Advertisement

Papa Francesco: “L’assunzione di Maria, un mistero che riguarda tutti noi”

Angelus di Papa Francesco | Papa Francesco durante un Angelus  | L'Osservatore Romano / ACI Group Angelus di Papa Francesco | Papa Francesco durante un Angelus | L'Osservatore Romano / ACI Group

L’assunzione di Maria è un mistero che ci riguarda tutti, perché come lei ha legato a Gesù la propria vita, così ogni cristiano lega la propria vita a Gesù mediante il Battesimo. Papa Francesco proclama l’Angelus di Ferragosto in una Roma svuotata come da tradizione. Sullo sfondo, i massacri in Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, ricordati dal Papa al termine dell’Angelus e passati sotto silenzio sui media. E un pensiero particolare per le donne che subiscono violenza o sono “sopraffatte dalla vita”.

La riflessione del Papa parte dalla visita di Maria a Elisabetta. È la lettura del Vangelo di oggi, e il Papa paragona il cammino di Maria verso “una piccola città nei pressi di Gerusalemme” per incontrare Elisabetta al “cammino per la Gerusalemme celeste” percorso con l’Assunzione”. Un percorso in salita, verso il volto di Gesù, che richiama le “tante volte” in cui Maria, nella sua vita terrena, “aveva percorso zone montuose fino all’ultima tappa dolorosa del Calvario, associata al mistero della passione di Cristo”.

Maria così arriva alla patria celeste, la prima – ricorda Papa Francesco – “a credere nel figlio di Dio, e la prima ad essere assunta in cielo in anima e corpo. Per prima ha accolto e preso in braccio Gesù quando era ancora bambino, ed è la prima ad essere accolta dalle sue braccia per essere introdotta nel Regno eterno del Padre”.

È una ragazza “umile e semplice”, che viene “da un villaggio sperduto alla periferia dell’impero”, la quale ha accolto il Vangelo e per questo “è ammessa da Dio a stare per l’eternità accanto al trono del Figlio”.

Il mistero dell’Assunzione ci riguarda tutti – sottolinea Papa Francesco – e la festa preannuncia “i cieli nuovi e la terra nuova” con “la vittoria di Cristo risorto sulla morte e la sconfitta definitiva del maligno”. Il Magnificat è così “un canto dell’umanità intera, che si compiace nel vedere il Signore chinarsi su tutti gli uomini e tutte le donne, umili creature, e assumerli con sé nel cielo”.

Advertisement

“Pensiamo, in particolare – dice il Papa - alle donne sopraffatte dal peso della vita e dal dramma della violenza, alle donne schiave della prepotenza dei potenti, alle bambine costrette a lavori disumani, alle donne obbligate ad arrendersi nel corpo e nello spirito alla cupidigia degli uomini".

Prega il Papa: "Possa giungere quanto prima per loro l’inizio di una vita di pace, di giustizia, di amore, in attesa del giorno in cui finalmente si sentiranno afferrate da mani che non le umiliano, ma con tenerezza le sollevano e le conducono sulla strada della vita fino al cielo”. Aggiunge: "Maria ha sofferto tanto e ci fa pensare a queste donne che soffrono tanto! Chiediamo al Signore che Lui stesso le porti per mano sulla strada della vita e le liberi da queste schiavitù!". 

E poi, al termine dell’Angelus, il ricordo dei massacri nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove negli scorsi giorni c’è stato un massacro di civili che è costato oltre 50 morti. Massacri "perpetrati nel silenzio vergognoso", senza "attirare la nostra attenzione", dice il Papa. E le vittime dei massacri "fanno parte di quelli innocenti che non ottengono l'attenzione mondiale", sottolinea il Pontefice. Le autorità di Kinshasa attribuiscono l'ultimo massacro al gruppo islamista ugandese delle Forze democratiche alleate (ADF). Il missionario comboniano Gaspare Di Vincenzo, ai microfoni di Radio Vaticana, ha invece ipotizzato uno scenario più complesso, una guerra di interesse economico dovuta alla ricchezza del territorio, pieno di metalli preziosi.