentazione significava accettare che la pratica potesse essere possibile. 

La Pontificia Accademia per la Vita ha mostrato già più volte preoccupazione sul tema, già alla vigilia del dibattito che si era tenuto al Parlamento Europeo a dicembre. L’occasione per un commento era dato dal caso Paradisi-Campanella (un caso di maternità surrogata in Russia che ha coinvolto una coppia italiana). Monsignor Renzo Pegoraro, Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita, aveva sottolineato a Radio Vaticana che “l’elemento che preoccupa molto è questa forma di commercializzazione per cui con il denaro si può comprare una donna, trasformandola semplicemente in una incubatrice e comprarne poi il figlio. E’ quindi una agenzia che offre tutto un pacchetto di servizi rendendo una gravidanza e anche un bambino che nasce un qualcosa che si può acquistare, invece di qualcosa verso il quale avere responsabilità di tutti i tipi”.

Una commercializzazione dell’essere umano che rientra nei nuovi diritti che vengono promossi in Europa attraverso forme di risoluzioni sui diritti umani che cercano di inserire temi controversi eticamente e persino rigettati dagli stessi cittadini: si è fatto più volte con l’aborto, da considerare come diritto umano; con il matrimonio omosessuale; e oggi anche con la maternità surrogata.

Aveva detto ad ACI Stampa il Cardinal Petr Erdo – esperto giurista e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee – che “quando i diritti umani sono stati redatti per la prima volta, e quando il Consiglio d’Europa fu fondato nel 1949, c’era la necessità di criteri internazionalmente riconosciuti che potessero difendere i valori umani, dato che molte nazioni avevano accettato cose disumane dato che i perpetratori di queste cose disumane avevano ottenuto la maggioranza dei voti.” Il riferimento, nemmeno troppo implicito era agli orrori del nazismo.

Ma ora ci sono i diritti di quarta generazione, quelli cosiddetti all’autosviluppo, che aprono la strada a temi controversi come quello della maternità surrogata. In nome di questi diritti, molte delle risoluzioni presentate ad alti livelli nelle istituzioni europee vengono usate come cavallo di Troia per poi spingere gli Stati ad adottare leggi in tale senso. In molti casi anche contro la volontà dei cittadini. 

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E qui si inserisce il difficile lavoro della diplomazia pontificia nelle istituzioni internazionali, chiamata a monitorare ogni progetto di legge e a comprendere quando questo è contro l’essere umano. È un lavoro nell’ombra, riconosciuto da pochi, fatto di sensibilizzazione, studio, e dichiarazioni pesate, nel tentativo di smuovere le coscienze e difendere il bene comune. Un lavoro prezioso, fatto sul mondo reale e non sul mondo legale, che dà i suoi frutti. Il passo successivo è quello di una mozione perché la maternità surrogata venga del tutto abolita.

Soddisfazione è stata espressa dal FAFCE per il voto sulla maternità surrogata al Consiglio d’Europa. “Il rifiuto della risoluzione è una buona notizia per la dignità umana – si legge in un comunicato – dato che la proposta mirava a regolamentare la pratica della maternità surrogata. Una regolamentazione avrebbe implicato che questa pratica, che sfrutta bambini e donne, fosse considerata accettabile”.

Il FAFCE però sa che la questione sarà risollevata, come è già successo per i matrimoni omosessuali e per l'aborto. E per questo sottolinea che “una riflessione successiva è necessaria per creare consapevolezza riguardo l’impatto negativo che la maternità surrogata a per donne e bambini”.