Con l’invito a porgere l’altra guancia, e persino ad amare i propri nemici, Gesù “ci chiede di aprirci allo straordinario di un amore gratuito, mentre noi tentiamo sempre di pareggiare i conti”. Eppure, se non fosse stato così anche per Gesù, questi “non sarebbe venuto a cercarci mentre eravamo perduti e lontani, non ci avrebbe amato fino alla fine, non avrebbe abbracciato la croce per noi”.
Per seguire Gesù ci vuole il coraggio di lasciare. Di lasciare gli egoismi, i calcoli, ma anche di lasciare il quieto vivere, per abbandonarsi a Gesù. Papa Francesco ripercorre il passo del Vangelo in cui Gesù chiama i primi discepoli, che lasciano le reti e lo seguono. E ribadisce che la necessità di lasciare è la prima caratteristica di un buon discepolo.
San Giuseppe vede i propri sogni infranti, eppure non esita ad aprirsi alle sorprese di Dio. Ed è, per noi, un esempio, perché invece di cedere “a rabbia e chiusure”, anche noi dobbiamo essere aperti alle sorprese di Dio. Prima della preghiera dell’Angelus, Papa Francesco commenta il Vangelo del giorno, che presenta un San Giuseppe dubbioso dopo aver saputo della gravidanza di Maria.
Il “compito a casa” che Papa Francesco dà al termine del commento al Vangelo che precede la preghiera dell’Angelus è: come va la mia perseveranza? È una domanda che scaturisce direttamente dal Vangelo del giorno, da Gesù che chiede di concentrarsi sulle cose che restano, e non sulla bellezza del tempio, e che profetizza i molti falsi messia cui non credere, rimanendo ancorati alle cose di Dio.
Un Vangelo caratterizzato da due verbi, il salire e lo scendere. Ma il secondo è quello che permette il primo, perché si deve scendere con umiltà e vederci senza finzioni per poter davvero andare verso Dio. Nel giorno in cui Papa Francesco si iscrive ufficialmente alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona 2023, e si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, il Vangelo è quello del pubblicano e del peccatore.
Gesù chiede di passare dalla porta stretta non perché questa sia una porta per pochi, ma perché il suo metro di misura è il Vangelo, e seguire Gesù è impegnare la vita nell’amore, nel servizio e nel dono di sé, anche a costo di passare dalla porta stretta della croce. Nel commento al Vangelo domenicale, Papa Francesco ribadisce l’importanza di vivere una vita secondo l’impegno cristiano, al di là di ogni egoismo e fondata sull’amore.
Di fronte all’indaffararsi di Marta, che Gesù comunque apprezza, c’è un “ordine di priorità nuovo”, una “parte migliore” che Maria intuisce e cui va dato il primo posto. Papa Francesco commenta il Vangelo del giorno prima della preghiera dell’Angelus domenicale.
L’Eucarestia appaga due fondamentali necessità dell’uomo: mangiare ed essere saziati. Lo sottolinea Papa Francesco, nell’Angelus di oggi, che riflette sulla solennità del Corpus Domini, in Italia sposata dal giovedì alla domenica successiva.
Con un appello che per la prima volta risponde alla narrativa russa sulla guerra in corso in Ucraina, Papa Francesco “implora” l’apertura di corridoi umanitari, sottolinea che non si tratta di una operazione militare, ma di “guerra, che semina morte, distruzione e miseria”, ringrazia i giornalisti, in quella che sembra una risposta alla legge russa che punisce fino a 15 giorni con l’arresto chi riporta in maniera diversa sulla guerra, annuncia che due cardinali, Czerny e Krajewski, sono andati in Ucraina e sono lì a portare la vicinanza del Papa, mette la Santa Sede a disposizione per una mediazione.
L’appello arriva dopo la preghiera dell’Angelus, come di consueto. Prima della preghiera, Papa Francesco ha commentato il Vangelo del giorno, ricordando di guardare agli altri come fa Gesù, cioè guardando prima il bene del male.
Il discepolo di Gesù “non trova la gioia nel denaro o in altri beni materiali”, e non pensa di possedere “il senso della vita”, ma sa di “dover imparare ogni giorno”, secondo una povertà di spirito che lo rende “una persona umile, aperta, aliena da pregiudizi e rigidità”. Papa Francesco tratteggia così le caratteristiche dei cristiani, nella sua riflessione prima della preghiera dell’Angelus.
“Nessuno è profeta in patria”. È una constatazione amara, quella di Gesù, di fronte all’ostilità che trova di fronte alla sua prima predicazione davanti alla sua gente. Ma anche il segno che “quell’insuccesso non era del tutto inaspettato”, dice Papa Francesco. Che poi ricorda: Gesù segue la via dei profeti, “si presenta come non ce l’aspetteremmo”.
“Cosa dobbiamo fare?” È la domanda che i discepoli di Giovanni Battista fanno al maestro, toccati dalla sua predicazione. Ma non è una domanda che parte da “un senso del dovere. Piuttosto, è il cuore toccato dal Signore, è l’entusiasmo per la sua venuta che porta a dire: cosa dobbiamo fare?” Al termine dell’Angelus, una preghiera speciale per l’Ucraina, su cui sembrano spirare venti di guerra; il saluto ai popoli latinoamericani riuniti in piazza San Pietro per festeggiare la Vergine di Guadalupe; gli auguri a Caritas Internationalis per i suoi 70 anni, con la richiesta di snellire ulteriormente l’organizzazione perché i soldi “vadano ai poveri”.
Commentando il Vangelo di oggi, in cui Gesù rimprovera i discepoli che hanno impedito ad uomo di scacciare i demoni in nome suo, Papa Francesco mete in guardia dalla “tentazione della chiusura”, perché “ogni chiusura fa tenere a distanza chi non la pensa come lui”.
Anche oggi, l’incarnazione di Gesù suscita scandalo. Anche oggi, il fatto che Dio ha deciso di “attuare la salvezza nella debolezza della carne umana” fa allontanare le persone incredule. Ma non ci si deve meravigliare – dice Papa Francesco – se “Gesù Cristo ci mette in crisi. Anzi, preoccupiamoci se non ci mette in crisi, perché forse abbiamo annacquato il suo messaggio”.
Dall’ospedale, dove è ricoverato da una settimana per una operazione al colon, Papa Francesco recita la preghiera dell’Angelus, ricordando l’importanza di un “sistema sanitario accessibile a tutti”, e ringraziando medici e operatori sanitari di tutti gli ospedali.
È il ricordo dei 70 anni di sacerdozio di Benedetto XVI a dominare i saluti di Papa Francesco dopo l’Angelus. “Oggi – ha sottolinea Papa Francesco - per noi ricorre un anniversario che tocca il cuore di tutti noi: 70 anni fa Papa Benedetto veniva ordinato sacerdote. A te Benedetto, caro padre e fratello, va il nostro affetto, la nostra gratitudine e la nostra vicinanza”.
Gesù può “operare meraviglie in noi”, ma solo quando “vinciamo la tentazione di rinchiuderci in noi stessi, quando superiamo la falsa religiosità che non vuole scomodare Dio, quando gridiamo a Lui”. È un invito alla preghiera, quello che Papa Francesco rivolge ai fedeli nell’Angelus in cui commenta il Vangelo della XII domenica del Tempo ordinario, che è il Vangelo della “tempesta sedata”.
Dio è amore, e per questo, “pur essendo uno ed unico, non è solitudine, ma comunione”, perché l’amore è “essenzialmente dono di sé”. Papa Francesco spiega il mistero della Santa Trinità prima della preghiera dell’Angelus, ripercorrendo la festività odierna.
Ai greci che chiedono di vederlo, Gesù risponde che è il momento che il figlio dell’uomo sia glorificato, perché il chicco di grano solo se muore produce molto frutto. Parole che “vanno oltre la domanda” fatta a Gesù, perché con queste parole rivela che lui stesso “è il seme nascosto pronto a morire per dare molto frutto”. Questa riflessione è l’occasione, per Papa Francesco, di ricordare come la croce sia il simbolo dei cristiani, ma non può che essere “un segno di amore” perché da quella morte è scaturito un bene di cui si è chiamati a dare testimonianza.