“ Sulle questioni più delicate l’azione del Papa e della Santa Sede resta indipendente dal grado di simpatia o di entusiasmo che suscitano in un momento o l’altro alcune personalità”.

Ne è sicuro Papa Francesco che in una intervista al settimanale popolare francesce Paris Match, spiega: “ Noi cerchiamo di incoraggiare attraverso il dialogo la soluzione dei conflitti e la costruzione della pace. Cerchiamo instancabilmente le voci pacifiche e negoziali per risolvere le crisi e i conflitti. La Santa Sede non ha interessi propri da difendere sulla scena internazionale, ma si tratta attraverso tutti i canali possibili per incoraggiare gli incontri, i dialoghi e i processi di pace, il rispetto dei diritti umani.

Con la mia presenza in paesi come l’ Albania e la Bosnia Erzegovina ho provato a sostenere degli esempi  di coesistenza e collaborazione  tra gli uomini e le donne che appartengono a diverse religioni affinché superino le ferite ancora aperte che sono state provocate da recenti tragedie. Io non faccio dei progetti, non mi occupo né di strategia né di politica internazionale. Sono cosciente che in molte circostanze la voce della Chiesa è una “vox clamantis in deserto”. Non di meno credo che è la fede nel Vangelo che esige  che noi siamo costruttori di ponti e non di muri.  Non bisogna esagerare il ruolo del Papa e della Santa Sede. Quello che è appena successo a Cuba e negli Stati Uniti e è un esempio. Noi abbiamo solo cercato di favorire il dialogo dei responsabili dei paesi e, soprattutto, abbiamo pregato.”

Nella intervista il Papa parla della sua devozione a Santa Teresa di Lisieux e dei sui genitori, della possibilità di esseri pensanti in altri mondi, del suo viaggio negli Stati Uniti e della sua formazione gesuitica, del Giubileo della Misericordia ma anche del suo desiderio  di mangiare una pizza con degli amici in una pizzeria romana.